Palazzo di giustizia fermo da 20 anni. Arena lancia una sfida allo Stato: 'È ora di completarlo'

Secondo il Presidente del Tribunale di Reggio Calabria, lo Stato gioca una scommessa: "Se saprà rispondere, bene, altrimenti vorrà dire che, qui, si è arreso"

L’eterna opera incompiuta di cui molti si lamentano, ma che nessun osa tirar fuori dal cappello nel lungo elenco di cose che dovrebbero essere portate a termine nella città di Reggio Calabria. A parlare dello “storico” Palazzo di Giustizia, fermo lì sull’argine del Calopinace, è stato il Presidente del Tribunale Mariagrazia Arena, durante il suo intervento al convegno nazionale “A Sud della giustizia”.

“A Sud della giustizia” e l’edilizia giudiziaria

Il Consiglio Nazionale Forense ha organizzato il convegno “A Sud della Giustizia”, in collaborazione con l’Università Mediterranea. Un evento molto partecipato a cui hanno preso parte la presidente facente funzioni Cnf Masi e il presidente dell’Ordine avvocati di Reggio Calabria Infantino. E ancora il vicepresidente Csm David Ermini, la ministra Mara Carfagna e il sottosegretario Francesco Paolo Sisto.

Un appuntamento prestigioso, per il quale è stata scelta la cornice di Reggio Calabria. Scelto che, secondo il presidente del Tribunale, non è affatto casuale.

“Se questo convegno si è fatto a Reggio Calabria – ha detto Mariagrazia Arena – e per questo ringrazio il consiglio per la grande attenzione al nostro distretto giudiziario, una ragione ci sarà”.

Parte del lungo convegno tenutosi nella giornata di ieri, che ha visto la presenza anche del vicesindaco metropolitano Carmelo Versace e della vice presidente regionale Giusi Princi, è stato incentrato sull’edilizia giudiziaria, vero e proprio tasto dolente della comunità reggina che, da 20 anni, attende di veder completato il suo palazzo di giustizia.

“L’edilizia giudiziaria, a mio avviso – ha detto all’aula Quistelli la dott.ssa – deve rispondere a due criteri, la funzionalità di cui parleremo in seguito e, più importante, l’immagine che vogliamo veicolare per la giustizia.

È di fondamentale importanza capire che immagine vuole dare la legge di se stessa. Studi psicologici ci dicono che il luogo, lo spazio fisico condiziona il comportamento delle persone. Dunque l’atteggiamento della gente si conforma alla solennità del luogo o anche al degrado. Esempio classico, se passi in una strada sporca butti la carta a terra, se è pulita, invece, ciò non accadrà”.

L’incompiuto palazzo di giustizia di Reggio Calabria

“Ho sentito parlare tanto di edilizia giudiziaria – ha proseguito la dott.ssa Arena – ma non ho sentito parlare del problema più grande per la città di Reggio Calabria. In questo territorio qual è l’immagine fornita alla popolazione? Quella del “nuovo”, se così si può dire, palazzo di giustizia che è lì da 20 anni perché mai completato? Sicuramente è un’immagine di incuria che non può che essere causata o dall’incapacità di risolvere i problemi o, ancora più grave, dalla mancanza di vero interesse a risolverli.

So perfettamente che il problema dei tribunali è generalizzato in tutta Italia. Ci sono palazzi privi di condizioni di sicurezza, abbiamo assistito alla lastra di marmo caduta sull’avvocato Buongiorno, attentati a magistrati, ma è a Reggio Calabria, nota a tutti per la presenza pervasiva della criminalità organizzata, che lo Stato dimostra un mancato interesse al cittadino a causa dell’immagine del degrado di questo palazzo. Tutto ciò, a fronte di una criminalità che manifesta, invece, plasticamente il proprio controllo del territorio. E dunque, mi chiedo perché le persone dovrebbero riporre fiducia e fare affidamento nella giustizia? Perché osservare le leggi? È un cane che si morde la coda”.

È un appello accorato quello che la Presidente Arena rivolge all’aula Quistelli, ma ancora oltre, allo Stato italiano, affinché gli abitanti della città dello Stretto possano riporre nuovamente la loro fiducia nelle istituzioni.

“Quello del palazzo di giustizia di Reggio Calabria è problema che va risolto a tamburo battente, i cittadini non possono star dietro a queste cose per capire che ci sono stati problemi procedurali, di gare di appalto, di impugnative, aggiudicazioni, di mancate aggiudicazioni. La gente non sa niente di tutte queste cose, la gente vede solo un palazzo lì da 20 anni, per cui c’era stato un finanziamento iniziale di 87 milioni forse di lire.

Io penso che andrò in pensione e lui sarà ancora lì, non finito. Entrano gli zingari per rubare il rame. Nessuno mai è riuscito a risolvere il problema. Il Ministero della giustizia che so, si sta impegnando nell’edilizia giudiziaria e spero proseguirà concretamente”.

I disagi del distretto giudiziario

Lo scheletro dell’incompiuto palazzo di giustizia di Reggio Calabria non è solo sconfortante da vedere, è anche un pugno allo stomaco per quanti sono costretti a lavorare, o addirittura a non poter lavorare, a causa dello spazio ancora oggi mancante che, invece, potrebbe esser loro offerto con l’ultimazione dell’opera.

“Il palazzo di giustizia è un’incompiuta storica ed è doveroso parlarne perché lì dentro potrebbero esserci 30 aule, un archivio di 4 mila metri ed un maxi parcheggio. Tutto questo mentre noi diventiamo pazzi per trasferire l’archivio a Mortara e viviamo ospiti in un immobile comunale dove dobbiamo fare i salti mortali per celebrare i processi perché le aule sono insufficienti.

In pratica mi trovo ad avere più giudici che aule, con il colmo che non posso celebrare le udienze perché non ho gli spazi ,nonostante l’aula bunker che condividiamo con la Corte di Appello. È un problema di immagine, di ciò che vuole lo Stato a Reggio Calabria”.

Non ha remore la Presidente a rimarcare le condizioniindecorose” in cui operano, oggi, magistrati, personale di cancellerie, avvocati e in cui sono costretti a trovarsi anche gli stessi utenti.

“La gente, ormai, si è rassegnata. L’occasione che ci viene adesso fornita dovrà servire da stimolo per incentivare una risoluzione immediata. Se lo Stato adesso fallisce a Reggio Calabria tanto vale mettere i sigilli ai nostri cancelli e starcene a casa tranquilli”.

L’atavico problema del personale

Il problema non è solo la mancanza di spazi adeguati, ma anche di carenza del personale.

“Un ufficio distrettuale come quello di Reggio Calabria – ha spiegato, infine, la dott.ssa Arena – è privo di un dirigente e mancano quattro direttori. La sottoscritta, che non è Nembo Kid, deve fare il presidente del tribunale, il direttore, il dirigente dell’ufficio del giudice di pace e il coordinatore, tutto questo senza autonomia finanziaria.

Spero davvero che con le nuove assunzioni anche noi verremo supportati. In alcuni periodi ho avuto la difficoltà di non avere neanche un dipendente. Ora è arrivato il momento di essere concrete. Ovviamente vedo che c’è stato un grosso impegno dal punto di vista della digitalizzazione e anche assunzionale da parte del Governo, ma bisogna continuare su questa strada per raccogliere i frutti, forse, fra un paio di anni”.

Mariagrazia Arena ha concluso lanciando una sfida alle istituzioni:

“Il palazzo di giustizia è la scommessa che lo Stato deve giocare su Reggio, se sarà capace di risponde, bene. Altrimenti vorrà dire che lo Stato, qui, si è arreso”.