Non possiamo, in questo momento difficile per l’amica Nazione greca, che esprimere ad essa tutta la nostra solidarietà non dimentichi che alla Grecia dobbiamo, quali Italiani e quali Occidentali – se oggi ancora ha un senso richiamare tali “valori occidentali” – tutto quel che siamo oggi. Così scrive Stefano Iorfida, Presidente dell’Associazione Culturale Anassilaos, in una nota nella quale ricordando le radici greche della stessa associazione che fin dal nome si richiama alla grecità, aggiunge “ Siamo orgogliosamente Greci, Romani e Cristiani ma non ci sentiamo, oggi, europei se l’Europa, per la quale all’indomani della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, perpetrato da una civilissima nazione su cui ricade la responsabilità storica e morale di tale guerra che ha ucciso decine di milioni di essere umani, si sono battuti tanti eminenti statisti (De Gasperi, Monnet, Schuman, Adenauer, Spaak, Spinelli) n) è divenuta oggi l’europa (in minuscolo) della burocrazia, l’europa delle banche, l’europa degli interessi occulti. L’Europa da noi vagheggiata coincide in parte con quella respublica litteraria di cui scriveva, in una lettera del 1417 a Poggio Bracciolini, l’umanista veneto Francesco Barbaro. La nostra – prosegue Iorfida – è infatti l’Europa (in maiuscolo) delle Arti e della Letteratura, delle Scienze e della Musica; quella che ti fa sentire a casa tua a Roma o a Parigi, ad Atene o a Madrid, a Londra o a Berlino, a San Pietroburgo e ad Amsterdam. Era ed è -nonostante tutto – continua Iorfida la respublica degli studiosi che, condividendo uguali interessi culturali e scientifici, si scambiavano pareri e notizie, informazioni e tecniche di lavoro. Tale respublica ha accompagnato la storia, spesso drammatica e sanguinosa d’Europa, consentendo però di mantenere, al di là dei contrasti tra gli Stati, una comunanza di sapere che si è mantenuta fino a noi. Tale Europa continuerà ad esistere, nonostante tutto, e ne scriveremo il nome in maiuscolo. L’altra europa – e ne scriviamo in nome in minuscolo – , quella dei “denari” o degli euro, quella che umilia le Nazioni e affama i popoli, quella che detta condizioni e pretende di interferire in ogni momento nella vita democratica dei Paesi che ne fanno parte, nonostante la forza arcigna e lo sguardo fiero, è stata, forse per sempre sconfitta. Ieri alle Termopili, a Maratona e a Salamina la Grecia ha saputo da sola battere la minaccia dispotica che da oriente ne minacciava la libertà, oggi forse ha saputo sconfiggere un dispotismo meno appariscente ma più reale indicando a tutti i popoli, Italia compresa, la via per l’Europa del cuore, della solidarietà, della comprensione. Dell’altra, che vive, prospera e si annida a Bruxelles, non sappiamo che farcene.