Ragazza reggina stuprata in un servizio delle ‘Iene’: “Violentata due volte”
13 Marzo 2017 - 19:20 | di Pasquale Romano

Una storia triste, di degrado, come oramai troppe se ne vedono in Italia. Nel corso dell’ultima puntata de “Le Iene”, è andato in onda il servizio della giornalista Nadia Toffa incentrato sul caso di Annamaria Scarfò, una giovane ragazza della provincia di Reggio che ha deciso di raccontare la sua storia fatta di violenze subite.
“Avevo tanta paura, il mio cuore batteva forte, si muovevano solo gli occhi, erano la mia unica via di fuga. Ho solo pregato dentro di me che finiva tutto”, racconta lei stessa, di spalle, tornando con la memoria a 18 anni fa (quando aveva appena 13 anni), ai tempi delle violenze.
Il primo fidanzatino che si trasforma in un mostro, ma anche l’indifferenza di chi poteva e doveva aiutarla. Come il parroco del paese a cui lei, il giorno dopo la prima violenza, si era rivolta e che le ha consigliato di insabbiare la cosa. Parroco che è stato anche condannato ad un anno, pena sospesa, per falsa testimonianza.
Dal singolo al branco, le violenze si sono ripetute numerose, per anni. Quando Annamaria provava a ribellarsi, loro la picchiavano e la cospargevano di benzina, proferendole frasi terribili. “Mi usavano per scontare dei favori”. Dopo due anni di sofferenze, il branco voleva ‘usare’ allo stesso modo la sorella di Annamaria, è stata quella la molla che l’ha indotta a porre fine all’incubo, e denunciare tutto ai carabinieri.
Invece di incontrare la solidarietà del suo paese, Annamaria deve fare i conti con un’altra violenza, forse ancora più crudele e meschina. “E’ la ragazza che li ha provocati”. “E’ una prostituta, una infame”. “Bastarda che ha rovinato un paese, cagna lorda”. “Se l’è cercata”, alcuni degli insulti subiti da chi la circondava. Uomini, donne, mogli che provavano a difendere i mariti aguzzini, in tanti hanno contribuito a distruggere ulteriormente la vita della giovane reggina. Retaggi di una Calabria maschilista e omertosa che fanno vergognare.
C’è stato anche, fortunatamente, chi è stato vicino ad Annamaria. Il Comune di Cinquefrondi che l’ha supportata anche in aula, durante il processo, quando entrava e veniva insultata. A tanti anni di distanza, alla fine di un calvario che è stata sofferenza fisica e psicologica, il consiglio di Annamaria è quello di “Non tenere dentro questo dolore e denunciate, perché la giustizia esiste, è lenta ma c’è. Riprendetevi la vostra vita”.
Link Video:
http://www.iene.mediaset.it/puntate/2017/03/12/toffa-13enne-stuprata-dal-branco-e-ripudiata-dal-paese_10941.shtml
