“Made in Reggio Calabria”: Ligabue, ci eri mancato – VIDEO E FOTO
21 Febbraio 2017 - 17:30 | di Vincenzo Comi

di Pasquale Romano – Si è fatto attendere, ma ne è valsa la pena. Sono poca roba la manciata di minuti di ritardo dalle 21 (orario di previsto) rispetto ai sei anni che separano Ligabue dall’ultima visita a Reggio Calabria. Era il 2011, con il tour ‘Quasi acustico’ il rocker emiliano era ospite e padrone del Teatro Cilea. Situazione meno intima quella vissuta ieri, in un PalaCalafiore stracolmo.
Fiero della sua ultima fatica, il concept-album “Made in Italy”, Ligabue aveva dichiarato che lo avrebbe riproposto interamente e in ordine in ogni tappa del nuovo tour. Così è stato, quindi è naturale vederlo sbucare sul palco sulle note di ‘La vita facile’, traccia che apre il diciannovesimo album di Ligabue, compresi live e raccolte.
Occhiali da sole, jeans e giacca, il cantautore emiliano prosegue con ‘Mi chiamano tutti Riko’, rivolgendo le prime parole al pubblico, ‘Non ho capito come vi chiamano?’, chiede invocando il nome del proprio alter-ego. “È’ venerdì, non mi rompete i coglioni” è il singolo attualmente in rotazione sulle radio, forse anche per questo (assieme al titolo ironico) incontra i favori dei fan presenti.
E’ la volta di ‘Meno male’, i fiati fanno da contraltare alla voce di Ligabue. Corde vocali motivo del rinvio del tour, partito da Acireale invece che da Roma. Il rocker sembra a volte preoccupato di non voler andare oltre, tiene sotto controllo lo sforzo, preoccupazione comprensibile e che non intacca la qualità della presenza in scena. Arriva il momento di “G come Giungla”, singolo che anticipato l’uscita dell’album. Il PalaCafiore ha maggiore conoscenza del brano e risponde convinto, battendo le mani all’unisono.
“Da Reggio (Emilia, ndr) a Reggio. Vi vedo bene, vi sento bene”, esclama Ligabue prima di tuffarsi in mezzo al pubblico calcando la passerella. La malinconica “Ho fatto in tempo ad avere un futuro”, il rock potente e ritmato dal basso di ‘L’occhio del ciclone’, anticipato dalle sirene della polizia, e la delicata “Quasi uscito” vengono eseguite in rapida successione. Lo show, frenetico, non prevede pause o respiri.
“La dottoressa” strizza l’occhio alla sensualità, non si fa fatica a intuire quale sia la ‘medicina’ richiesta da Ligabue. Con ‘I miei 15 minuti’ si torna sulla passerella, il cantautore emiliano prende un cellulare e riprende il pubblico in festa. L’intimità di “Apperò”, voce e chitarra, ricalca l’amarezza di “Caro il mio Francesco”, una invettiva sulle scomode etichette con le quali le celebrità sono costrette a convivere.
“Made in Italy” con il cartello ‘Reggio Calabria’ in coda e “Un’altra realtà”, inno alla speranza che vede sullo schermo un coro di bambini alternato ad immagini evocative ed ambientaliste, chiudono il cerchio dell’ultimo album. E’ il momento di tornare al passato e sfoderare i vecchi classici, immagine che Ligabue sintetizza indossando un gilet al posto della giacca.
“I ragazzi sono in giro” e “L’odore del sesso” aprono la seconda parte, il pubblico trasversale per età e gusti inizia a riscaldarsi sensibilmente. “Per sempre” mette in mostra quella che forse è l’interpretazione più sentita ed emozionante, ‘Cosa sarà mai portarvi dentro tutto il tempo’ recita il refrain.
Con “Questa è la mia vita” il pubblico si surriscalda, i giri iniziano a raggiungere il massimo, assieme ai decibel. Ligabue cerca l’abbraccio del PalaCalafiore, trovando la pronta risposta dei fan accorsi da tutta la Calabria. “A che ora è la fine del mondo?” si prolunga oltremodo, grazie ai cori del pubblico. “Mi fa piacere vedere tanti giovani, molti di voi negli anni ’90 non erano nati, in quegli anni andava di moda ‘il momento acustico’ ” annuncia ironico Ligabue, il breve set acustico prevede “Non è tempo per noi” e “Lambrusco e pop corn”.
Immancabile arriva “Piccola stella senza cielo”, il palazzetto brilla alla luce di migliaia di cellulari e accendini. “Balliamo sul mondo” e “Tra palco e realtà” trasformano definitivamente il PalaCalafore in una bolgia, un pubblico letteralmente indiavolato rende onore a Ligabue, assieme a Vasco Rossi padrone indiscusso della scena musicale nazionale in quanto a vendita di album e biglietti dei concerti.
Complice un ritmo frenetico, senza respirare arriva il momento dei bis. Acclamati dal pubblico, Ligabue e la sua band tornano sul palco. Nessuna sorpresa, sono le celebri “Certe notti” e “Urlando contro il cielo” a chiudere la serata, la prima di Ligabue a Reggio Calabria.
“Siete stati molto rock and roll. Grazie, in alcuni momenti mi avete emozionato. A domani per chi ci sarà, alla prossima per gli altri”, il saluto di Ligabue al pubblico. Il commiato sincero del rocker emiliano fanno calare il sipario su una serata che Reggio Calabria aveva voglia di rivivere, e che meritava di rivivere.
SULLA NOSTRA PAGINA FB I VIDEO DEL CONCERTO
QUI LA FOTOGALLERY A CURA DI ANTONELLO DIANO