Piano Sud 2030, Provenzano a Gioia Tauro: 'Garantiremo il diritto a restare'

"La prima causa di fuga non è la mancanza di lavoro, ma la sfiducia sulle prospettive di futuro del Sud, da qui a dieci, vent’anni". Le parole del Ministro Provenzano

Il Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, questa mattina è arrivato a Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria insieme al Presidente del Consiglio ed al Ministro per l’Istruzione per presentare il Piano per il Sud 2030. Una presenza ben gradita dai calabresi, stanchi di essere ignorati se non in tempo di elezioni, che era stata riservata alla nostra regione, ed alla nostra provincia in particolare, al CDM del mese di aprile tenutosi proprio in centro città.

In un lungo post sulla sua pagina Facebook, Giuseppe Provenzano riassume il suo intervento alla conferenza che ha visto la partecipazione di cittadini e studenti desiderosi di conoscere le loro sorti.

“L’Italia ha molte fratture. Le disuguaglianze e le divisioni si combinano e si accentuano nei luoghi. Colmare i divari territoriali non è solo un atto di giustizia, è la leva essenziale per attivare il potenziale di sviluppo inespresso del nostro Paese.

Hanno raccontato a lungo un’emergenza immigrazione, per mesi hanno parlato di invasione. Non guardavano al Sud che si svuota, ai paesi che si spopolano, all’esodo delle nuove generazioni che rappresenta la vera emergenza nazionale. Manca il lavoro buono, certo. E servizi di qualità: scuola, salute, mobilità. Ma la prima causa della fuga, o della fatica di quelli che restano, è l’incertezza e la sfiducia sulle prospettive di futuro del Sud, da qui a dieci, vent’anni. Partire dovrebbe essere una possibilità, ora è di nuovo una necessità, l’unica via per migliorare le proprie condizioni di vita. I giovani devono essere liberi di andare, ma devono avere anche l’opportunità di tornare. Il nostro compito è garantire il “diritto a restare”, rendere il Sud non solo “attraente”, com’è, ma anche “attrattivo”: di investimenti, persone, nuove idee”.

Provenzano prosegue:

“L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Nessuno si salva da solo. La sfida del Sud è la più difficile di tutta la nostra storia unitaria. Ma non è una causa persa. C’è una grande vitalità e capacità di innovazione, nelle forze sociali e imprenditoriali, nelle forme della cittadinanza attiva, in luoghi che rappresentano il cambiamento possibile, in realtà che sperimentano già quel modello di sviluppo sostenibile che vogliamo perseguire.

La politica ha il compito di creare e diffondere condizioni di benessere, accelerare e supportare i processi virtuosi. La premessa è dare risposte alle emergenze e ai bisogni, dove necessario riconquistare territori e cittadini alla legalità.

Lo sviluppo e la coesione sono “missioni”. Non riguardano solo i meridionali, ma tutti coloro che sono impegnati nella battaglia per rendere l’Italia un paese più giusto e avanzato. Le istituzioni e i cittadini, la politica e la società devono combatterla fianco a fianco. Consapevoli delle difficoltà, certo, ma anche del mare di opportunità che abbiamo di fronte. Possiamo aprire una nuova pagina.

Dobbiamo scriverla insieme”.