Cacciata di casa perchè lesbica, A.Ge. Do. Rc: 'Dalle macerie si può ricostruire'

'A volte i genitori possono provare incredulità, rabbia e vergogna quando sanno dell'omosessualità di un figlio', si legge nella lettera

Lettera dei genitori A.GE.D.O. sulla vicenda di Malika Chalhy.  “I media e i social ultimamente si sono molto occupati della triste vicenda di Malika, la ragazza che dopo aver dichiarato in famiglia di essere lesbica è stata scacciata di casa.

Essere lesbica, gay o avere un’identità di genere non in linea col proprio sesso biologico è una condizione seppure naturale, generalmente non prevista. Non è prevista dalla persona omosessuale o con varianza di genere, nè da familiari, insegnanti, compagni, amiche e amici. Spessissimo i sentimenti che queste persone provano sono quelli di essere sbagliate e comunque l’unica o unico sulla faccia della terra”.

‘Coming out processo lungo’

“Il coming out è un processo lungo -si legge nella nota- che inizia quando la persona incomincia a porsi il problema di dare un nome ai sentimenti che prova: sarà amicizia? solo attrazione? oppure amore? Riconoscersi, riconoscere il proprio diritto ad essere felice ed amare, riconoscere la legittimità ad esistere e alla visibilità non è un percorso facile.

C’è chi si perde per strada condannandosi ad una vita vuota e triste, chi cerca di farla finita nella convinzione che la propria sia una vita che non merita di essere vissuta, ancora chi sceglie di nascondersi e rompere i rapporti con le persone che dovrebbero essere più vicine nel timore del giudizio altrui o di deludere.

Eppure, è proprio l’atto di rivendicare il proprio diritto ad essere felice e amare nel modo in cui la natura ha stabilito, che permette di instaurare un rapporto vero e autentico con le altre persone e soprattutto con quelle che stanno più a cuore.

Dobbiamo profonda gratitudine a chi ci regala la sua autenticità, anche se questa non era prevista, anche se all’inizio sembra incrinare tutti i piani, i progetti, le fantasie che avevamo immaginato.

‘Rabbia e vergogna sentimenti legittimi’

Quando i genitori, i fratelli, le sorelle, i parenti, le amiche e gli amici più intimi vengono a conoscenza dell’omosessualità o della varianza di identità sessuale di una persona a loro cara, spesso la prima reazione è di incredulità, di terra che frana sotto i piedi, a volte di rabbia e di vergogna. Sono sentimenti legittimi.

Le informazioni su questi aspetti della vita sono spesso distorte da pregiudizi, stereotipi e disinformazione. È necessario metabolizzare l’informazione per ricomporre il puzzle dell’identità dell’altro per riconoscerlo come figlio o figlia amata e riscoprire la bellezza della relazione autentica tra persone che sanno chi è l’altro di fronte a sé.

Le famiglie sono quegli intrecci relazionali di amore, aiuto, conforto, sostegno, condivisione, stimolo all’interno dei quali chiunque dovrebbe sentire di essere giusto e di essere al posto giusto. Sono queste le famiglie da proteggere e tutelare, indipendentemente da chi sono i membri che le compongono o quali siano le loro identità o condizioni sociali o personali.

‘Dalle macerie si può ricostruire’

È comprensibile che un fatto imprevisto crei un terremoto all’interno di una famiglia, ma se c’è la consapevolezza e la volontà di essere veramente “famiglia” si lavora affinché dalle macerie nascano rapporti più belli e profondi rispetto a prima.

A.GE.D.O., Associazione di genitori, parenti ed amici di persone LGBT+ esiste per aiutare a superare le difficoltà che il coming out può creare, per ritrovare la serenità nelle relazioni familiari e riconoscersi e rispettarsi nell’autenticità del proprio essere.