'Se è per amore, non importa': l'ultimo insegnamento di Gabriel Garcia Marquez

"Memoria delle mie puttane tristi" è l'ultimo capolavoro del genio di Gabriel Garcia Marquez

“L’autista mi avvertì: Attenzione, professore, in quella casa ammazzano. Gli risposi: Se è per amore non importa.” (MarquezMemoria delle mie puttane tristi)

Quando ho iniziato questo libro, inutile dire che il titolo esercitava su di me una certa attrazione, ero curiosa di capire come la penna che ha partorito le opere emblema del realismo magico del Novecento, sia stata la stessa ad aver deciso di raccontare la storia di un uomo che, all’alba dei suoi novant’anni, realizza di essere schiavo di una prigione solitaria a tratti immorale che lui stesso, giorno dopo giorno ha creato con più o meno sforzo.

Un professore, un giornalista, un critico, un pusillanime emotivo, un dongiovanni incallito.

Fino ai 50 anni soleva tenere un diario delle donne con cui giaceva, ovviamente a pagamento! Oltrepassò la soglia delle 500 e poi desistette a elencarne nomi, circostanze, compensi.

Viveva alla giornata accumulando anni finché, quella mattina di agosto che preannunciava la nona decade della sua vita, specchiandosi, vide di rimando un vecchio acciaccato, un corpo perfino ridotto di un palmo, tanto da dover fare il risvolto ai pantaloni per non apparire ridicolo, pochi capelli e lingua tagliante, occhi vispi come due tizzoni ardenti. Queste due erano le uniche tracce di sé che riconosceva in quello che sembrava un sacco vuoto che, in fondo, conservava ancora un po’ di gioventù.

Ma cos’è la vecchiaia? Se lo chiedeva in modo assiduo perché avrebbe dovuto scrivere un articolo che raccontasse cosa si provava raggiunta quell’età in cui, “la maggior parte delle persone erano già morte da un pezzo”. Non aveva intenzione di dare al suo scritto un’impronta nostalgica, melensa e grottesca. Decise di essere uno di quei vecchi raminghi che non si arrendono alla vita e, colto da un impeto di rivolta verso la sua condizione di senilità avanzata ecco che ricadde nella tentazione che definì la sua intera esistenza: chiamò un bordello.

Dall’altro capo del telefono rispose una donna che lui conosceva fin troppo bene, anche lei un tempo corpulenta e imponente era ormai la dimostrazione che l’età non è clemente con nessuno.

Dentro quel corpo incartapecorito, quella camminata trascinata e quella voce ridotta, la signora Rosa gestiva ancora egregiamente una casa di appuntamenti che aveva la nomina di essere la migliore in città!

Il professore era un cliente affezionato, avrebbe smosso mari e monti pur di soddisfare le sue richieste e lui non era certo privo di pretese! Desiderava una donna giovane, molto giovane e che fosse vergine. Gli sembrava il migliore dei modi per festeggiare il suo compleanno, così come pensava che sfuggire all’amore per una vita intera temendo che fosse una gabbia per uomini deboli, fosse stata una grande trovata! Un errore di gioventù che stava pagando al caro prezzo della solitudine.

“É che sto diventando vecchio, le dissi. Lo siamo già, sospiro lei. Il fatto è che non lo si sente dentro, ma da fuori tutti lo vedono.”

Una biografia retrospettiva, una voglia di rivalsa per quel tempo perduto a credere che il mondo fosse bianco o nero per poi scoprire, nel periodo della decadenza corporale, che la vita non è altro che guardare ammaliati all’interno di un caleidoscopio, forme e colori che si intersecano fino a far venire letteralmente le vertigini.

Leggendo queste pagine così genuine e intense ho trovato dei riferimenti uguali e contrari al romanzo “Le notti bianche” di Dostoevskij, probabilmente sembrerà folle accostare le due opere, non intendo profanare il sacro tempio della letteratura classica, semplicemente si è radicata in testa l’assoluta convinzione che sotto qualunque cielo, in qualsiasi parte del mondo, che sia anche per un piccolo secondo, tutti hanno il diritto ad essere felici a prescindere dalle loro scelte e, questo, non è forse abbastanza?

Arrivò la sera dell’appuntamento e il professore apprese l’ultima lezione della sua vita, quella più importante: l’amore non risparmia mai nessuno!

“C’era una stella sola e limpida nel cielo di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.”

Nella giornata internazionale del libro, dedico a Marquez un grazie particolare, il suo simbolismo magico che sembrava così distante all’inizio del romanzo si celava invece con orgoglio tra i pensieri del protagonista, una lettura rivelatrice che ci ricorda che ogni medaglia ha sempre due facce e in fin dei conti, quando lanciamo in aria una moneta non otteniamo una risposta ma solo la metà di un consiglio.

Nulla è immutabile.

Buona lettura!