Una giustizia di carta, Gratteri a Presadiretta: 'Da casa è impossibile lavorare'

Gratteri racconta "Ogni volta che noi arrestiamo 100-150 persone spendiamo mediamente 40-50 mila euro di carta, toner, forza lavoro"

“Antonio spegni il fuoco”, sono queste le parole che si sentono all’interno di uno dei processi avvenuto in smart working. A porre l’attenzione degli italiani su un tema sottovaluto, ma di grande importanza, è la trasmissione Presadiretta nella puntata del 7 settembre.

Udienze online, che incubo

Da quando il Covid è entrato nelle nostre vite, il mondo del lavoro, così come tutta la nostra esistenza, è stato letteralmente scombussolato. E così non risulta poi tanto difficile credere che un avvocato chieda al marito di spegnere il fuoco in cucina mentre lei in salotto è impegnata nella difesa del suo assistito. Scene di ordinaria anormalità durante questo lockdown che, se da una parte ci hanno insegnato a vivere in remoto e lavorare in digitale, dall’altra ci hanno fatto ancor di più apprezzare il confronto con persone vere e non quelle viste attraverso lo schermo di un computer.

Gli operatori della giustizia hanno trovato non poche difficoltà nell’adempiere ai loro doveri. Ogni tribunale ha scelto, in autonomia, la linea da seguire e così tutti i lavoratori che vi gravitano hanno passato le loro giornate al telefono per capire come muoversi nell’uno piuttosto che nell’altro tribunale.

Gli ostacoli più difficile da aggirare sono derivati dall’impossibilità di accedere agli atti. La giustizia, nel 2020, è ancora ben lontana dalla digitalizzazione.

Come dire addio alla giustizia di carta

In Italia, informatizzare la macchina della giustizia è una drammatica urgenza. Se la giustizia si è fermata, durante il lockdown, è perchè siamo stati sordi e ciechi.

“Negli ultimi decenni chi è stato al Governo non ha investito nell’informatizzazione – ha spiegato il Procuratore della Repubblica di Catanzaro. Ogni volta che noi arrestiamo 100-150 persone spendiamo mediamente 40-50 mila euro di carta, toner, forza lavoro. Avevo proposto l’acquisto di tablet. Ogni detenuto quando entra in carcere avrebbe il suo in cui trova l’ordinanza di custodia cautelare. Il tablet ovviamente dovrebbe essere impostato unicamente sulla ricezione e ogni volta che bisogna notificare un avviso (appello, cassazione, esecuzione pena, tribunale sorveglianza) questo arriverebbe direttamente al tablet che una volta scontata la pena tornerebbe all’ufficio matricola e tutto il materiale che si trova al suo interno potrebbe essere trasferito in un CD e poi ripristinato pronto per essere nuovamente utilizzato”.

Nicola Gratteri ha proseguito:

“Noi ogni giorno, in giro per l’Italia, abbiamo circa 4 mila agenti che fanno i notificatori anzichè i carabinieri. L’informatizzazione non è direttamente proporzionali ai mezzi che il 2020 ci fornisce. Con lo smart working abbiamo potuto, finalmente, osservare quanto sia farraginoso il sistema all’interno dei tribunali e delle procure”.

Gratteri ricorda, inoltre, che queste stesse proposte le aveva già avanzate del 2014 quando Renzi lo avrebbe voluto al Governo.

“Di questa famose proposte solamente una è divenuta realtà: il processo a distanza. Con una maggiore informatizzazione sarebbe stato possibile svolgere anche i processi online, ma non è solo colpa del sistema, anche noi magistrati, avvocati e tutti gli operatori avremmo dovuto avere un po’ più di coraggio”.

E sul maxi processo Rinascita-Scott

“Parte giorno 11 settembre, purtroppo dall’aula bunker di Roma e non da quella che da 1 anno e mezzo chiediamo in Calabria. Ci arriveremo”.

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