Op. Millennium, l’impegno dei Giglio-Tripodi sulle Regionali 2020: così la ‘squadra’ rastrellava voti

La frase shock di Vincenzo Giglio: 'Se parlo io devono costruire altri due carceri'

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Una vera e propria ‘squadra’ a caccia di voti, capitanata dai fratelli Vincenzo e Mario Giglio che, in occasione delle elezioni regionali del 26 gennaio 2020, aveva riattivato i rapporti, già da tempo esistenti, con le più terribili articolazioni della mafia reggina, al fine di determinare l’elezione di Lucia Caccamo, moglie del politico reggino Pasquale Tripodi, impossibilitato a candidarsi per pregresse vicende giudiziarie.

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E’ quanto emerge dalle carte dell’operazione Millennium. Lo scambio elettorale politico mafioso è solo una delle innumerevoli e tristi pagine che testimonia ancora una volta gli intrecci tra la politica e la criminalità. Una delle contropartite al sostegno elettorale fornito dalla ’ndrangheta era il garantire agli esponenti delle cosche corsie preferenziali nel disbrigo delle pratiche nel settore medico. Ma non solo.

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Gli appartenenti al gruppo Giglio si determinavano a sostenere, facendo convogliare pacchetti di voti a seguito di accordi con la criminalità organizzata, i candidati Alessandro Nicolò e Sebastiano Romeo, entrambi politici di lungo corso e all’epoca consiglieri regionali in carica, con lo scopo, espressamente dichiarato, di ottenere lucrose controprestazioni, frutto del sostegno elettorale. Ma la mossa si rivela infruttuosa perchè entrambi i nomi finiscono nell’inchiesta del 2019 “Libro Nero”.

Vincenzo Giglio è già incappato in guai giudiziari. Di professione medico, insieme a suo fratello Mario, avvocato, ha subito in passato una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. 

A loro, non interessano i partiti. Poco contano le ideologie, l’importante, come evidenziato anche dal procuratore dott. Ignazzitto, è trovare il migliore offerente.

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E così la ‘squadra’ dei Giglio, inizialmente avrebbe scelto una strategia bipartisan puntando su Alessandro Nicolò Sebastiano Romeo. L’interesse però si sposta, secondo gli inquirenti, su un altro politico di lungo corso, Pasquale Tripodi, ex assessore regionale di centrodestra che non può candidarsi direttamente “alla luce di pregresse vicende giudiziarie”. In campo, viste le condizioni di incandidabilità, scende la moglie Lucia Caccamo, e così gli indagati si attivano per rastrellare voti.

Ma quale era la contropartite in cambio del sostegno elettorale. Favori e privilegi in primis. Nello specifico, si legge nell’ordinanza

“spesso la contropartita messa sul piatto dagli indagati era proprio rappresentata dal garantire agli elettori corsie preferenziali nel disbrigo di pratiche nel settore medico“.

Dalle intercettazioni emerge poi una chiara spregiudicatezza degli indagati.

In particolare Vincenzo Giglio spiega di non avere paura delle indagini e si dice “in grado di preservare – rispetto alle incursioni degli inquirenti – il proprio patrimonio di conoscenze criminali“.

E ancora.

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Se apro la bocca io, altro che Arghillà dovevano fare, ne devono fare uno a Sbarre e uno a Gebbione per quello che so”.

Tra i benefici, si inseriscono anche,

assunzioni e benefici clientelari presso privati ed Enti pubblici, l’ottenimento di finanziamenti pubblici e al recupero del credito vantato da strutture sanitarie private presso la Regione Calabria, la velocizzazione nell’ottenimento di visite mediche in strutture ospedaliere, l’agevolazione per l’ottenimento o la maggiorazione di pensioni di invalidità“.