Matrimonio egualitario: sindaco belga sposa otto coppie omosessuali a Milano

di Alessandro Sica - Sabato 15 febbraio, all'

di Alessandro Sica – Sabato 15 febbraio, all’indomani della festa degli innamorati, nove coppie gay e lesbiche hanno coronato il loro sogno d’amore grazie a Olivier Deleuze, sindaco di Watermael-Boitsfort (Bruxelles), che le ha unite in matrimonio in teleconferenza.L’Associazione Radicale Certi Diritti, ALBI Action laïque belgo-italienne e Rainbowhouse – in collaborazione con Rete Genitori Rainbow, Circolo Harvey Milk – Milano, Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano e Arcigay La Salamandra – Mantova – hanno organizzato il primo matrimonio egualitario transnazionale d’Europa.Otto coppie alla sala Bauer della Società Umanitaria in via San Barnaba 48 a Milano e una (Mario e Giovanni) alla Maison Arc-en-ciel, rue du Marché au Charbon 42, a Bruxelles.Dimitri Tasinato e Marco Fusar Imperatore, Emanuele Boscarino e Emanuele Martinelli, Domenico Guarini e Massimo Angarini, Vincenzo Maria Ceraolo e Diego Geroldi, Domenico Centanni e Filippo Maccagni, Alessia Donato e Simonetta Costantina Santu, Loredana Greco e Marcella Minelli e Paolo Puccini e Saysana (detta NOY) hanno coronato il proprio sogno alla presenza di un testimone d’eccezione: Alessandro Cecchi Paone.L’iniziativa, intitolata «Liberi matrimoni in libera Europa», è iniziata alle ore 11.00 con la proiezione, per la prima volta in Italia, del documentario «Right2Love», diretto da Adaia Teruel e prodotto da Associació de families Lesbianes i Gais nel 2012, che mostra la vita di 5 famiglie arcobaleno europee.La cerimonia vera e propria si è svolta alle 12.30 ed è stata trasmessa in streaming sul sito www.matrimonioegualitario.orgYuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, ha lamentato così l’assenza delle Istituzioni:«All’iniziativa sono stati invitati anche sinildaco di Milano Giuliano Pisapia, tutti gli assessori e tutti i consiglieri comunali, ma per ora solo la consigliera Sonego e il consigliere Cappato ci hanno risposto che appoggiano pienamente l’iniziativa e porteranno le loro felicitazioni alle coppie. È stato anche chiesto di svolgere la cerimonia alla Casa dei Diritti di Milano, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Mentre in Italia le coppie dello stesso sesso si vedono negate il diritto al matrimonio e attendono, da quasi 4 anni, che il Parlamento rispetti la sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale, la quale riconosce “il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia” all’unione omosessuale “intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso”, in Belgio il matrimonio egualitario è riconosciuto dal 1 giugno 2003 e da allora sono stati celebrati più di 20.000 matrimoni tra persone dello stesso sesso. In Europa, altri 9 Stati riconoscono il matrimonio egualitario: Paesi Bassi, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia e Regno Unito. Il ritardo italiano, oltre ad essere incostituzionale, discrimina pesantemente non solo i cittadini LGBTI italiani, ma per tutti quelli europei che vedono limitata la loro libertà di circolazione poiché, se volessero venire a vivere in Italia, dovrebbero lasciare alla frontiera i loro diritti, in quanto coppie, e quelli dei loro figli, ma anche i doveri che dovrebbero assumersi reciprocamente e nei confronti dei figli. Tipico il caso di Manila e Carola sposate in Spagna e di loro figlio Noah che, a causa del diniego del Comune di Roma di trascrivere in Italia l’atto di nascita spagnolo del bambino poiché figlio di una coppia dello stesso sesso, a quasi un anno dalla nascita, è ancora privo di passaporto e di qualsiasi documento che ne attesti l’identità e il regime di filiazione. In questa situazione le genitrici e il bambino non possono circolare per il territorio dell’Unione, e quindi nemmeno logicamente tornare in Italia, in condizioni di sicurezza per Noah, che quindi, tra le altre cose, non ha ancora potuto conoscere i nonni. Non solo, la mancanza del passaporto sta generando notevoli problemi anche per quanto riguarda la residenza in Spagna visto che il passaporto è un requisito imprescindibile per l’ottenimento del NIE (Numero de Identificación de Extranjero, più o meno corrispondente al nostro codice fiscale) che è a sua volta fondamentale per qualsiasi pratica amministrativa (a cominciare dall’iscrizione all’asilo). È una situazione non più tollerabile».