Locride, odissea tamponi: anche 5 giorni di attesa per l'esito

Il nostro racconto sulla procedura dei tamponi nella Locride. In arrivo un cambio di rotta

«Mi scusi non ho tempo, e comunque io sono l’ultima ruota del carro, non è a me che deve chiedere».

Il giovane medico dell’Usca (le unità speciali di continuità aziendale che operano ai quattro angoli della provincia) in servizio al pronto soccorso di Locri è gentile ma fermo. Dalla sua postazione ricavata in un bugigattolo strappato all’ingresso – tra il frastuono degli operai al lavoro che occupano quasi metà dello stanzone, e i tentativi rumorosi dei parenti dei pazienti ricoverati di bypassare il cerbero sulla porta per entrare – il medico riceve i pazienti che via via arrivano, ed esegue il tampone faringeo per rilevare eventuali positività al covid. Sul piazzale esterno, la tenda blu che doveva funzionare da pre triage, resta amaramente sbarrata, come un monumento impolverato e cadente all’inadeguatezza della sanità nella Locride.

Bardato di tuta, guanti, doppia mascherina e visiera di plastica, il giovane dottore esegue l’operazione con ritmi da catena di montaggio per ottimizzare i tempi. Ed è qui che la catena si spezza. L’ospedale di Locri, come noto, non può processare i tamponi per conto suo e, come il resto della provincia, deve rimbalzare la pratica al laboratorio di Reggio. L’ospedale di contrada Verga non è abilitato all’operazione (e d’altronde nel laboratorio analisi dell’ospedale che dovrebbe servire un territorio fatto di 42 comuni, non esiste il macchinario adatto e comunque non ci sarebbe il personale necessario e adeguatamente competente per eseguire gli esami) e quindi i tamponi raccolti finiscono su una navetta che li trasporta verso il laboratorio di via Willerman. Qui, si mischiano agli altri in arrivo dal resto della provincia, con il risultato che per ottenere un verdetto si può aspettare anche fino a 4 o 5 giorni, visto il volume in continuo aumento di esami che vengono processati in questi giorni.

Il risultato concreto di questa bizantina scelta aziendale si concretizza con il paziente che torna a casa – fatte salve ovviamente le emergenze che vengono fatte transitare lungo un percorso separato – in attesa di essere richiamato nei giorni a seguire per l’intervento programmato e incrociando le dita nella speranza che durante il periodo tra il tampone e l’intervento, lo stesso paziente non entri in contatto con un positivo, infettandosi a sua volta.

Dal 1° novembre test antigienici

Una scelta paradossale che ha fatto andare su tutte le furie i primi cittadini del territorio che hanno strappato al Prefetto la possibilità di eseguire a Locri, dai primi giorni di novembre, i tamponi antigienici che sfornano il risultato (che comunque, in caso di riscontrata positività, necessita dell’ulteriore conferma del tampone faringeo) in poco più di mezzora. Un cambiamento epocale che potrebbe però riguardare solo gli esami relativi ai pazienti che necessitano dell’ingresso in ospedale, risolvendo quindi l’impasse direttamente legato al nosocomio ma lasciando inalterata la trafila per il resto dei tamponi del territorio.

«Quello dei tamponi antigienici sarebbe un bel passo avanti – riferiscono fonti interne alla direzione sanitaria – ma la verità è che per ora sappiamo solo quello che abbiamo letto sui giornali. Noi siamo pronti, ma qui a Locri non è ancora arrivata nessuna comunicazione ufficiale dai piani alti, né sono arrivati i macchinari e i reagenti che servono a processare questo tipo di test».

I numeri del contagio intanto continuano a crescere – anche se con un ritmo inferiore alle zone più colpite del Paese – così come crescono le richieste dei tamponi da processare, in un vortice che non può che finire nell’imbuto dell’ambulatorio reggino. E proprio per evitare intasamenti che potrebbero causare ulteriori rallentamenti in questa elefantiaca trafila, i 98 tamponi eseguiti sui migranti sbarcati nel porto delle Grazie di Roccella, sono stati inviati direttamente nel laboratorio di Catanzaro.