Falcomatà senza pace, ora anche interdetto: Tescione era incompatibile

La decisione arriva a distanza di sei mesi dalla delibera dell'Anac. Ennesima brutta notizia per Giuseppe Falcomatà

Lo avevamo scritto il 6 luglio.

Nomina incompatibile, Anac segnala il Comune: sanzione per Falcomatà o Brunetti?“. Questo il titolo dell’articolo pubblicato tempo fa.

A distanza di 6 mesi si è verificato quello che all’epoca ipotizzavamo.

Riavvolgiamo il nastro.

L’Autorità Nazionale Anticorruzione, aveva già inviato mesi fa al Comune una lettera evidenziando l’incompatibilità della nomina di Giulio Tescione quale amministratore delegato di Hermes.

Nomina avvenuta da parte dell’allora, e oggi sospeso, sindaco Giuseppe Falcomatà. L’incompatibilità è stata verificata dal Consiglio dell’Autorità ed effettivamente riscontrata da Anac.

La lettera evidenziava inoltre come non è possibile affidare incarichi di questo tipo, “A coloro che sono stati i presidenti e amministratori delegati di enti di diritto privato in controllo pubblico da parte di Province e Comuni e loro forme associative della stessa regione. Non possono essere conferiti incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico da parte di una provincia di un comune con popolazione a 15.000 superiore a 15.000 tanti o di una forma associativa del comune aventi la medesima popolazione l’autorità”.

Tescione, nel momento di ricevere l’incarico, ricopriva già il ruolo di amministratore delegato di Recasi, da qui l’evidente incompatibilità con il ricevere la nomina quale Ad di Reges.

La contestazione avviata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione prosegue oggi con il decreto dell’ufficio della prevenzione della corruzione di Palazzo San Giorgio che rende interdetto Giuseppe Falcomatà.

Un provvedimento sanzionatorio a carico del primo cittadino oggi sospeso che comprometterà il lavoro al suo rientro, non potendo procedere alle nomine dei dirigenti per i tre mesi successivi.

Quando rientrerà a Palazzo San Giorgio, Falcomatà non potrà affidare incarichi per 90 giorni.

Non c’è pace dunque per Giuseppe Falcomatà, prima con la conferma della condanna in appello del processo Miramare, poi con la nuova accusa di abuso di ufficio, arrivata proprio l’ultimo giorno dell’anno.

Adesso l’ennesima brutta notizia che condizionerà, eccome, il suo operato.