Isola di Dino, Paradiso di grotte da riscoprire - FOTO

Isola di Dino, vero Paradiso naturale che sembra appartenere a un altro mondo. L’isola di Dino, la più grande delle due isole della Calabria, sorge di fronte a Praia a Mare, in provincia di Cosenza.

Isola di Dino, vero Paradiso naturale che sembra appartenere a un altro mondo. L’isola di Dino, la più grande delle due isole della Calabria, sorge di fronte a Praia a Mare, in provincia di Cosenza. Chi ammira la fascia costiera calabrese dalla sua vetta, tra le primule di Palinuro, le piante rare, il mirto ed i rapaci, viene colpito da bellezza e terrore. Sentimenti che si sposano bene con le due principali teorie riguardanti il nome dell’isola, di origine chiaramente magnogreco.

Perchè si chiama ‘Dino’? Varie sono le interpretazioni sul nome. L’isola è stata chiamata “Dino o Dina” forse perché anticamente vi sorgeva un tempio (aedina) consacrato dai naviganti a Venere, dea dell’amore, o ai due Dinosauri, Castore e Polluce, il cui culto era tra i più diffusi tra le città della Magna Grecia, o più probabilmente a Leucotea, protettrice dei naviganti, venerata nella vicina città campana di Velia. La dea, secondo le credenze, avrebbe avuto il compito di rendere propizie le traversate lungo la costa che, per lo splendore del sole e per il luccichio quasi immobile del mare, più che mitica presenza delle Sirene, fiaccava le forze e assopiva le menti dei marinai nell’ora meridiana, con la caduta del vento e con l’incombente calura.

Altri la volevano dedicata a Dionea, madre di Venere. Il nome DINO potrebbe però derivare dalla parola greca “DINE” che significa vortice, gorgo d’acqua, turbine, bufera. Il piccolo golfo, compreso tra l’isola e la Punta di Scalea, era temuto dagli uomini di mare a causa delle frequenti e violente mareggiate che ne rendevano difficoltosa la navigazione. Anche in epoca recente questo lembo di mare è temuto da pescherecci che vi praticano la pesca costiera.

‘Sorella’ maggiore dell’Isola di Cirella, l’Isola di Dino in passato è stata testimone di lotte, battaglie e incursioni piratesche. Nel 1928 dopo varie vicissitudini diventa proprietà del Comune di Praia a Mare, quando lo stesso diventa autonomo. Nel 1956 l’isola viene data in concessione per 99 anni e nel 1962 l’isola viene venduta per 50 milioni alla società amministrata da Gianni Agnelli. La vendita sembrava poter avviare un nuovo inizio per l’Isola, l’intenzione infatti era di portare uno sviluppo turistico di livello internazionale. Dopo l’inizio dei lavori però, la proprietà dell’isola è passata ad un gruppo di imprenditori che per motivi amministrativi hanno abbandonato il bene a se stesso.

Il 13 giugno 2014 la sezione distaccata di Scalea del Tribunale di Paola ha annullato il contratto con il quale Gianni Agnelli comprò l’isoletta per 50 milioni di lire. Ora l’Isola di Dino prova a risorgere, alcuni imprenditori locali stanno provando a portare avanti un processo di valorizzazione non semplice. Matteo Cassiano, giovane imprenditore praiese, è oggi l’amministratore dell’Isola di Dino. L’obiettivo è quello di rendere l’isola uno dei simboli della Calabria, attraverso un percorso che passo dopo passo aiuti a farla conoscere ai turisti italiani e stranieri.

Il fascino maggiore delle Isole di Dino è costituito senza dubbio dalle sue grotte che inframmezzano le scogliere creando scenari spettacolari. Le più belle sono la grotta del Monaco (dove il mare prende sfumature variabili dal verde smeraldo all’azzurro) la grotta delle Cascate (caratterizzata dalla presenza di stalattiti, stalagmiti e rocce rosa che si immergono nell’acqua) e la grotta Azzurra, la più grande, che vagamente ricorda Capri. E’ da sottolineare il fenomeno di ricongiungimento dell’isola di Dino alla terraferma, ascrivibile in gran parte alle correnti marine e alle forti mareggiate.