Covid Hotel a Reggio, Davi insiste: 'Falcomatà ci dica se il proprietario finanziava o meno i clan'

Il massmediologo torna sulla questione Lungomare dopo le dichiarazioni di Perna rilasciate ai nostri microfoni

Il massmediologo pone nuovamente all’attenzione della stampa il probabile legame del titolare dell’Hotel Lungomare alla criminalità.

“A 48 ore dalla nostra reiterata richiesta né il sindaco, né il vice sindaco, né la giunta hanno risposto alla domanda: l’imprenditore che si è aggiudicato il bando di gara per l’hotel Covid a Reggio è o no lo stesso che nella voluminosa inchiesta Malefix redatta dalla Polizia di Stato e le cui sintesi sono disponibili su tutti i siti internet viene indicato come imprenditore “di interesse personale di Carmine DE STEFANO” (cit da Malefix).

Il titolare dell’hotel non è mai stato oggetto di interdittive o di attenzioni dal Ministero degli Interni.

Nondimeno, il giudizio che nella inchiesta si da del suo operato è chiaro e inequivocabile: pagava i clan e stava zitto. Questo è acclarato. Non solo, emerge chiaramente (e facilmente riscontrabile su tanti siti on line) come anche lo stesso hotel fosse al centro delle dinamiche di ‘ndrangheta con i Teganini che pretendevano stanze e le lasciavano distrutte, senza che il proprietario avesse mai denunciato.

COVID HOTEL LUNGOMARE, DAVI: ‘L’AMMINISTRAZIONE AVREBBE POTUTO NON ACCETTARE’

Il sindaco Falcomatà e la Giunta hanno ritenuto di ignorare queste evidenze e di trincerarsi dietro una apparentemente corretta certificazione esibita dal partecipante al bando.

Che l’antimafia di Falcomatà fosse solo una vicenda di carte bollate non avevamo dubbi. Se per lui la sostanza avesse contato qualcosa non si sarebbe trovato coinvolto in vicende come quella del Miramare.

Il giudizio suo e della sua giunta sulla idoneità delle aziende partner del Comune non è esattamente un viatico della legalità. Nelle tante indagini della Procura la narrazione della sua gestione amministrativa appare spesso discutibile. Quindi è l’ultimo che può distribuire pagelle.

Venendo al bando pubblico è di tutta evidenza come la stessa Amministrazione, in base ai requisiti generali previsti all’art. 3, avrebbe potuto non accettare proposte nel caso in cui avesse ravvisato motivi di inopportunità generale. Quindi vuol dire che questa scelta all’amministrazione o chi per esso andava bene e non come dice l’assessore Rosanna Scopellliti, erano ‘obbligati’ a farla. E’ falso. Qui non c’è nessuna ‘costrizione’, ci sono scelte su quali compagni di strada scegliere nella gestione della cosa pubblica.

E, a nostro avviso, il messaggio dato dall’amministrazione alla cittadinanza è terrificante.

L’appello a denunciare vale solo per le manifestazioni antimafia e la lotta ai clan di facciata, buona per le solite esibizioni davanti alle incolpevoli scolaresche (tutta la nostra solidarietà alle vittime di tanta ipocrisia!). Ma poi chi viene scelto come interlocutore è un soggetto che quantomeno della più miope omertà ha tratto buona parte del proprio business e tratto concreti vantaggi.