Processo Xenia, Pisapia: 'Lucano fedele servitore dello Stato'

"Ha agito, ma in perfetta buonafede e senza scopi di lucro o di altri guadagni personali". L'arringa del processo a Mimmo Lucano. Verdetto atteso per il 30 settembre

Dall’abuso d’ufficio al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dalla truffa al peculato. Sono questi i reati contestati a Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, per cui la Procura ha chiesto una condanna a 7 anni e 11 mesi. Il processo Xenia arriva alle battute finali e l’arringa della difesa potrebbe segnare un punto deciso punto a favore dell’impuntato. Il verdetto è atteso per il 30 settembre, alla vigilia del silenzio elettorale che precederà le elezioni regionali in Calabria in cui Mimmo Lucano sostiene Luigi de Magistris.

L’arringa finale del processo Xenia

“Ontologicamente incapace di agire per guadagno anche solo politico. Fedele rappresentante dello Stato e interprete della Costituzione quando lo Stato era assente”. Sono queste le parole con cui l’avvocato Giuliano Pisapia illustra al tribunale di Locri i motivi per cui assolvere con formula piena il sindaco del Paese dell’accoglienza.

“È stato un uomo che ha messo la propria vita a disposizione della società, capace di rinunciare a candidature certe, sicure al Parlamento italiano ed europeo. In piena emergenza Mediterraneo, quando gli sbarchi si susseguivano sulle coste calabresi e la Prefettura sembrava incapace di accogliere i profughi, Lucano è andato oltre. E non è stato certo per il potere, ma perché ci credeva ed era giusto, perché lo chiede la nostra Costituzione. Ha agito, ma in perfetta buonafede e senza scopi di lucro o di altri guadagni personali”.

Daqua: “Come accusare un cadavere di omicidio”

Secondo quanto riportato da Repubblica, a sottolineare la bontà di Lucano ci ha pensato l’avvocato Andrea Daqua, suo legale dagli arresti domiciliari del 2018 che, con il suo intervento spiega:

“Mimmo Lucano vive in condizione di povertà, in una casa umile. Non c’è mai stato nessun arricchimento economico né interesse personale. Ha devoluto in beneficenza persino i premi in denaro che, negli anni, sono stati diversi. Riace è stato un modello non solo per l’Italia, ma per il mondo intero.

Si è costruito un castello accusatorio sul nulla  – ha proseguito Daqua – Truffa e peculato? È come accusare un cadavere di omicidio. Per colpire Lucano, aggiunge, è stata fatta una forzatura della legge e sono stati valorizzati come testimoni chiave soggetti dall’assoluta inattendibilità”.

La sentenza alla vigilia delle Regionali in Calabria

Per lungo tempo il processo Xenia è stato additato come processo politico, ancor di più adesso che la sentenza è attesa per giovedì 30 settembre che, in Calabria, vuol dire la vigilia del silenzio elettorale che precede le elezioni regionali.

L’ex sindaco di Riace, infatti, è impegnato in questa chiamata alle urne come capolista di una civica a sostegno di Luigi de Magistris. La decisione del Tribunale, in un modo o nell’altro, farà da cassa di risonanza per Lucano.