La discarica sottomarina dello Stretto 'vince' il record mondiale di rifiuti

Un milione di oggetti per chilometro quadrato, ecco cosa giace sul fondo dello Stretto

Lo avevano già scoperto ed annunciato i ricercatori del CNR e della facoltà di geologia dell’Università degli studi di Roma. Al centro dello Stretto di Messina esiste un’immensa discarica sottomarina che si sviluppa fino a mille metri di profondità e che, oggi, in seguito ad uno studio pubblicato sulla rivista Enronmentale Research Letters, “vince” il record mondiale di rifiuti sul fondale marino.

Lo Stretto di Messina e la discarica sottomarina

Rifiuti Stretto Messina

Le immagini, riprese con un rover sottomarino, avevano mostrato alla popolazione mondiale, per la prima volta, cosa giace sul fondo della stretta linea di mare che separa Calabria e Sicilia: la contaminazione di un ecosistema di grande profondità.

È per questo motivo che il record mondiale di rifiuti sul fondale marino va allo Stretto di Messina che possiede una densità che in alcuni punti supera il milione di oggetti per chilometro quadrato. Un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università di Barcellona, in Spagna ha condotto lo studio che ha portato a galla la cruda e triste verità.

Secondo quanto riportato da Ansa, il lavoro è stato condotto in collaborazione con il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea e vede coinvolti diversi enti italiani, come l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra), la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Università di Cagliari e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs).

La diffusione dei rifiuti in mare, trend destinato ad aumentare

Lo studio indica come i rifiuti stiano aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terraferma. Secondo gli esperti questo trend è destinato a continuare, tanto che entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate.

Nonostante gli sforzi della comunità scientifica, “la diffusione dei rifiuti nei nostri mari e oceani non è ancora pienamente conosciuta”, spiega Miquel Canals dell’Università di Barcellona. “Le regioni marine più colpite sono quelle circondate da terre o semi chiuse, i fondali vicino la costa, le aree prossime allo sbocco di grandi fiumi e quelle dove c’è un’intensa attività di pesca, anche lontane dalla terra”.

Plastiche, metalli, vetro, ceramica, attrezzature da pesca, tessuti e carta sono tra i materiali più abbondanti.

“Nel Mediterraneo – aggiunge Canals – la spazzatura sui fondali è già un serio problema ecologico. In alcuni luoghi della costa catalana ci sono grandi accumuli. Quando ci sono forti tempeste, come la tempesta Gloria del gennaio 2020, le onde riportano i rifiuti sulla spiaggia. Alcune spiagge sono state letteralmente ricoperte”.