Disastro rifiuti: la città brucia, i reggini piangono, l'amministrazione balbetta scuse

Non è più tempo di parole o promesse, servono fatti. Il disastro rifiuti inchioda l'amministrazione con le spalle al muro

Sul disastro della gestione dei rifiuti a Reggio Calabria, la sensazione del deja-vù è una costante che si trascina da anni. La sensazione è giustificata da diversi fattori. Tanto per iniziare, da tempo immane il problema si protrae in modo perpetuo, senza accenno di risoluzione. Nemmeno un lampo di speranza.

In secondo luogo, a ripetersi senza sosta ci sono anche le spiegazioni dell’amministrazione comunale.  Spiegazioni che con il tempo sono diventate prima giustificazioni (più o meno plausibili) e infine sono derubricate a semplici scuse. “Alcuni reggini sono dei lordazzi” una delle celebri uscite del sindaco Falcomatà, che in un’altra occasione invece ebbe da ridire sulla professionalità dei lavoratori Avr o del comportamento di Anas.

Arrivo’ poi il tempo della campagna elettorale, che tutte le promesse raccoglie e porta via. Il primo cittadino, con un doppio carpiato, criticò il comportamento della Regione Calabria, parlando di ritardi strumentali atti a favorire la corsa a Palazzo San Giorgio del centrodestra e al contempo rassicurò che entro pochi mesi l’emergenza rifiuti sarebbe stata risolta. In caso, ovviamente, di vittoria del centrosinistra alla urne. I mesi sono trascorsi, i rifiuti sono rimasti (abbondanti) nei luoghi dove sono sempre stati.

Ciccarello, lì dove tutto è possibile

A fare da tappeto (purtroppo non musicale) a questo lungo periodo dominato dalla sensazione di deja-vù, tonnellate di spazzature e decine di microdiscariche sparse per tutta la città. Sul gradino più alto del podio svetta incontrastata la zona di Ciccarello, da anni diventata una giungla dove tutto è possibile, regno di tutti e di nessuno, dove la realtà supera l’immaginazione. Proprio a Ciccarello, domenica 20 giugno, l’ennesimo rogo di rifiuti a dare il benvenuto all’estate, una sorta di evento oramai atteso con ansia da tutti i reggini.

Da tempo è ben chiara la situazione che avviluppa in un mantello di degrado e miseria la zona di Ciccarello. All’inciviltà di tanti reggini si abbina una sorta di servizio parallelo (rispetto a quelli esistenti e legittimi) operato da alcuni cittadini, che si occupano in modo ‘fantasioso’ dello smaltimento di rifiuti ingombranti e mobili. Ovvero partecipando ad aumentare la mole di rifiuti che in alcuni periodi, fatto che ben sintetizza il dramma vergognoso, si è ingigantita sino a rendere complicato il passaggio di automobili e pedoni.

Dopo l’ultimo rogo avvenuto ieri, il sindaco Falcomatà e l’assessore comunale all’Ambiente Brunetti oggi hanno partecipato ad un incontro in Prefettura. Il risultato? Nemmeno a dirlo: si è invocato l’intervento dell’Esercito e al contempo chiesto ad Avr di rispettare gli impegni assunti.

Non c’è trucco e non c’è inganno

“Questa mattina sono stato in Prefettura e ho preso parte alla riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che avevamo richiesto qualche giorno fa per affrontare la questione dei rifiuti. Ho ribadito la necessità di impiegare uomini e mezzi dell’Esercito per presidiare alcune zone critiche (come Ciccarello, rione Marconi, Arghillà e Mortara) per evitare abbandoni illeciti di rifiuti”.

Le parole di Falcomatà si adattano alla perfezione all’incontro tenutosi oggi ma (il web non mente) il virgolettato del primo cittadino in realtà risale al 16 giugno 2020. Esttamente un anno fa. A questo punto la sensazione del deja-vù diventa insopportabile, esattamente come quella nel vedere Reggio Calabria eternamente ricoperta di rifiuti.

Al fallimento oggettivo del sistema della raccolta differenziata porta a porta, si aggiungono i problemi relativi alle discariche e agli impianti, senza dimenticare (anzi è probabilmente il problema principale) la percentuale mostruosa di cittadini evasori, che in quanto tali devono pur gettare la spazzatura da qualche parte.

Servirebbe una caccia concreta e decisa alle migliaia di reggini che non pagano la tassa sui rifiuti, l’amministrazione comunale però anche in questo caso ha promesso molto e mantenuto nulla. Si era parlato da parte dell’amministrazione di un meticoloso incrocio dei dati, relativi alle utenze domestiche, così da scovare e punire gli evasori. Le idee (che in questo caso sarebbero state utili come non mai) sono rimaste sulla carta.

Non è più tempo di parole o promesse, adesso servono fatti. Il disastro rifiuti inchioda le amministrazioni locali, soprattutto quella metropolitana, con le spalle al muro. Spetta in primis a queste due istituzioni (non all’esercito, all’Anas, all’Avr o alla Regione Calabria, seppur comprimari di questo scempio) risolvere una vergogna che deve avere una fine.