Porto di Reggio, addio al vecchio attracco per Ferry Boat

Un pezzo di storia della città scompare. Da capire il futuro dei pezzi smontati, dal valore storico importante

Reggio Calabria si prepara a salutare il vecchio attracco per Ferry Boat al porto. Un pezzo di storia della città smantellato, a nulla sono valsi gli appelli dei cittadini e di alcune associazioni come Fondazione Mediterranea.

“Le Istituzioni stavolta non sono state sorde alla richiesta di tutela e restauro, avanzata dalla Fondazione Mediterranea: non distruggere il vecchio attracco dei ferry-boats e, piuttosto, conservarlo nell’edificando Museo del Mediterraneo come parte di un percorso museale sulla storia dei trasporti nell’Area dello Stretto.

Il vecchio attracco dei traghetti, infatti, costituisce un cimelio, è la memoria di un periodo di storia cittadina che dev’essere valorizzato con una conservazione restaurativa che ne faccia un po’ il simbolo di quell’integrazione dell’Area dello Stretto che a parole nessuno rigetta.

Ma le Ferrovie, notoriamente molto poco attente ai dettagli culturali, hanno deciso per la demolizione o, come da loro affermato, per il riutilizzo in altre sedi (grande improbabile scusa: non esistono altri porti in cui riutilizzare le infrastrutture di cui si parla)”.

Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, un paio di mesi fa si era schierato a difesa del vecchio attracco dei ferry boats al porto di Reggio Calabria.

Il primo collegamento tra le sponde con mezzi navali in grado di trasportare carri ferroviari è datato 1 novembre 1899 ed è organizzato in base agli studi dell’ingegnere navale Antonino Carabetta. Questi, insieme all’ammiraglio Giovanni Bettolo, aveva superato in Parlamento le critiche dell’allora Ministro ai Lavori Pubblici, che definiva ridicolo pensare di impiegare risorse pubbliche “per quattro ceste di frutta che passano da Messina a Reggio”.

Fu così che una prima coppia di navi, lo Scilla e il Cariddi, con locomozione a pale, di 50 metri di lunghezza e in grado di trasportare sei carri, cui si aggiunsero dopo un paio di anni il Calabria e il Sicilia, aprirono la nuova era di trasporti sullo Stretto. La tragedia del 1908 e i successivi eventi bellici del 1915/18 solo rallentarono i collegamenti, che ripresero con più vigore e mezzi più moderni nel ventennio tra le due guerre.

Il secondo dopoguerra diede un ulteriore impulso ai collegamenti, che si adattarono alle nuove esigenze ferroviarie. Ed è a questo periodo che risalgono i resti degli attracchi, vero esempio di archeologia industriale

 

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