Quirinale, terza fumata nera. Salvini: "Soluzione vicina". Ma il centrosinistra insorge

Da Pd e 5 Stelle arriva l'avviso: "No alla Casellati, si rischia di far saltare tutto"

Niente da fare. Fumata nera anche al terzo scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica, l’ultimo dove per raggiungere il quorum servono 673 voti. Da domani, basterà la maggioranza semplice, ovvero 505 voti. Calano a 412 le schede bianche: boom di voti per Crosetto, che raccoglie 114 preferenze e quindi quasi il doppio dei grandi elettori di Fdi.

Quarto è il giurista Maddalena, votato da Alternativa c’è e dagli ex M5s, e che questa volta raggiunge i 61 voti. Casini ottiene 52 preferenze. I presenti e votanti in tutto sono stati 978, le schede nulle 22 e 84 i voti dispersi.Il presidente uscente Sergio Mattarella ha ottenuto oltre 120 voti.

Nel corso del quarto scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato, Giancarlo Giorgetti si aggiudica il quinto posto con 19 preferenze, Cartabia si ferma a 8 come Manconi, Bersani e Bossi a 7. Sei voti vanno a Cappato e altrettanti a Doria, Mastella e Moles, mentre Draghi ne incassa 5 e Berlusconi ne ottiene 4 come Gratteri, Belloni 3 e così anche Goretti. Tra chi ha ottenuto due preferenze c’è Vespa.

“Sono commosso, grazie, onorato” ha detto Guido Crosetto rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento ai voti presi durante lo spoglio per il Colle. Per Crosetto i voti dello spoglio per il Colle e le preferenze che ha raccolto dimostrano “la capacità del centrodestra, se volesse, di prendere voti anche fuori dal centrodestra”.

“Ho fatto la scelta di non continuare a votare scheda bianca per dare un segnale, ma ritengo che il centrodestra in questa partita si debba misurare” precisa Giorgia Meloni parlando con i giornalisti alla Camera. Fratelli d’Italia è in pressing perchè il centrodestra presenti domani un candidato unico al Quirinale e lo metta in votazione al quarto scrutinio per raggiungere le 505 preferenze necessarie per l’elezione. ‘Dovessi decidere io, domani metterei in campo uno dei nomi della rosa’, dice La Russa dopo il successo del voto su Crosetto.

Chi è fiducioso…e chi no

“Lavoro con fiducia, serietà e ottimismo. La soluzione può essere vicina”. Matteo Salvini mantiene l’ottimismo, alla vigilia di una giornata (quella di domani) che sarà decisiva per capire in quale direzione si andrà.

“FdI continua a ritenere imprescindibile una votazione compatta del centrodestra su un candidato della coalizione, come concordemente valutato nell’ultimo vertice. A Matteo Salvini il mandato di individuare, attraverso le sue molteplici interlocuzioni, il candidato più attrattivo tra quelli presentati ieri”. La risposta di Fratelli d’Italia appare ‘guardinga’, Meloni offre la mano a Salvini ma allo stesso tempo mette alle corde il leader della Lega.

Chi è molto meno ottimista, sino a paventare il rischio di una frattura, è il centrosinistra. Deciso e compatto il no di Pd e M5S alla candidatura di Casellati.

“Se domani si va al muro contro muro tra centrodestra e centrosinistra, si rischia di spaccare seriamente la maggioranza. Cerchiamo un nome condiviso tra centrodestra e centrosinistra”, le parole di Luigi Di Maio. Della stessa linea il pensiero del leader dei grillini, l’ex premier Giuseppe Conte: “Casellati non è un candidato qualsiasi, è una carica istituzionale e mettere in gioco una carica istituzionale per una contrapposizione senza una soluzione condivisa sarebbe un grande errore del centrodestra e un grande sgarbo per la carica della presidenza del Senato. Invitiamo il centrodestra a trovare un metodo e lavorare in modo condiviso senza un’iniziativa che metta un gioco le istituzioni”. 

Per il segretario del Pd Enrico Letta l’allarme è alto: “proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. rappresenterebbe in sintesi il modo più diretto per far saltare tutto”.

Anche per il deputato Pd Francesco Boccia, il rischio di una frattura è vicino: “O Salvini dice con chiarezza che la maggioranza è il suo punto di riferimento oppure, se va allo scontro, va a segnare la fine della legislatura. Se passa un presidente o una presidente con 505 voti raccolti fra cambiacasacca e gruppo misto, se si rompe la maggioranza, un minuto dopo, per quanto ci riguarda, è finita la legislatura, è una constatazione”.