'E' la campagna elettorale, bellezza'. Ma qualcuno salverà davvero la Calabria?

L'esito delle urne alle prossime regionali appare scontato. Molto più incerto invece il futuro della Calabria...

“È la stampa, bellezza!”, è una delle battute cinematografiche più note di tutti i tempi. Lo afferma Ed Hutcheson-Humphrey Bogart alla fine del film datato 1952 Deadline, in italiano “L’ultima minaccia”, del regista Richard Brooks.

Con la presentazione, ultimata oggi, delle liste relative ai candidati al consiglio regionale calabrese, si apre ufficialmente la campagna elettorale che accompagnerà i cittadini alle urne il prossimo 3 e 4 ottobre. Campagna elettorale che ha già assicurato alcuni memorabili (?) momenti nel corso delle ultime settimane. E’ il caso ad esempio della dichiarazione dello stato di calamità per la Calabria da parte del Governo, a causa degli incendi che hanno devastato il polmone verde della regione.

Nelle ore successive alla dichiarazione da parte di Palazzo Chigi, una serie di note stampa da parte dei candidati alla presidenza della Regione (ai quali si è aggiunto il sindaco di Reggio Calabria Falcomatà) sottolineavano con soddisfazione come il Governo avesse ascoltato ‘la loro richiesta’. Insomma, il merito era da dividersi in parti uguali. O (più probabilmente) non era di nessuno. Quando c’è da attribuirsi un riconoscimento, la fila è quelle delle grandi occasioni. Quando si tratta invece di alzare un dito per ammettere le proprie responsabilità, il vuoto assoluto. ‘E’ sempre colpa di un altro’, recitava brillantemente l’attore Valerio Mastrandrea in un monologo.

La politica, a tutte le latitudini, ha nelle campagne elettorali une delle sue vette di poca credibilità. Tutti hanno la soluzione a tutto, ognuno conosce nel dettaglio le falle che hanno caratterizzato il percorso di chi li ha preceduti. ‘ Le promesse si perdono una dietro l’altra. Non ha fatto e non farà eccezione la Calabria, terra dove probabilmente si annida un misterioso problema nel passaggio dalla teoria alla pratica. Celeberrimi i problemi che soffocano da tempo la regione, così come i principali settori nei quali intervenire con determinazione e impegno: lavoro, sanità, infrastrutture e turismo.

Così come accade nel film ‘Memento’ però, il protagonista (il governatore o amministratore di turno) una volta eletto si dimentica improvvisamente di quanto affermato sino al giorno prima. Ogni promessa fatta si volatilizza in cielo, raggiungendo le (numerose) altre. In una sorta di mondo capovolto, in Calabria a quanto pare non mancano le risposte ai problemi, ma la domanda: chi risolverà i mali atavici della regione?

L’esito delle urne alle prossime regionali appare scontato. Il centrosinistra, in coda a mesi complicati fatti di giravolte, passi in avanti, indietro e carpiati, ha deciso di vestire i panni di Tafazzi. La moltiplicazione di candidati (Amalia Bruni, de Magistris e infine Oliverio) avrà infatti l’unico scopo di dividere l’elettorato e di conseguenza consegnare la Cittadella al centrodestra, guidato dal tandem Occhiuto-Spirlì. Un regalo non richiesto ma certamente apprezzato.

Molto più incerto invece sembra essere il futuro della Calabria. La pandemia ha fatto da turbo e accelerato processi datati: la lenta agonia si è trasformata in un rapido decadimento, con la regione che oggi corre spedita verso il baratro. I numeri certificano nero su bianco i disastri relativi alla disoccupazione, l’emigrazione, la qualità dei servizi e il dramma della sanità.

Quello che non è quantificabile in numeri (se non in quelli che certificano la scarsa affluenza alle urne) ma è facilmente leggibile nei volti di ogni calabrese, è la mancanza di speranza. La rassegnazione si è impossessata di paure e desideri, sostituendole. E’ questa la sconfitta principale per la classe politica calabrese tutta. A chi governerà dal 5 ottobre una regione meravigliosa e al contempo maledetta, il compito di risvegliarla dall’incubo in cui  è sprofondata.

Per farlo servirà qualche promessa in meno, e qualche soluzione concreta in più.