Io sono libero, la verità di Scopelliti sul caos sanità: 'Gigantesca mangiatoia e interessi inimmaginabili’

Nel libro-intervista di Franco Attanasio largo spazio a temi di strettissima attualità: ‘Mistificazione ad arte sugli ospedali’

L’infanzia, l’avvicinamento alla politica, sin da ragazzino; e poi le amicizie, la famiglia, i successi e le cadute, fino alla più dolorosa e severa, quella del carcere che “seppur mi abbia colpito in volo – scrive Giuseppe Scopelliti – non ha mai interrotto la mia Libertà”.

Io Sono libero perché non provo rancore

È un concentrato di parole, emozioni, ricordi (ma non solo) il libro-intervista “Io sono libero” del giornalista Franco Attanasio, a cui Giuseppe Scopelliti – condannato a quattro anni e sette mesi di reclusione per il reato di falso ideologico, per fatti risalenti a quando era sindaco del Comune di Reggio Calabria – ha affidato una sorta di memoriale dal carcere di Arghillà dove è detenuto.

“Che io sia libero, vista la mia attuale restrizione, potrebbe apparire una provocazione. Ma non lo è”.

Per l’ex Presidente della Regione Calabria la Libertà non ha passato, e neppure un futuro e non può essere “prima” o “dopo” se stessa, soprattutto – scrive nell’introduzione lo stesso Scopelliti –  se è in accordo con la coscienza, se è potenza delle idee, se è lealtà verso gli altri, se è fedeltà.

“Ero libero quando mi hanno incarcerato. Sono rimasto libero da carcerato. Tornerò libero quando sarò fuori da qui. Ecco tutto: Io sono Libero. Io sono Libero perché non provo rancore. Io sono Libero perché non ho mai smesso di sognare. Io sono Libero perché amo e non ho mai tradito. Io sono Libero perché anche qui dentro ho imparato la vita, grazie alla testimonianza e all’impegno di donne e uomini straordinari”.

La sanità e i rischi del cambiamento

Mai come oggi è di straordinaria attualità il tema legato alla situazione sanitaria nella nostra Regione. Scopelliti non può non parlarne nel libro-intervista che ripercorre alcune delle tappe fondamentali della sua vita. Quelle che lo hanno segnato umanamente e politicamente.

In un passaggio in cui ammette di aver accettato la severità del giudizio di una condanna che definisce “senza precedenti”, aggiunge che “poteva andarmi anche peggio”. E il riferimento è alla stagione del “cambiamento” nel settore della sanità quando vestiva i panni del Presidente della Regione:

“Da Governatore della Calabria avevo avviato un profondo cambiamento, soprattutto nella Sanità, un settore nel quale gli interessi delle lobbies sono fortissimi, inimmaginabili, al punto di non poter nascondere che, tra i diversi rischi connessi al mio impegno politico e, particolarmente, in questo campo, avevo anche incluso il prezzo della vita”.

Sanità in Calabria, Scopelliti: ‘Una gigantesca mangiatoia’

Da qui Scopelliti comincia il suo personale racconto, ambientato nel 2010, anno in cui approda in Regione. Anni in cui vigevano i “bilanci orali” o “bilanci onirici”, come ebbe a definirli l’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

“Dal precedente governo regionale, guidato da Agazio Loiero, avevo ereditato un buco di oltre 1 miliardo e 400 milioni di euro, con un disavanzo annuo di oltre 250 milioni di euro. Loiero, che peraltro ha firmato il Piano di Rientro, in una intervista disse che la Sanità in Calabria era la nostra Fiat. Penso sia sufficiente per dare un’idea di come la politica avesse trasformato il sistema sanitario regionale in una gigantesca mangiatoia, da cui attingere, forse pure lecitamente, a più mani, ma certo in maniera non funzionale agli interessi dei calabresi e, per di più, alla loro salute”.

I quattro anni di sacrifici

Scopelliti nella sua narrazione ricorda che in quattro anni “con il sacrificio dei calabresi” portò a 31 milioni il disavanzo annuo della Sanità calabrese. Frutto di un’operazione che significò anche ostacolare immensi interessi e profitti. L’ex presidente della Regione parla di una “battaglia per la vita” che avrebbe condotto allo sblocco del turnover per circa 380 nuove unità di personale sanitario che avrebbero risolto le carenze strutturali di maggiore urgenza:

“più mettevamo energicamente mano in quei conti così strampalati, più i risultati economico-finanziari miglioravano, al punto che avevamo creato le premesse per ridurre le super aliquote fiscali per la sanità, con un beneficio, in termini di abbattimento della pressione fiscale, per tutti i cittadini calabresi”.

L’azione era ad ampio spettro e, aggiunge Scopelliti, si era già concretizzata anche con il miglioramento dei più importanti indicatori di efficienza, come i Livelli Essenziali di Assistenza, portati fuori dall’area cosiddetta critica.

“A ciò, si aggiunga la riorganizzazione della rete di assistenza, ad esempio quella per le patologie “tempo-dipendenti”, come il trasporto neonatale. E ancora, l’attivazione dell’assistenza territoriale, della rete “emergenza-urgenza”, delle “case della salute”, della centrale operativa. Non sono delle mere elencazioni. Ognuna di queste iniziative rivelava la giusta ottimizzazione di risorse, l’esistenza di coperture finanziarie, il raggiungimento di una capacità di pianificazione e di progettazione in un settore estremamente complesso e delicato”.

I numeri

Scopelliti offre anche dei numeri per rendere l’idea della “riforma” che si era avviata anche nell’assistenza farmaceutica, laddove si era ottenuto un significativo abbattimento del disavanzo per acquisto di prodotti farmaceutici e per la farmaceutica convenzionata.

“Complessivamente, la spesa lorda per il settore farmaceutico aveva registrato un risparmio di circa 50 milioni di euro in tre anni; la spesa procapite, inoltre, per il settore farmaceutico era passata da 258 a 218 euro, raggiungendo la media nazionale. Anche la mobilità passiva ospedaliera aveva subìto una riduzione, con un trend incoraggiante, seppur in un solo triennio”.

“Rispetto ai parti totali, quelli cesarei erano il 38,8% nell’anno 2011, mentre nell’anno 2012 eravamo riusciti a ridurli al 35,7%, avvicinandoci, quindi, alla media italiana del 35%. Anche il tasso di ospedalizzazione, attestandosi a 160,5 ricoveri per 1000 abitanti, si era avvicinato considerevolmente agli standard nazionali che fissavano il valore a 160”.

La mistificazione sugli ospedali

Si potrebbe argomentare che – è la riflessione che offre Scopelliti – l’ottimizzazione della spesa sia stata conseguita a causa della chiusura di 18 ospedali e del blocco delle assunzioni. Ma lui la pensa diversamente:

“Anche su questo è stata montata artatamente una mistificazione. Intanto, ribadendo che il Piano di Rientro era stato approvato dal Governo Loiero, a cui io avevo dato esecuzione, preciso che gli ospedali non furono chiusi bensì in gran parte riconvertiti in presìdi di primo intervento e in case della salute. Per quanto riguarda il blocco delle assunzioni è utile precisare che nella Sanità vi era un esubero di personale, oltre 3.000 unità, con competenze non specificatamente infermieristiche e mediche. Il blocco, pertanto, coerentemente con il Piano di Rientro, ha riguardato proprio quelle categorie. Inoltre, il sistema sanitario si caratterizzava per un anomalo numero di ricoveri, estremamente alto, a fronte di una consistente riduzione degli interventi che inevitabilmente diminuiva il livello e la qualità delle prestazioni, con conseguente rischio per la salute dei cittadini”.