Conosciamo la nostra terra, ne conosciamo i profumi, i luoghi, ma non sempre conosciamo i meravigliosi miti e le misteriose leggende che avvolgono la Calabria.
Eccoci dunque al ventesimo appuntamento della rubrica #MitiDiCalabria, nata per raccontarvi le più famose leggende che fanno parte della nostra terra.
Oggi vi portiamo a San Lucido (Sàntu Lùcitu in calabrese), un comune di 6.093 abitanti della provincia di Cosenza, che confina a Nord con Paola e a Sud con Torremezzo, frazione di Falconara Albanese a Est con Rende, San Fili, Marano Marchesato e Marano Principato, a Ovest col Mar Tirreno.
San Lucido è una terra di marinai avvolta da miti e leggende tramandate di generazione in generazione. Tra le tante, si narra di una giovane donna dal nome Cilla, dolce e generosa, fidanzata con un marinaio, Tuturo. Pur conoscendo i rischi di stare con un uomo che facesse questo lavoro, la fanciulla decise di sposarlo. Tuturo, si avventurò una notte in una battuta di pesca, ma sventuratamente non tornò più a casa.
Cilla continuò ad aspettare invano il suo sposo, stando nella rupe sottostante al castello, ma vedendo che il marito non tornava, si gettò nella rupe per ritrovarlo in mare e morì. Secondo la leggenda da allora durante le notti in cui il mare è in tempesta si riesce a udire il grido disperato della giovane, che invano chiama il marito, nella speranza di farlo tornare a casa.
Questa antichissima leggenda che rappresenta la condizione di molte donne sanlucidane, che un tempo perdevano mariti, figli, e parenti in mare, adesso ha anche un volto: lo scultore Salvatore Plastina ha infatti dato vita ad una statua, dalla forte espressività, situata in un luogo panoramico quasi a dominare sullo scenario costiero. L’opera ricca di mistero, rappresenta la disperazione di una donna coraggiosa che lotta fino alla fine, ma muore per amore.
Il mito di Cilla da sempre rappresenta il paese di San Lucido e la realizzazione della scultura ha donato un volto a questa storia tanto amata da turisti e residenti.
Al prossimo appuntamento, con la rubrica #MitiDiCalabria!