Lucano è libero. Il Tribunale del Riesame: 'Quadro indiziario inconsistente'

Il tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha rigettato l’Appello proposto dalla Procura di Locri

Il tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha rigettato l’Appello proposto dalla Procura di Locri. L’oggetto era l’ordinanza emessa dal gip con la richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Mimmo Lucano.

Secondo i giudici reggini il “quadro indiziario è inconsistente e elementi congetturali o presuntivi”.

L’ex sindaco di Riace, indagato nell’operazione ‘Xenia‘ è stato raggiunto prima dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, in seguito divenuta divieto di dimora presso il suo Comune, fino alla decisione che gli ha permesso di far ritorno a Riace.

“La gestione poco trasparente da parte del Comune di Riace e degli enti attuatori delle risorse pubbliche finanziate per i progetti di accoglienza dei migranti – annotano i magistrati reggini – conferma l’esistenza di prassi improntate alla superficialità e alla negligenza, ma non consente, allo stato, di ritenere suffragata la sussistenza dell’addebito associativo, in assenza della prova del perseguimento di vantaggi patrimoniali privatistici o patrimoniali privatistici o dell’appropriazione di somme di denaro da parte dei singoli protagonisti della vicenda”.

In seguito all’operazione dell’ottobre 2018, Lucano si è visto rinviare a giudizio insieme ad altre 25 persone in un processo davanti al tribunale di Locri che riprende dopo il rinvio dell’udienza fissata lo scorso martedì 5 maggio e saltata a causa dell’emergenza Covid.

Sulla pagina dell’ex primo cittadino che aveva fatto di Riace il “Comune dell’accoglienza” non si contano più i messaggi di solidarietà di chi ha sempre creduto nella sua innocenza. Anche i social e le istituzioni si mobilitano. Nicola Frantoianni, ad esempio, scrive:

“Anche il Tribunale del Riesame oggi riconosce quello che abbiamo sempre saputo: che Mimmo Lucano è una persona perbene. La sua unica colpa è il reato di umanità”.

Fonte: Corriere della Calabria