Rinascita-Scott, entra nel vivo il processo alle cosche vibonesi

450 imputati, 224 parti lese, 250 pagine di capi d'imputazione: ecco i numero del maxi processo

Oltre 450 imputati, 224 parti offese, 26 udienze previste in poco più di un mese: ha iniziato a muovere i primi passi l’elefantiaco procedimento Rinascita-Scott contro le cosche vibonesi incardinato dalla distrettuale antimafia di Catanzaro. Un procedimento enorme – il secondo per numero di imputati dopo il maxi processo a Cosa nostra palermitana imbastito da Falcone e Borsellino – per cui ci sono volute 250 pagine delle quasi 2000 totali dell’ordinanza d’arresto, solo per contenere tutti i capi d’imputazione e per il quale, in attesa del completamento dei lavori per la nuova aula bunker di Lamezia, il tribunale del capoluogo ha dovuto chiedere in prestito l’aula bunker del carcere romano di Rebibbia.

E così, nella stessa sala che ha ospitato negli anni i procedimenti contro il terrorismo delle nuove Br e quelli contro i carnefici delle stragi argentine ai danni di cittadini italiani durante la dittatura del generale Videla, hanno iniziato a sfilare gli imputati, grandi e piccoli, finiti in quello che lo stesso Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha definito “storico”.

E visto i numeri decisamente da guinness dei primati del procedimento – nella prima giornata sono servite quasi sei ore al presidente solo per le procedure relative all’appello dei presenti – servirà ancora del tempo per entrare nel vivo del dibattimento. La corte d’assise deve infatti decidere sulla richiesta di ricusazione presentata dagli avvocati Rotundo e Staiano nei confronti del Giudice per le udienze preliminari Claudio Paris che, durante la fase di indagine preliminare aveva deciso, come Gip, la riapertura delle indagini sull’omicidio di Alfredo Cracolici, capobastone della cosca di Maierato, fulminato da un commando di fuoco a Vallelunga nel febbraio del 2002.

Da considerare poi ci sono le dichiarazioni di uno degli imputati eccellenti finiti nel processo Rinascita Scott, l’avvocato Francesco Stilo, che nei prossimi giorni verrà ascoltato dai magistrati di Salerno (competenti territorialmente per le ipotesi di reato delle toghe del distretto di Catanzaro) a cui avrebbe già iniziato a raccontare fatti riguardanti alcuni magistrati catanzaresi: dichiarazioni che, a loro volta, potrebbero portare alla richiesta da parte degli avvocati difensori, dell’astensione per incompetenza funzionale nei confronti dello stesso Gup Paris.

«Questa indagine è una pietra angolare nella conoscenza della ‘ndrangheta e di questa nuova frontiera del crimine – ha dichiarato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri a margine della prima udienza del maxi processo – in questo procedimento c’è un’altissima percentuale di colletti bianchi e di quella che si definisce zona grigia, fatta di molti professionisti e uomini dello Stato infedeli che hanno consentito a questa mafia di pastori, caproni e gente rozza, con la forza della violenza e dei soldi della droga, di entrare mani e piedi nella pubblica amministrazione e nella gestione della cosa pubblica».