Enrico Guarnieri incanta CatonaTeatro con la commedia dal finale diverso “Quaranta ma non li dimostra”
20 Agosto 2016 - 13:46 | di Redazione

di Anna Biasi – Come diceva Pino Caruso, “il regista teatrale è uno che disturba le prove”, perché le prove andrebbero fatte meravigliosamente senza il regista, così gli attori si possono organizzare tranquillamente tra di loro, trovare un compromesso, anche gerarchico. E così il bravissimo regista di questa opera teatrale Antonello Capodici, ironizza sulla coscienza critica del saggio di esecuzione, e sul regista, che è messo lì per turbare l’andamento di una prova, spalmata sulla ricerca del consenso ed il gusto del pubblico.
“Quaranta ma non li dimostra”, la commedia teatrale scritta a quattro mani di Peppino e Titina De Filippo è stata interpretata magistralmente dal fedelissimo Enrico Guarneri, presente in questa stagione 2016 per la seconda volta a CatonaTeatro. La storia di tale divertente commedia in due atti, è incentrata sull’importantissimo gioco d’attore del papà Pasquale, che ha 4 figlie femmine, di cui tre sono carine, giovani, moderne e fidanzate, una invece, è goffa ed è rimasta a casa dopo la morte della madre pronta ad accudire la famiglia, la casa da governare e sbrigare le faccende domestiche. Il padre teme che alla sua morte la figlia quarantenne rimarrà sola e così a causa di un fraintendimento, le troverà un marito.
Un cast d’eccezione che vede accanto ai veterani del teatro, anche attori molto giovani: Luana Toscano (Sesella), Rosario Marco Amato (Luciano Giacomelli), Nadia De Luca (Giugiù), Ilenia Maccarrone (Carmela), Doriana Nobile (Antonietta), Giovanni Arezzo (Alberto), Ciccio Abela (Compare Matteo), Mirella Petralia (la comare narcolettica), Gianni Fontanarosa (il portiere).
Spalla del grande maestro Guarneri è il personaggio di Bebè, rappresentato magnificamente da Vincenzo Volo. Insieme, riescono a far ridere a crepapelle gli spettatori, soprattutto quando l’inopportuno e invadente Bebè dice “tutto io debbo fare in questa ggasa”, in italo-siciliano, “tutto io devo fare in questa casa”, correndo avanti e indietro con fare comico. Sotto il grande umorismo si nasconde molta sensibilità e riconoscenza per il mestiere svolto. Così afferma Vincenzo Volo: “Il pubblico in uno spettacolo comico vuole evadere dai suoi problemi, dalla crisi, dai dispiaceri, dalle malattie. A volte le persone mi fermano per strada con le lacrime, per ringraziarmi per il bene fatto, per averli fatti ridere”.
Grande miss comica, capace di far sorridere anche solo con i gesti. Da un mero equivoco il papà capisce che un giovane aitante frequentatore di casa sua, giornalista, si è innamorato di Sesella e così impazzisce, inizia a fare cose assurde, per fare apparire agli occhi del giovane Giacomelli, la figlia primogenita in grado di fare qualsiasi cosa, anche fumare.
La figlia poi dimostra doti straordinarie, come danzare o suonare il piano. Il cambiamento di Sesella, è un passaggio ridicolo. La figura gentile simpatica e seria con le sue scarpe scalcagnate, vestito antico della madre, unghie rotte non curate, smangiate, con i calli, contrasta con le figure moderne delle sorelle con le unghie che sembrano di porcellana, di vetro, come quelle delle bambole, ma Sesella ha quarant’anni ed è innamorata. Il padre si domanda perché la figlia gli ha sempre ubbidito, perché ha sempre eseguito gli ordini di non comprarsi un vestito troppo attillato, scollato o troppo corto, ma lei non fa sacrifici obbedendo. Ed alla fine, il padre rimprovera se stesso di non aver fatto il padre, e a Sesella di non aver fatto la figlia, ossia fare esattamente il contrario di quello che diceva il padre
Il ragazzo Luciano sentendosi intrappolato, si fa trasferire a Torino, cercando così con la sua assenza di far capire il disinteresse nei confronti di Sesella, ma la famiglia si ostina ad aspettarlo. Quando torna, Giacomelli scrive un biglietto, dove spiega tutto.
Allora Sesella a conoscenza della crudele verità si rimette i vestiti del primo atto e sistema tristemente la tavola. Così vi è una sorta di rassegnazione, un destino segnato nella solitudine. Tuttavia, in questa versione teatrale il padre, in extremis, piazza un altro pretendente, così il pubblico se ne va a casa con la speranza che Sesella si sistemerà, in una sorta di riscatto nel rush finale.
“Fare teatro è come danzare sotto un immaginario fil rouge, – dichiara Enrico Guarneri – un filo rosso, e quando danzi, più ti avvicini a questo filo, più sei grande, però guai a superarlo di un solo millimetro, perché si può precipitare nel dilettantismo più cerbero, spietato, scadente”.
Il famoso “Litterio” della tv siciliana tra gli ultimi applausi della platea Alberto Neri augura a tutti un buon proseguimento d’estate, un buon agosto, tanta salute a tutti, e rimanda l’appuntamento, come sempre, all’anno prossimo.
