Paura e rinascita, Ligabue infiamma lo Stretto: "Suonare qui sempre speciale"

Ligabue al San Filippo di Messina, spettacolo che infiamma lo Stretto. Il racconto del concerto

“Il tempo è soltanto un concetto” canta Luciano Ligabue in ‘Vita morte e miracoli’, brano dell’ultimo album ‘Start’, probabilmente il miglior pezzo del nuovo disco.

Deve esserlo, un concetto, il tempo per chi sembra averlo cristallizzato ai primi anni ’90, epoca in cui Ligabue scriveva e cantava con energica rabbia della provincia, dei suoi limiti, dei sogni di Sogni di Rock’n’Roll.

Dopo il grande spavento del 2017 (il problema di salute, l’operazione alle corde vocali e l’incubo di non poter più cantare) Ligabue è tornato in fretta, abbandonando le sue oramai consuete lunghe pause tra un disco e l’altro. ‘Start’ è il disco che è base e colonna sonora del nuovo tour del cantautore emiliano, portato in scena ieri allo Stadio San Filippo di Messina.

Le prevendite inferiori alle attese sin dalla prima data di Bari (con il caso sollevato da ‘Striscia La Notizia’ per il palco spostato di fretta per coprire il ‘buco’) rivelano forse di un mito obbligato a fare i conti con lo scorrere del tempo, forse non soltanto un concetto.

Il Ligabue visto a Messina però è in forma smagliante, carico e voglioso come anticipato dallo stesso in sede di presentazione del tour. La paura e la rinascita: poco dopo le 21 si aprono le danze, con ‘Polvere di stelle’ e ‘Ancora noi’, due brani dell’ultimo lavoro.

Il San Filippo inizia a scaldarsi quando Ligabue passa ai classici del suo vasto repertorio, ‘Si viene e si va’ la prima scossa che vivacizza i 20 mila presenti allo stadio.

Lo Stretto si infiamma per ‘Balliamo sul mondo’, in un saliscendi di emozioni ed energie si passa rapidamente al set acustico. “Da una chitarra così sono nate il 90% delle mie canzoni”, sottolinea Ligabue.

‘Ho perso le parole’, ‘Questa è la mia vita’, ‘Un colpo all’anima’. Chitarra e voce gli unici strumenti, perfetti per fare da cornice al momento più intimo e delicato del concerto.

Un sospiro e si riparte. ‘Marlon Brando è sempre lui’ è un viaggio a ritroso nel tempo, alla veracità ruspante del primo Ligabue. Scene ed effetti spettacolari: tra le luci giganteggiano due enormi L,  iniziali del rocker emiliano.

‘Luci d’America’ accompagna al ‘Messina Rock’, set di brani suonati sulla passerella, in mezzo al pubblico. Impossibile prendere fiato, non c’è tempo per fermarsi.

Da ‘Vivo morto o x’ passando per  ‘Eri bellissima’ e ‘Libera nos a malo’, chiusura con ‘Il meglio deve ancora venire’. Il medley rock è il momento più intenso ed elettrizzante del concerto. Il momento in cui Ligabue sprigiona la massima carica, il San Filippo si abbandona completamente al ritmo martellante dei brani rock suonati in serie, senza un attimo di pausa.

‘Vita morte e miracoli’ è la gemma dell’ultimo album Start (album riuscito solo in minima parte) che accompagna all’ultima parte del concerto. “Corpi celesti collidono di notte. E tutti quei sogni verissimi. Senza ritegno e bellissimi di tutto”, particolarmente toccante l’interpretazione del brano.

‘Certe notti’ è il classico per definizione, il San Filippo diventa una palla infuocata grazie anche alle luci rosse che riempono lo stadio.

‘A che ora è la fine del mondo’ e  ‘Tra palco e realtà’ non possono mancare grazie all’energia sprigionata dai due brani. Ligabue saluta, arriva il momento dei bis finali.

‘Certe donne brillano’ e  ‘Piccola stella senza cielo’ aprono le porte a quello che è il verbo per antonomasia di Ligabue e tutti i suoi fans. “Vi saluto con questa, so che la state aspettando”, sottolinea il cantautore emiliano prima di dare il via a ‘Urlando contro il cielo’, accompagnata dall’oramai consueto tripudio che è cornice naturale del brano.

“Vi avevo chiesto di essere speciali, siete stati splendidi. Grazie, suonare qui è sempre speciale”, il commiato di Ligabue in un concerto durato più di due ore ma volato via come un respiro. E’ possibile solo quando si vivono bei momenti, quelli che fanno diventare il tempo un concetto.