Regionali, il csx ha fretta di scegliere il candidato: scatto di Falcomatà per sfidare Occhiuto
I retroscena, le ipotesi e i nomi del csx per sfidare alle urne Occhiuto: passo indietro di Irto e Trididico, si va verso una corsa a 3. Possibile il più avvincente e infuocato dei duelli…
02 Agosto 2025 - 18:24 | di Pasquale Romano

Occhiuto ha fatto la prima mossa, il centrosinistra deve rispondere nel più breve tempo possibile. Non si può certamente parlare di partita a scacchi, gioco che notoriamente vede calma e prudenza come principali virtù, la rapidità necessaria farebbe piuttosto pensare ad una gara di ping pong.
Il presidente dimissionario e ricandidato Occhiuto ha rotto gli indugi da abile stratega, giocando d’anticipo e cogliendo di sorpresa un centrosinistra che aveva appena organizzato i primi tavoli di coalizione in vista delle elezioni regionali originariamente fissate per l’autunno del 2026.
L’azzardo di Occhiuto ha obbligato il centrosinistra a frantumare ogni orologio, velocizzando oltremodo il correre delle lancette. Dopo qualche ora di comprensibile smarrimento, la coalizione trainata dal Pd si è subito mossa per trovare le contromisure alla sorprendente decisione di Occhiuto.
La filosofia che anima i partiti di csx in questa calda estate 2025, è chiara: “Ogni giorno in più pesa come fosse un mese, dobbiamo sbrigarci a trovare il candidato e stilare un programma”. Non c’è una deadline precisa fissata dal centrosinistra per ufficializzare il nome del candidato che sfiderà Occhiuto alle urne, la convinzione però sarebbe quella di non andare oltre Ferragosto, con soli 13 giorni che separerebbero quindi dalla scelta.
Quali gli scenari e i nomi in campo? La possibilità che si arrivi a quella che sarebbe il duello più sentito, atteso, melodrammatico e quasi shakespeariano non sono poche. Il riferimento è ovviamente a quel “Occhiuto vs Falcomatà” che richiamerebbe i western di Sergio Leone e regalerebbe una campagna elettorale da fuoco e fiamme.
Secondo quanto raccolto infatti, il sindaco di Reggio Calabria (per varie ragioni) al momento sembra essere l’opzione privilegiata dal centrosinistra. Quali i fattori a favore di Falcomatà? In primis, le rinunce altrui. Si sarebbero detti infatti ‘non disponibili’ alla corsa per la presidenza della Regione Calabria il senatore e segretario dem Nicola Irto e l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Pasquale Tridico. Queste le prime scelte in campo, secondo questi rumors però si tratta di nomi da scartare.
Quello che in teoria sarebbe stato il rebus principale (candidato con il timbro Pd o S 5 Stelle?) a causa dell’accelerazione impressa da Occhiuto e i tempi ristrettissimi, potrebbe diventare un problema secondario. Il nome del partito che dovrà indicare il candidato alla presidenza della Regione Calabria non è più così centrale nel dialogo di coalizione, in favore di un profilo che dovrà essere il più appetibile possibile per attrarre il consenso degli elettori calabresi.
Sono 3 (e mezzo…) secondo le ultime indiscrezioni, i nomi favoriti per la corsa. Tutta l’area metropolitana reggina del Pd, ma non solo, spinge con forza per Giuseppe Falcomatà. A partire dal consigliere regionale Giovanni Muraca, sino a coinvolgere aree dem di Cosenza e di Catanzaro, è questa la candidatura che viene spinta con decisione.
Forte di un doppio mandato da sindaco e presidente metropolitano di Reggio Calabria, ben collegato con Anci nazionale, uscito con l’assoluzione dalla vicenda Miramare, Falcomatà viene visto come il nome giusto per sfidare Occhiuto anche da un punto di vista dialettico e della comunicazione. Le numerose stilettate reciproche degli ultimi mesi sarebbero in questo caso un prelibato antipasto in vista di quella che sarebbe una campagna elettorale scintillante. ‘Falcomatà il candidato del csx? Così fosse non vediamo l’ora, lo aspettiamo a braccia aperte nel duello delle elezioni’, ha sentenziato ieri dagli Stati Generali di Forza Italia l’on. Francesco Cannizzaro.
La corsa di Falcomatà verso la candidatura sarà sprint ma non semplice. Due i competitors principali da affrontare, uno interno e uno esterno al Partito Democratico. In casa dem infatti c’è chi spinge per la candidatura di Ernesto Alecci, attuale consigliere regionale dem, supportato dal collega e capogruppo Domenico Bevacqua e da altri esponenti calabresi del Pd.
Una spinta propulsiva che -a sentire fonti interne al Pd- sarebbe meno intensa e variegata rispetto a quella a favore di Falcomatà, il quale può contare sull’appoggio di numerosi amministratori calabresi fuori dai confini reggini e anche sulla questione territoriale. Gli ultimi candidati di csx alle Regionali infatti (Loiero, Oliverio, Callipo e Bruni) sono stati espressione di altre città, ‘adesso tocca a Reggio Calabria’ affermano i dem reggini con forza.
Falcomatà deve però vedersela anche con gli alleati del Movimento 5 Stelle, che sul piatto delle 6 regioni che andranno al voto nel 2025 (la Calabria si è aggiunta alle già note Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia) non hanno intenzione di cedere troppe postazioni ai dem.
Il partito di Giuseppe Conte, ricevuta l’indisponibilità di Pasquale Tridico, sembrerebbe aver deciso per la deputata Vittoria Baldino, una delle principali ‘nemiche’ da un punto di vista politico del Governo Occhiuto, con ripetute uscite sulla stampa in particolare per quanto riguarda la sanità.
Il duello a 3 per la candidatura alla presidenza della Regione Calabria vede nei panni di quarto incomodo Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano. E’ il nome su cui punta con forza in modo particolare Avs, secondo i rumors però l’opzione meno probabile tra le 4.
Saranno giorni intensi e infuocati quelli che porteranno alla definitiva fumata bianca del csx per scegliere il nome da opporre ad Occhiuto alle elezioni regionali. Infine, da ribadire l’aspetto tecnico procedurale rispetto ad una eventuale candidatura e incompatibilità di Giuseppe Falcomatà alla presidenza della Regione Calabria.
In caso di candidatura, Falcomatà non dovrà dimettersi da sindaco di Reggio Calabria prima delle elezioni, nè dovrà farlo subito dopo. Le norme infatti prevedono, in questi casi, che il soggetto ha sino a 180 giorni di tempo, dal giorno dell’elezione, per risolvere l’incompatibilità tra le due cariche, dimettendosi da uno dei due ruoli.