Palmi, processo Alchemia: tornano in libertà gli imprenditori Ammiragli e D'Amico

Sono solo due gli imputati condannati per il reato di associazione mafiosa

Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capirne di più, ma un dato, dalla sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Palmi sul processo Alchemia, appare evidente: quelli che erano stati ipotizzati dagli uffici della procura, non erano fatti di mafia, non tutti almeno.

Sono infatti solo due gli imputati condannati per il reato di associazione mafiosa – Carmelo e Francesco Gullace, rispettivamente condannati a 18 e 15 anni di reclusione, e entrambi ritenuti espressione della cosca Raso-Gullace-Albanese di Cittanova – mentre per gli altri condannati (tutti sanzionati con pene dai 3 ai 5 anni) i giudici hanno escluso le aggravanti previste dal 416 bis.

A non reggere il vaglio dei giudici poi, l’ipotesi avanzata dall’accusa, sull’operatività della cosca Gagliostro-Parrello di Palmi.

Sono 19 infine le assoluzioni disposte dal tribunale di Palmi nei confronti di altrettanti imputati che erano finiti alla sbarra in seguito all’operazione congiunta della Dia di Genova e dei reparti mobile di Genova, Savona e Reggio Calabria.

L’indagine risale al 2016 e ipotizzava l’esistenza di un gruppo criminale sviluppato tra la Calabria e le coste liguri che avrebbe puntato i propri interessi verso quei settori economici da sempre nel mirino del crimine organizzato calabrese: sale slot, movimento terra, l’edilizia e il trattamento dei rifiuti. Un’operazione che secondo gli inquirenti sarebbe stata possibile solo grazie all’aiuto fondamentale di una serie di prestanome, ma che, almeno in primo grado, si è scontrata con la sentenza del tribunale di Palmi che ha di molto ridimensionato la portata delle accuse.

«La sentenza Alchemia – ha dichiarato l’avvocato Antonino Napoli – ha dimostrato che non tutto è ‘ndrangheta e che il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso non può diventare un buco nero che, grazie alla sua forza di gravità, attrae tutte le altre condotte che mafiose non sono».

Per gli imprenditori Alfredo Beniamino Ammiragli (difeso dagli avvocati Antonino Napoli e Leonardo Lanucara) e D’Amico Vincenzo (difeso dagli avvocati Antonino Napoli e Giuseppe Catalano) il Tribunale ha escluso la loro partecipazione alla cosca Gagliostro-Parrello ed ha riqualificato la loro condotta in semplice assistenza agli associati e, riconoscendo loro le circostanze attenuati, a fronte della richiesta del P.M di condanna a 10 anni di reclusione, per il primo, e 11 anni di reclusione, per il secondo, sono stati condannati entrambi ad 1 anno e 8 mesi (pena sospesa per D’amico).

Il Tribunale di Palmi ha disposto per Alfredo Beniamino Ammiragli e Vincenzo D’Amico la revoca della loro carcerazione e l’immediata rimessione in libertà dopo aver trascorso 4 anni di carcerazione preventiva.