Leonida Edizioni pubblica un’opera dello studioso reggino Andrea Calabrese


“Nello scrivere si può alludere, offrendo la possibilità di una lettura molteplice attraverso armi silenziose quanto potenzialmente eversive. Obiettivo di questovolume è quello di mostrare, a partire dalle parole stesse di Dante, sepossa esistere nella Commedia un livello polisemico rimasto sullo sfondo, a causa di una serie di «lucchetti» sapientemente richiusi da Dante,dei quali anche i testimoni – da Pietro e Jacopo Alighieri a Giovanni Boccaccio – hanno metaforicamente gettato via la chiave. La lingua di Dante è ricca di varietà diafasiche, i cui registri variano a seconda dei soggetti e della situazione comunicativa. D’altra parte, la situazione politica e religiosa dell’epoca imponeva agli intellettuali di imparare a prevenire la persecuzione; quest’ultima, a sua volta, non poteva impedire il formarsi di un pensiero indipendente. Ecco dunque Dante che, oltre a denunciare le ingiustizie e la corruzione della Chiesa dell’epoca, fa intravedere nella Commedia anche una pars construens di natura profetica e spirituale, oltre che politica.

Nella prima parte del testo viene svolta un’indagine tendente a collocare l’opus magnum dantesco nel quadro di una tradizione che si sospetta possa risalire ben oltre il consueto hortusconclusus del Dolce Stil Novo. Il punto cruciale di questo approccio è l’individuazione di un eventuale linguaggio di gergo, noto ai tempi di Dante ad un gruppo ristretto di persone. Se questo gergo è esistito, esso ha fornito un valore aggiunto ad un corpus di opere che già riveste un alto valore poetico, letterario e storico. Si analizzano quindiil significato delle apostrofi al lettore, la presenza delle forme gergali e alcune particolari prese di posizione da parte del poeta nei confronti della visione teologica del tempo.Al termine, si è provato a tracciare alcune conclusioni, forzatamente interlocutorie, ma che ci auguriamo possano servire come contributo su un argomento talmente arduo da far tremar le vene e i polsi.”

Andrea Francesco Calabrese, nato a Reggio Calabria nel 1965, è musicista e studioso di letteratura. Laureato in Pianoforte con il massimo dei voti e la lode nonché in Composizione; laureato con centodieci e lode in Scienze della Società e della Formazione con una tesi di Linguistica italiana sulla Divina Commedia. Vincitore di numerosi concorsi pianistici e di composizione,si esibisce in qualità di pianista e direttore d’orchestra in Italia e all’estero, collaborando con prestigiosi musicisti. Sue composizioni sono state eseguite in vari paesi (Gran Bretagna, Russia, Malta, Brasile, Venezuela, Argentina). Partecipa regolarmente a convegni e seminari di musicologia, analisi musicale e letteratura. Ha al suo attivo pubblicazioni di interesse musicologico-compositivo e di critica letteraria, le più recenti delle quali sono:

  • Il darsi letterario della contemplazione: la dimensione trinitaria in Dante (Città Nuova Diffusione, Roma, 2017, in collaborazione con Vincenzo Crupi);
  • Ars Nova: ventuno compositori italiani di oggi raccontano la musica (Castelvecchi, Roma, 2017, a cura di Sara Zurletti);
  • The performer as a musicologist, (Cambridge Scholars Publishing, 2018);
  • Dante tra dogma ed eresia. Forme gergali e arte della scrittura fra le righe (Leonida edizioni, Reggio Calabria, 2018).

È docente ordinario di Teoria dell’armonia e analisi presso il Conservatorio “Francesco Cilea” di Reggio Calabria.