Mafia, la semplice affiliazione non è sufficiente per una condanna

La Cassazione annulla con rinvio l'ordinanza di custodia per due imputati di Eyphemos

La semplice affiliazione ad una cosiddetta “mafia storica” non sarebbe sufficiente a stabilire la reale partecipazione dell’indagato, alla mafia stessa. E su questo principio che le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno annullato con rinvio l’ordinanza di custodia cautelare emessa nel procedimento Eyphemos nei confronti degli imputati Francesco e Domenico Modafferi.

«I due ricorrenti vengono indicati come affiliati alla ‘ndrangheta locale da terzi soggetti – fanno sapere con una nota gli avvocati Pier Paolo Emanuele, Luca Cianferoni e Alessandro Serraino che curano la difesa dei due imputati – senza tuttavia risultare mai coinvolti direttamente in alcuna azione concreta, così come mai protagonisti di alcuna conversazione intercettata».

In ragione di ciò, i legali dei Modaffari ricorrevano in cassazione rivendicando la insufficienza della semplice affiliazione rituale ai fini della configurabilità di una condotta di partecipazione alla mafia.

Da qui il giudizio dei togati del Palazzaccio che « nel ribadire appunto il principio secondo il quale la condotta di partecipazione si sostanzia strutturalmente nello “stabile inserimento” di taluno nella compagine organizzativa dell’associazione mafiosa, hanno di fatto escluso che la affiliazione possa costituire, di per sé sola, una condotta partecipativa, ribadendone cioè – “nel rispetto del principio di materialità ed offensività della condotta” –  la potenziale valenza soltanto in chiave indiziaria, da valutare di volta in volta, “sulla scorta di consolidate e comprovate massime di esperienza e degli elementi di contesto” del caso concreto, quale indice rivelatore di “una offerta di contribuzione permanente” al sodalizio mafioso in termini di “serietà ed effettività”».

Ora toccherà aspettare la motivazioni che hanno portato i giudici a questo pronunciamento.