CRPO Calabria, inizia il percorso nelle carceri per la non violenza ed il rispetto delle donne

Le attività inizieranno domani 19 novembre e si svolgeranno per l'intero territorio calabrese. Unanime l'approvazione di questo importante progetto

E’ stato presentato all’interno della sala stampa “Rita Pisano” del Consiglio Regionale della Calabria, il progetto che desidera promuovere e sensibilizzare alla non violenza ed al rispetto delle donne all’interno delle carceri calabresi.

La presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità dott.ssa Cinzia Nava affiancata dalla vicepresidente avv. Monica Falcomatà e dalle commissarie, ha elencato le tappe di un percorso che vedrà protagonisti gli istituti penitenziari calabresi, a partire già da domani 19 novembre con il carcere di Catanzaro, il  21 novembre Rossano, il 25 novembre Cosenza poi Vibo Valentia, Crotone, Laureana di Borrello e Castrovillari. Un programma che proseguirà anche nei mesi successivi. La realizzazione sarà possibile grazie all’attuazione del protocollo sottoscritto nel 2018 che prevede l’attività di formazione dei detenuti.

Il provveditore della carceri della Calabria dott. Liberato Gerardo Guerriero ha spiegato:

“Raccolgo i frutti di un lavoro iniziato dalla dottoressa Irrera, col provveditore dott. Parisi che hanno lavorato insieme ai funzionari della regione per questo protocollo. Per l’amministrazione penitenziaria la partecipazione a questi tavoli ha una duplice valenza, innanzitutto punta verso obiettivi che non sono prettamente del carcere ed autoreferenziali che rimangono nel nostro muro di cinta, ci porta a partecipare a vicende che appartengono all’intera società, al mondo intero, visto il tema così alto che stiamo trattando. All’interno delle carceri ospitiamo detenuti, anche quelli con reati di questo tipo, il rispetto dell’altro in generale, e della donna in particolare con i piani rieducativi è proprio il sale di ciò che serve ovunque. Siamo fermamente convinti che l’educazione al rispetto dell’altro è qualcosa da cui partire, in particolare il rispetto delle donne, ogni persona è nata da una donna, nei momenti di poca lucidità si dovrebbe ricordare di ciò. Noi in questo modo ci sentiamo parte di una collettività, bisogna capire se è il carcere che si chiude, o è la collettività che spesso tende a delegare altri, lo sforzo che noi facciamo è aprirci totalmente al territorio, una dimostrazione sono tali iniziative e sono tanti gli istituti che si muovono in tal senso. Seminare significa dare all’ambiente di lavoro penitenziario, in passato accusato di maschilismo, fortunatamente da quando tramite concorsi pubblici sono entrate molte donne, e spesso le donne sono in posizioni di vertice, l’intervento che noi effettuiamo è a valle, noi garantiamo ogni tipo di supporto alla CRPO ed auguri per la lodevole iniziativa”.

La dottoressa Giuseppina Irrera (Direttore dell’Ufficio Detenuti e Trattamento del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria):

“Concordo con l’importanza di essere qui stasera, abbiamo voluto fortemente questa convenzione, personalmente ho contattato la dottoressa Nava per intraprendere un’iniziativa. L’amministrazione penitenziaria è il luogo dove le persone arrivano quando nella società qualcosa non ha funzionato, siamo gli “ultimi” a dare la possibilità ad una persona di ricostruire una vita, noi arriviamo quando qualcosa è fallita prima, famiglia, scuola, chiesa. Si richiede una norma costituzionale che prevede l’impegno a 360° dobbiamo agire e fare delle scelte come amministrazione penitenziaria. Abbiamo scelto di farlo in un certa maniera, sottoscrivendo questa convenzione. Crediamo che un discorso educativo di questo tipo debba avvenire da parte di tutti gli istituti. Riflettere su certe tematiche è fondamentale, non bisogna lasciar passare, ma fermarsi a riflettere, anche su potenziali soggetti che possano commettere tali reati e portare messaggi educativi da persone esperte nel campo. Questo è il nostro obiettivo: stringere alleanze con l’esterno, far capire che noi ci siamo perché è interesse di tutti il reato che una persona commette incide sull’intera città, chi inquina, chi ci danneggia, chi ruba, chi sporca, chi ci violenta fa un danno all’intera comunità, ringrazio perciò la dottoressa Cinzia Nava per questa lodevole iniziativa”.

L’avv. Agostino Siviglia (Garante Regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale):

“Per risolvere questo problema complesso, è fondamentale la soggettività del singolo individuo, giorno dopo giorno bisognerà comprendere quali sono le ragioni che lo portano a commettere reati, spesso in ambito domestico familiare, per altro le sezioni protette dei sex offender spesso sono ghettizzate all’interno degli istituti penitenziari perché  vivono una realtà parallela con divieto di incontro, ciò non è previsto da alcuna norma primaria, da circolari ministeriali, ho avuto modo di confrontarmi con la direttrice di un carcere milanese, dove lei ha fatto convivere i sex offender con gli altri detenuti e soltanto le donne sono in grado di poter fare un passo, che forse da solo l’uomo non riesce a fare. Non c’è questa coscientizzazione del male che si cagione perché ciò non avviene. Ho accolto subito l’invito, mi permetto di avviare un dialogo con le donne detenute con l’universo femminile, tranne due o tre istituiti in Italia, non ci sono strutture destinate alle donne, ci sono al limite sezioni distaccate ma sono attività lavorative limitate, e quando hanno la possibilità di lavorare è un momento cruciale, le donne sono mamme, figlie, spose hanno un microcosmo particolare che merita attenzione alle quali io ho dedicato molta attenzione. Ribadisco, la soggettività dei singoli è importante io confido “nella speranza contro ogni speranza” che il nostro tentativo sia già una speranza autentica”.

L’avv. Monica Falcomatà (Vicepresidente della Commissione Pari Opportunità Regione Calabria):

“Attraverso percorsi di natura psicologica e sociale di reinserimento per i soggetti maltrattanti, subordinando a questa possibilità che gli viene concessa di accettare di entrare far parte di percorsi studiati, istituzionali allo scopo pensati per accedere al beneficio della sospensione condizionale della pena, intervenire quando il reato si è consumato. Prevedere dei canali legislativi che inducono ad intraprendere dei soggetti maltrattanti di ulteriori reati della stessa natura o addirittura peggiori, spesso avviene che il femminicidio avviene dalla reiterazione di reati spesso di natura psicologica, fisica e il reato d’impeto è lo sfogo, la tragedia che sfocia dopo anni di maltrattamenti, anche da questo punto di vista il codice rosso pone quest’obbligo, per alcuni reati, per altri la facoltà di porlo di tentare un recupero per prevenire ulteriori reati. Noi vogliamo tutelare la violenza delle vittime, ciò può avvenire tramite il recupero dei soggetti maltrattanti”.

La dott.ssa Cinzia Nava ha infine ulteriormente sottolineato:

“C’è una proposta di legge, che invieremo presto al Parlamento Italiano, dobbiamo si commemorare le vittime, ma evitare assolutamente la morte, perciò vogliamo attuare la convenzione di Istanbul delle tre P: prevenzione tramite la formazione nelle scuole , la protezione della vittima e la persecuzione del carnefice, vogliamo che venga rispettata tale convenzione, da questo nasce il nostro progetto”.