'Voglio ritornare a vedere il mondo affollato e pieno di vita': il racconto di Valeria

"Spero di poter vedere presto la mia gente rialzarsi". Il coronavirus nel racconto di Valeria del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria

“Sono una ragazza di 16 anni. Fino a ieri pensavo che tutto potesse essere dentro le miei mani, che la mia vita era appena iniziata, che il mondo, la mattina appena sveglia, lo mangiavo per colazione! Perché fino a ieri le uniche preoccupazioni che avevo erano il pensiero di come fossero andati i compiti in classe e la chat nella quale aspettavo un “sta scrivendo” da parte del ragazzo che mi piace.

Oggi mi sono svegliata, il vuoto è diventato parte di me e la parola COVID-19 è il nome di quel vuoto; ma io ,ragazza di soli 16 anni, voglio ritornare a vedere il mondo affollato e pieno di vita, non le strade delle città con file di Camion dell’esercito riempiti di coloro che come me sognavano di vedere le strade di nuovo piene di vita e affollate, e ho detto bene, sognavano, perché hanno combattuto, ci hanno provato, ma non sono riusciti a guarire, guarire da quel male che oggi prende il nome del mio vuoto, e mi dispiace, mi dispiace tanto per aver anche solo pensato che fosse una sciocchezza…

Mi dispiace per non aver smosso la mia gente, il mio popolo, la mia Patria che oggi è esausta e continua a combattere; la mia Patria, che è fatta di coloro che come me sono a casa, ma che è fatta soprattutto di coloro che guidano per chilometri per portare le materie prime nei supermercati così affollati; che è fatta di coloro che in fabbrica le producono e che è fatta di coloro che ieri chiamavamo medici, infermieri e volontari e che oggi chiamiamo eroi, eroi che lottano e cercano di sopraffare questo male ad oggi incurabile.

Spero solo che, da ragazza di 16 anni quale sono, possa presto vedere il mio popolo rialzarsi da tutto ciò, spero di poter rivedere il mondo a colori, così come lo volevano vedere coloro che oggi non sono più con noi, spero anche però che coloro che credono ancora, come ho creduto io, che questo male sia una sciocchezza, si ricredano e che tornino nelle loro case a dare speranza a chi sta lottando.

Io spero

Io credo

Io combatto”.

Valeria Scopelliti III M, Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci”