Incarichi diretti al cognato del primo cittadino. La replica di Falcomatà

La replica del primo cittadino: "E' questo l'antipasto di ciò che ci aspetta da qui alle elezioni di giugno?"

In merito all’articolo apparso questa mattina su “Gazzetta del sud” che puntava il dito su un incarico regionale affidato in maniera diretta al cognato del sindaco Giuseppe Falcomatà, il primo cittadino, attraverso la pagina personale di facebook, ha inteso replicare fornendo una sua “spiegazione dei fatti”, senza tralasciare alcune osservazioni importanti. Di seguito la nota rilasciata dal sindaco, che l’ha titolata “La delegittimazione è l’arma delle ‘ndrine”:

Stamattina è apparsa sul giornale Gazzetta del Sud, la notizia di un incarico professionale (perfettamente legittimo) da parte del Consiglio regionale della Calabria all’ing. Antonio Monorchio, mio cognato, fratello di mia moglie.
Questa cosa, ripresa da altre testate giornalistiche, ha scatenato indignazione e violenza verbale sui social verso di me e verso la mia famiglia, per come questa “notizia” è stata riportata.
Ecco i fatti.
1. Le Pubbliche Amministrazioni si dotano, per l’esercizio delle loro funzioni, della collaborazione di professionisti esterni individuati attraverso “short list”, ovvero elenchi pubblici, periodicamente aggiornati dai quali attingere.
2. La scelta, come previsto dalla legge, deve seguire il criterio, oltre che delle capacità e requisiti professionali, della “rotazione”. Per garantire a tutti la possibilità di poter essere selezionati.
3. Antonio, in oltre dieci anni, non ha avuto un solo incarico.

A tal proposito, consentitemi alcune riflessioni.
1. E’ questo il modo di fare informazione? Questa città ha subito negli anni un saccheggio politico-affaristico-mafioso che sembra essere stato dimenticato. E’ di ieri la notizia che alcuni pentiti abbiano raccontato come le cosche condizionassero in passato le competizioni locali e regionali, ma di questo non c’è nessuna traccia sui giornali. La città si lecca ancora le ferite che hanno provocato lo scioglimento del Comune, l’infiltrazione mafiosa all’interno delle società di servizi, l’ammanco di milioni di euro che dovevano essere impiegati per garantirli quei servizi, consulenze milionarie che hanno contribuito a formare quel buco di bilancio di oltre duecento milioni di euro che i cittadini stanno pagando ogni mese sui tributi locali; consulenze che venivano date ogni dieci minuti (altro che dieci anni) in barba a ogni principio di trasparenza e rotazione e di cui beneficiavano anche i prossimi congiunti di coloro che oggi provano a gettare “dubbi” sui fatti di cui sopra.
2. Chi amministra gli enti locali, soprattutto dalle nostre parti e soprattutto oggi, lo fa senza alcuna convenienza economica e mettendo a rischio la propria professione, la propria vita e quella dei propri familiari. Lo fa con il cuore. Non è corretto però che lo stesso prezzo lo debba pagare chi ti sta accanto che, per evitare di finire sui giornali, dovrebbe mettere da parte anni di studio e sacrifici personali perché ha la sola colpa di volerti bene e starti accanto.
3. E’ questo l’antipasto di ciò che ci aspetta da qui alle elezioni di giugno? Probabilmente sì. Perché chi intende la politica come mero esercizio del potere continuerà sul piano della delegittimazione trovando sponda su giornali e tv. Ne leggeremo tante, non sorprendiamoci. D’altra parte la delegittimazione è l’arma delle ‘ndrine.
Io non ho armi per combattere la battaglia su questo terreno. Sono stato educato alla politica per passione e come impegno per il bene comune. Di fronte a tutto questo posso solo continuare a lavorare sodo. La città ha mille problemi, in questo periodo quello dei rifiuti soprattutto, che non si risolve con la bacchetta magica ma con il tempo e con l’impegno.

Quando iniziarono i lavori del nuovo Lungomare, mio padre fece rivolgere la statua della dea Atena verso la città sostenendo che Reggio, ormai, non doveva più temere attacchi dall’esterno ma doveva difendersi solo da se stessa. Aveva ragione.
Buon fine settimana.