Africo, omicidio Pangallo: quando la morte corre sul filo del rancore familiare

Si sono costituiti Santoro e Pietro Favasuli, sospettati di avere ammazzato ad Africo il giovane Salvatore Pangallo

Prima uno, poi l’altro: non hanno retto alla caccia a tappeto che i carabinieri di Bianco avevano predisposto per la loro cattura. Santoro e Pietro Favasuli (di 62 e 23 anni), ritenuti responsabili dell’omicidio di Salvatore Pangallo, si sono consegnati spontaneamente in caserma a distanza di poche ore l’uno dall’altro.

Storia di un rancore familiare

I due, padre e figlio, sono ora in stato di fermo in attesa dell’udienza di convalida da parte del Gip del tribunale di Locri. è una storia intricata quella dell’omicidio del giovane africese; una storia che probabilmente si lega a dissapori passati e mai sopiti tra le due famiglie che vivono a pochi passi di distanza nelle campagne del piccole centro reggino. Una storia finita nel peggiore dei modi, seguendo un copione che si pensava orami sepolto e che invece si ripropone uguale a se stesso, e che questa vota ha lasciato sul terreno un giovane di 25 anni. Ci sarebbero dissidi legati ai confini terrieri alla base del fatto di sangue tra due famiglie legate tra loro da legami di parentela.

Fuoco che brucia

Da quanto emerge in queste prime fasi d’indagine, sembra che i due Favasuli – considerati estranei alle dinamiche del crimine organizzato – abbiano premeditato l’azione prima di metterla in opera, tanto da presentarsi nei pressi della casa delle vittime portando con se l’arma che è servita per l’omicidio (potrebbero essere due le armi utilizzate, ma toccherà aspettare la relazione balistica degli esperti sui calibri dei proiettili, almeno una decina, rimasti sul terreno) e che non è ancora stata ritrovata dalle forze dell’ordine.

Dalle prime ricostruzioni, l’omicida non ha lasciato tempo alla vittima di reagire: numerosi i colpi che lo hanno raggiunto al corpo non lasciandogli scampo. Inutile anche il disperato tentativo del padre di Pangallo che ha tentato inutilmente di mettersi in mezzo tra l’assalitore e il figlio, finendo però con l’essere colpito a sua volta in modo non grave. Subito dopo gli spari i due presunti omicidi si erano poi allontanati dal luogo, correndo a piedi lungo i campi che circondano l’abitazione. A dare l’allarme era stata la giovane fidanzata di Pangallo, arrivata sul posto pochi minuti dopo gli spari. Da quel momento, la rete tesa dagli investigatori coordinati dalla procura di Locri si è stretta forte, con decine di perquisizioni e controlli sul territorio che hanno convinto i due fuggiaschi a consegnarsi alle forze dell’ordine. I due sospetti sono accusati di omicidio premeditato e porto abusivo di arma da fuoco.