Il Fellini svelato all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria

"Amo Reggio Calabria, uno dei posti più belli del mondo”, le parole dello sceneggiatore Gianfranco Angelucci

Si è concluso il seminario di Gianfranco Angelucci “La poetica visiva di Federico Fellini”. Chi c’era lo sa. Ciò che Gianfranco Angelucci, collaboratore storico di Fellini, sceneggiatore, scrittore, uomo di cinema e di rara sensibilità poetica ha voluto regalare a Reggio Calabria è molto.

Qualcosa che stordisce e lascia il segno. Sette giorni di immersione completa in una dimensione sospesa, in apnea, passati nel recinto sacro di Cinecittà, tutto il mondo fuori. Un’esperienza spirituale, un rito collettivo, un’occasione rara per trattare, con un maestro del racconto, temi che riguardano le profondità dell’animo umano, un regalo agli studenti e ai professori che vi hanno partecipato, un segno tangibile di eccellenza nella offerta formativa dell’Accademia che è stata aperta alla città.

Un prodigio in tempi bui, che si è concretizzato grazie al sostegno del Direttore Piero Sacchetti e all’appassionato slancio iniziale dell’ideatore, il prof. Riccardo Perricone, della Scuola di Scenografia dell’Accademia, scenografo dall’esperienza folgorante maturata tra le più prestigiose collaborazioni del teatro internazionale.

Le parole raccolte tra i partecipanti, nell’emozione finale di questa importante esperienza vissuta nell’Aula Magna dell’Accademia, rimandano ad altre domande, a inquietudini, all’ “animo in subbuglio”, a bellezza, solitudine, chiaroveggenza, umanità, innamoramento, consacrazione degli istinti, fedeltà a se stessi, arte, libertà.

E dopo la visione del premonitore “E la nave va” nel quale Fellini immagina profughi raccolti in mare, che salvano nella danza una umanità allo sbando, dopo l’ultimo film in programma, “L’intervista”, che proprio Angelucci ha sceneggiato con il Maestro, nel quale l’assalto dei nuovi selvaggi armati di antenne TV prefigura la morte del Cinema, cosa resta? Questo ultimo film sembrava finito così. Ma invece arriva la voce di Fellini: “A questo punto il produttore vorrebbe un po’ di speranza, almeno un raggio di sole. Mah, proviamo..” Ed ecco che appare il teatro di posa vuoto, enorme, pronto per la prossima avventura, entra un uomo con un Ciak in mano e gridando “si gira” dà il via a un nuovo inizio. A sinistra dell’inquadratura si staglia in silhouette un operatore ricciuto, dall’alto del dolly filmerà il futuro. È lui il raggio di sole, è Gianfranco Angelucci, l’uomo che ha vissuto con Fellini più di vent’anni, ha passato sette giorni ad illuminarci nell’aula magna dell’Accademia di Belle Arti e ha detto salutandoci nello stupore del mare in burrasca “Amo Reggio Calabria, uno dei posti più belli del mondo”.

di Patrizia Giancotti