Covid a Reggio, 3 vaccinati in terapia intensiva. Macheda: 'E' la prima volta che accade'

Per la prima volta dall'arrivo del vaccino si verificano 3 casi di ricoveri in terapia intensiva. Le parole del primario Macheda

Ieri è stata superata quota mille casi in Calabria.

Mai così tanti positivi da inizio pandemia. E nella nostra regione restano ancora senza copertura 383 mila persone. A Reggio Calabria la situazione rimane più che allarmante se pensiamo che poco meno del 50% dei nuovi casi sono stati riscontrati proprio nella nostra provincia.

Reggio, il virus non lascia tregua

Tuttavia se i numeri del bollettino preoccupano e mettono in apprensione migliaia di cittadini, i reparti degli ospedali reggono bene (almeno al momento) il colpo ed il numero dei ricoveri, rispetto al passato, non è poi così alto.

“Inevitabilmente se c’è un numero elevato di contagi, c’è anche un numero alto di arrivi in ospedale. In area medica in maniera particolare con quasi cento ricoveri. In terapia intensiva i numeri oscillano e attualmente ci sono 9 ricoverati ma siamo arrivati anche a 11 – spiega il primario del reparto di terapia intensiva del Grande Ospedale Metropolitano dott. Macheda – E’ sicuramente un momento in cui c’è un maggiore impegno da parte del GOM ma la terapia al momento non sta soffrendo. Il problema è, come ormai noto, il numero di medici ed infermieri. Il personale è carente e allo stremo, e c’è non poca difficoltà nella gestione dei pazienti non covid che ora diventa più complicata”.

Per la prima volta 3 vaccinati in terapia intensiva

Il dott. Sebastiano Macheda, ai nostri microfoni commenta la quinta ondata da inizio pandemia. Svelandoci alcune situazioni mai verificatesi prima d’ora.

“Per la prima volta abbiamo ricoverati tre vaccinati in terapia intensiva con grandi comorbidità. Due di loro sono in reparto già da dieci giorni. Una persona invece è entrata qualche giorno fa. Probabilmente era finito l’effetto del vaccino. I tre pazienti avevano fatto la seconda dose molto tempo fa e ancora non avevano fatto la dose booster. In più hanno tutti comorbidità importanti. Sono i primi tre pazienti vaccinati in terapia intensiva da quando abbiamo il vaccino ovvero dal 27 dicembre 2020″.

Il farmaco anti covid dunque protegge sicuramente dalle forme gravi del virus e dalla terapia intensiva ma con alcune eccezioni dettate spesso dalle comorbidità dei pazienti ovvero dei pazienti fragili.

“Pian piano si è capito che la durata di protezione del vaccino non era quella inizialmente comunicata dei nove mesi. In base all’esperienza acquisita abbiamo visto che la protezione non è poi così lunga. Quello che emerge – conclude il dott. Macheda – è che al 99%, con la dose booster non si finisce in terapia intensiva”.