’Doppio Sogno’ - 20 anni senza Kubrick, il più grande regista di sempre

La scomparsa di Kubrick 20 anni ha lasciato il cinema senza veri eredi. Il ritratto del più grande regista di sempre

Il 7 marzo 1999, durante le fasi finali di lavorazione di ‘Eyes Wide Shut’, muore Stanley Kubrick. Vittima della sua stessa mania per il lavoro, perfezionismo maniacale che gli ha ‘dimezzato’ la carriera, per longevità ma soprattutto per le attese colossali tra un film e l’altro.

Non ha fatto in tempo a vedere il nuovo millennio, Stanley Kubrick, ma non ne aveva bisogno. Lo aveva già lungamente raccontato nei suoi film, praticamente tutti capolavori, alcuni dei quali consegnati direttamente alla storia del cinema.

Da ‘Paura e desiderio’, film del 1953, a ‘Eyes Wide Shut’ del 1999, in quasi mezzo secolo il regista nato a New York ha cambiato inesorabile il modo di fare (e guardare) il cinema.

Non privo di tratti che lo avvicinavano alla follia, Kubrick era un amante talmente puro e spassionato del cinema, da rispettarlo sopra ogni cosa. Non c’era la ricerca del ‘film perfetto’ dietro i ciak ripetuti all’infinito e le lavorazioni che si allungavano al punto da mutare il corso del tempo, si celava soltanto il profondo rispetto per la settima arte.

Nessuno prima di lui (o dopo) è riuscito a penetrare in modo cosi violento e deciso le pareti che avvolgono il mistero dell’essere umano. Seppur cambiando genere ad ogni film come fosse un camaleonte, Kubrick è rimasto sempre fedele a sè stesso. Non scettico o pessimista, forse iper realista con un tratto di nichilismo.

E’ forse la guerra il tratto distintivo della sua opera? Certamente la più utilizzata, e sviscerata magistralmente anche in chiave comica nel film ‘Il Dr. Stranamore’.

Più probabile che sia la passione, di cui la guerra non ne è certo priva, a rappresentare quella fissazione che ne ha illuminato il percorso. La passione carnale in Lolita, quella più spirituale in ‘2001: Odissea nello spazio’, film che mezzo secolo dopo l’uscita ha un fascino rimasto intatto.

Come dimenticare la paura, macroscopica in Shining ma altrettanto presente in ‘Arancia meccanica’ e ‘Full Metal Jacket’. Con ‘Barry Lindon’ Kubrick ha regalato un meraviglioso affresco settecentesco, illuminato solo con luci naturali e (nelle scene interne) con candele.

‘Eyes Wide Shut’ il film ideale per chiudere un percorso fatto di tante domande e poche risposte, perchè come nel finale enigmatico di ‘2001: Odissea nello spazio’, Kubrick preferiva lasciare all’immaginazione dello spettatore la traduzione della verità.

Scontroso e scorbutico ma non privo di umanità (a tal proposito basti guardare il film ‘S is for Stanley’ di Alex Infascelli), Kubrick semplicemente voleva dedicare ogni attimo della propria esistenza al cinema: a guardare film, a pensarli, a progettarli e (in pochi casi purtroppo) a realizzarli. La famiglia, i pochi amici e gli amati animali occupavano gli spazi restanti.

‘Doppio Sogno’, titolo della rubrica cinematografica di Citynow, ha a che fare proprio con Stanley Kubrick. Cosi si chiamava infatti il romanzo di Arthur Schnitzler da cui iniziò a insinuarsi in Kubrick un’idea, tramutata decenni più tardi in Eyes Wide Shut. I primi pensieri a tal proposito infatti risalgono agli anni ’60, ma solo dopo la conclusione di ‘Full Metal Jacket’ il regista americano riprese convintamente il progetto.

Se è vero come è vero che è offensivo, quasi ridicolo, classificare il talento, è altrettanto vero che all’opera e al linguaggio filmico di Stanley Kubrick bisogna riservare uno spazio privilegiato nella storia del cinema. Non a caso è uno dei pochi nomi a mettere d’accordo altri cineasti di livello indiscusso come Martin Scorsese, Steven Spielberg o Francis Ford Coppola.

La scomparsa di Kubrick ha lasciato il cinema senza eredi, perche se è possibile trovare ‘pezzi di Kubrick’ in diversi registi (Paul Thomas Anderson è quello che per linguaggio e racconto più gli si avvicina) è impossibile riunire tutti i pezzi di Kubrick in un regista solo. Ed è per questo motivo che ci manca e continuerà a mancare tremendamente.