Futuro Reggina, il dott. Lamberti esce allo scoperto: ‘Si uniscano tutte le forze della città. Io ci sono’
"Avevo promesso a me stesso, dopo aver rimesso cifre esorbitanti per la Viola Basket, di non partecipare a salvataggi sportivi, ma qui..."
02 Settembre 2023 - 11:38 | di Redazione

Di seguito la riflessione del dott. Eduardo Lamberti Castronuovo sul caso e sulla vicenda della Reggina.
Una felice penna calabrese, quella di Santo Strati, ha pubblicato un libro “Calabria, Italia” definendo questo estremo lembo di Terra “straordinaria”.
Il pregio di questo manoscritto è quello che, senza fronzoli, scrive la verità vera.
Leggerete i tristi frutti dell’odio, dell’invidia, così come delle speranze di un popolo e dei suoi sogni. Un popolo, soprattutto quello reggino, che per la stramaledetta invida, va contro sé stesso. Il famoso aforisma della capra del vicino, tradotto in lingua italiana scorrevole ed esplicativa. Un libro da leggere nella speranza (purtroppo vana) che scuota le coscienze. Ma l’ottimismo non ci manca e speriamo di sbagliare.
Un altro grande della storia a noi vicina fu Umberto Zanotti Bianco. Un torinese di adozione, nativo di Creta, che portò alla Calabria e segnatamente alla nostra provincia geografica, una ventata disinteressata di cultura attraverso l’istituzione di scuole, ospedali, luoghi di scambi umani in cambio del solo piacere-dovere di aiutare gente che viveva nell’assoluta indigenza anche e soprattutto, con poche briciole di dignità e molta assuefazione.
Con diversa motivazione, ma col medesimo amore per la nostra terra, viene fuori, con forza, la figura di un grande massmediologo, anche lui di origini addirittura svizzere, che da anni lotta da solo contro i poteri forti locali in assenza totale o quasi della contrapposizione statale. Oggi, addirittura, si è spinto fin dentro il gotha dello spaccio della droga dove evidenzia, non solo gli spacciatori ma, un cospicuo ed incessante andirivieni di acquirenti, oltre che una organizzazione, quanto meno di sorveglianza tecnica da far invidia a studi televisivi di elevata tecnologia.
Ora, il cittadino comune, quello che è stanco di sentirsi dire che a Reggio tutto è mafia e malaffare, correttamente di domanda: ma se Klaus Davi è riuscito ad entrare con le telecamere in quel luogo di regia malavitosa, perché mai le forze dell’ordine non hanno fatto la stessa cosa, visto che sono deputati a questo? C’è qualcosa che non torna! Eppure, abbiamo visto documentari dove uno spiegamento colossale di uomini in divisa, ha fatto irruzione in case, che magari godono in parte di sola fama negativa, abbiamo visto il ritrovamento di armi dissotterrate in giardini attigui e tante altre azioni che spesso ritroviamo nelle fiction tv.
Certamente vivere a Reggio è diventato quasi impossibile. Che vogliamo fare? Reggini! Ci abbandoniamo alle vecchie logiche di comparaggio elettorale, vogliamo continuare a dare spazio agli odiatori di professione o vogliamo rialzare la testa?
La vicenda Reggina Calcio è emblematica non già di una ingiustizia ma di una mala gestio di qualcosa che era ed è identitaria, al da là del fatto sportiv0.
Ho seguito, come tutti i reggini, tifosi o no, le vicende della Società calcistica che rappresenta la nostra Città’. Dopo quattro gradi di giudizio, il quinto non poteva che avere l’esito che ha avuto.
Non concordo con tutti coloro i quali parlano di ingiustizia della magistratura o peggio, di sentenza politica. È una menzogna che non meriterebbe commenti da chi è dotato di una onestà intellettuale di normale spessore. Se lo si vuole usare come captatio benevolentiae, si sappia che è un modo che non può convincere nessuno.
La Legge, quella sportiva prima e quella amministrativa, poi, hanno fatto il loro corso. Possiamo dire che sono regole che nulla hanno a che fare col calcio giocato, certamente, ma dura lex sed lex. Cosa fatta capo ha.
Concordo in pieno, invece, con quanto ha scritto Gaeta ieri su Gazzetta: la società è di Reggio e deve essere risollevata, amministrata e condotta solo da compagine reggina.
E’ il momento di realizzare quella sinergia virtuosa di cui tanto ho detto. Si uniscano tutte le forze della città, a qualunque credo appartengano, tutti uniti sotto una sola bandiera: quella amaranto.
So che il comune emanerà un bando. Nessuno si senta in ritardo. Si può entrare a far parte della cordata anche in un secondo momento, visto che il tempo è davvero poco. Lo si dovrà consentire. Ma il mio appello è che si scelga senza indugi quella che ha davvero nel suo DNA la regginità. Ne abbiamo abbastanza di salvatori della patria, che patria per loro non è!
Sarebbe grave errore ripercorrere strade che ci hanno portato alla distruzione di un patrimonio inestimabile.
Avevo promesso a me stesso, dopo aver rimesso cifre esorbitanti per la Viola Basket, di non partecipare a salvataggi sportivi, ma qui si tratta della mia Città, quella per la quale lotto ogni giorno per affrancarla da stereotipi negativi. Io ci sono”.