‘Io sono libero’, Scopelliti e la condanna: ‘Ucciso politicamente. Pericoloso precedente'

La lettura degli avvenimenti giudiziari e dello scioglimento del Comune da parte dell'ex Governatore. Poi la dedica ai reggini

A casa, con la famiglia. È questo quello che vede nel suo futuro Giuseppe Scopelliti.

Assicurando ai propri familiari ciò che non è riuscito a dar loro nel passato. In quei trentacinque anni di vita politica, da cui sembra voglia definitivamente congedarsi. Sarà vero? Ai posteri l’ardua sentenza.

Certo è che nelle pagine di “Io sono libero”, il libro-intervista del giornalista Franco Attanasio, l’ex Presidente della Regione Calabria e sindaco di Reggio, chiarisce: “Vorrò anche dedicarmi alle tematiche sociali che hanno sempre contraddistinto il mio impegno politico, riservando un’attenzione particolare ai detenuti, delle cui condizioni posso dire, oggi, di conoscere molto”.

Io sono libero, Scopelliti: ‘Sono stato ucciso politicamente’

Il libro nato dietro le sbarre del carcere di Arghillà vuole essere la narrazione della vicenda personale di Giuseppe Scopelliti, che lui stesso definisce “drammaticamente singolare”, e che segna “un pericoloso precedente da cui nessun amministratore potrà dirsi al riparo”, ora che è accaduto per la prima volta.

D’altra parte Scopelliti si sente vittima di una “condanna politica”, e anche la città sarebbe stata vittima di una sorta di “sentenza politica” con la decisione dello scioglimento dell’amministrazione comunale.

Io sono stato ucciso politicamente. A volte le condanne si costruiscono anche fuori dalle aule di giustizia. Dal 2011 in poi, ho dovuto far fronte a un vero e proprio accerchiamento. Basti pensare che qualche quotidiano locale, in pochi mesi, aveva dedicato quattordici prime pagine e oltre quaranta articoli al procedimento penale che avrebbe portato alla mia condanna. Ogni articolo aveva il sapore di uno scoop giornalistico e veniva diffuso sui social e sulle testate online, anche quando la notizia non c’era (ero pur sempre il presidente della Regione Calabria!). Anche le testate nazionali, evidentemente imbeccate da referenti locali, contribuirono a creare quel clima di delegittimazione che rappresentò l’anticamera della condanna’.

L’ex Governatore Scopelliti: ‘Lo scioglimento del Comune? Una scelta politica’

Dopo aver esaltato le qualità politiche e umane di Demi Arena, sindaco all’epoca dello scioglimento del Comune di Reggio Calabria Scopelliti afferma che mai si sarebbe aspettato lo scioglimento dell’amministrazione comunale che, dopo gli eventi del 1970, ha rappresentato un altro “momento di mortificazione, una terribile umiliazione” per la città.

“Del resto, le motivazioni alla base del provvedimento restano ancora oggi inspiegabili. La Commissione d’accesso, inviata dal Ministero dell’Interno al fine di verificare l’esistenza di eventuali infiltrazioni mafiose all’interno dell’Amministrazione Comunale, segnalò, nella sua relazione, elementi comunemente non idonei a decretare lo scioglimento di un Ente locale. Ciononostante, si decise di emanare ugualmente il provvedimento, senza ancorarlo, come è sempre avvenuto in questi casi, ai concetti di “infiltrazione” o “permeabilità” delle istituzioni da parte della criminalità organizzata, bensì a quello di ‘contiguità’ mafiosa”.

Scopelliti insomma non ci sta e prova a dare una personale lettura della vicenda:

“D’altra parte, che nello scioglimento del comune di Reggio ci potessero essere elementi di valutazione non specificatamente ‘giuridici’, si evinceva dalle parole pronunciate dallo stesso Ministro Cancellieri; infatti, parafrasando la sua dichiarazione, ricordo quando disse che il ‘caso Reggio’ sarebbe assurto ad esempio per dimostrare al mondo il rigore e l’inflessibilità con cui il governo dichiarava guerra alle mafie. Poco più tardi, anche il Presidente del Consiglio Renzi ebbe a dire, con riferimento al caso di ‘Roma Capitale’ che lo scioglimento era una scelta politica; e difatti Roma non fu sciolta”.

Insomma per Scopelliti con questa manovra ‘di palazzo’ si realizzava quello che “con i normali strumenti democratici non si sarebbe mai concretizzato, almeno per un altro decennio”. Perché la conclusione di tutto per l’ex sindaco di Reggio è la consegna della città alla sinistra.

“La storia dimostrerà quanto affermo. E penso che non dovremo aspettare molto tempo per verificare la fondatezza di questa affermazione. Conosco molti retroscena al riguardo”.

Retroscena che però non svela neanche nel libro.

“La Maligredi” spiegata ai reggini

In un altro passaggio delle circa 120 pagine del libro-intervista, Scopelliti racconta di un incontro con due illustri scrittori calabresi: Mimmo Gangemi e Gioacchino Criaco. Proprio quest’ultimo regalò all’ex presidente della Regione la sua ultima fatica, “La Maligredi” che, dice, ha letto più volte perché colpito da alcuni passaggi tra cui questo:

“Lo sapete qual è la maledizione peggiore del demonio? La “maligredi”. Che è la brama del lupo quando entra in un recinto e, invece di mangiarsi la pecora che gli basterebbe per sfamarsi, le scanna tutte. Quando arriva la “maligredi” spacca i paesi, le famiglie, fa dei fratelli tanti Caini e avvelena il sangue fino alla settima generazione… è peggio del terremoto, e le case che atterra non c’è mastro buono per ricostruirle. Ad un torto si risponde con la giustizia, che se si lascia sfogare la vendetta diventiamo lupi di noi stessi e ci mettiamo in casa la maledizione”.

Scopelliti vuole tracciare un parallelo con la sua vicenda:

“È come se questa descrizione mi appartenesse; in un certo senso ho rivisto la mia storia. Ho pensato, ad esempio, a come certa politica pur di colpire me non si sia curata di spaccare un’intera comunità, di atterrare una città e una regione. Ma, posto che anche io ritengo che ad un torto subìto si risponda con la Giustizia, nessun sentimento di vendetta avrà il sopravvento su di me. Niente di quello che è accaduto mi ha incattivito e continuerò a guardare il mondo con gli stessi occhi di prima, con lo sguardo di chi spera”.

È una citazione molto forte – è la domanda successiva dell’intervista -. A chi la dedica?

“Alla mia gente, ai reggini, affinché comprendano meglio”.