La pandemia vista con gli occhi di Enrica BV: 'La moda resiste ma con una nuova consapevolezza'

Reggio Calabria, Enrica BV ai microfoni di Citynow racconta come la moda e la sartoria si sono dovute adattare ai tempi della pandemia

La stilista cosmopolita Enrica BV ai microfoni di Citynow ci racconta come il settore della moda ha affrontato la pandemia.

Enrica B.V. la stilista reggina per la donna mediterranea

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Pezzi unici, esclusivamente creati secondo le migliori tradizioni sartoriali. Creazioni che trasmettono la luminosità dell’Italia del Sud con colori vivaci, stampe fresche, tessuti leggeri e con trame innovative. Enrica BV crea il suo marchio dal gusto femminile e sofisticato tutto Made in Italy per donne dinamiche, con uno spirito innovativo e solari.

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Ai microfoni di Citynow Enrica Benedetta Vadalà ha deciso di raccontarsi e di come la pandemia, anche nel settore della moda, ha avuto i suoi momenti bui.

La pandemia e il lockdown hanno dato, come in tutti i settori, una botta d’arresto. Da un punto di vista creativo cosa ha significato per te?

“Il Covid-19 ha chiuso un’era e ne ha aperta un’altra. Abbiamo capito che siamo tutti interdipendenti, tutti collegati e che se Tizio non lavora e guadagna, non lavora e guadagna neanche Caio”.

“Per quanto riguarda la creatività ci sono due scuole di pensiero. Alcuni sostengono che sotto stress e pressione si lavora meglio e di più; altri il contrario. Ecco, io prediligo calma e quiete”.

“Ora, non spetta a me giudicare le scelte del Governo, dirò solo come ho vissuto il lockdown e sono consapevole di essere stata fortunata”.

“Lavoravo per un dopo che non sapevo quale sarebbe stato”

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“Sono uno spirito libero, non amo le imposizioni ed ho avuto difficoltà ad accettare la chiusura totale. Mi sembrava irrealistica e contro natura Lavoravo per un dopo che non sapevo quale sarebbe stato e la mia mente non era quindi leggera. La creatività ne risente, ovvio. Alcuni giorni ero completamente bloccata.
Adesso la situazione generale non è molto cambiata, faccio del mio meglio nonostante le paure ed i giorni no con la speranza di vendere la prossima collezione primavera/estate, creata appunto durante la pandemia”.

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La moda ha cercato di rialzarsi. Anche le sfilate hanno dovuto adeguarsi. Come ti sei dovuta adattare nel tuo piccolo?

“Ho avuto un periodo di stop, come tutti. Poi ho ricominciato a progettare la collezione con la speranza di poter vendere e che le persone abbiano le possibilità di acquistare”.

“Per la prossima stagione ancora non sappiamo se si potranno creare sfilate. Se ci saranno matrimoni o altri eventi, se si potrà cenare fuori o addirittura andare a ballare. I miei abiti sono per occasioni, più o meno importanti, quindi è fondamentale, per la mia attività, che la vita sociale riparta, in sicurezza ovviamente”.

“Nel frattempo sto creando il mio e-commerce, in modo da poter raggiungere un pubblico più vasto ed arginare i periodi di chiusura totale”.

Quale iniziativa di beneficenza legata al mondo della moda ti è piaciuta o colpito di più?

“Mi ha colpito la prontezza di Giorgio Armani. Ha una mente che ragiona a lungo termine e con velocità. E’ stato il primo a febbraio a sfilare a porte chiuse ed a convertire tutti i suoi stabilimenti per produrre camici monouso da donare a medici ed infermieri.
Poi denuncia l’enorme spreco di vestiario: troppe sfilate all’anno, troppe collezioni e decide così di ridurre la produzione in favore anche della qualità e di spostare le sue sfilate da Parigi a Milano, per favorire l’economia italiana”.

“Mi sono piaciuti molto anche Chiara Ferragni e Fedez. Con la loro raccolta fondi, destinata alla creazione di nuovi posti letto all’interno del reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano.
Hanno anche portato personalmente la spesa a casa di persone bisognose e, su richiesta del premier Conte, hanno sensibilizzato i giovani sull’uso della mascherina”.

“E’ bello quando persone di tale influenza e popolarità si mettono a disposizione del prossimo ed è giusto che sia così, dovrebbero farlo tutti”.

“Da qui in poi devo dire che moltissimi hanno donato agli ospedali:Donatella Versace e sua figlia Allegra hanno donato 200.000 € al San Raffaele di Milano; Bulgari ha donato allo Spallanzani; Prada ha donato terapie intensive complete a tre ospedali milanesi; Dolce&Gabbanaha collaborato con l’Humanitas University”.

“Mi ha intristito molto invece la morte di Sergio Rossi per coronavirus dopo che aveva donato 100.000€ all’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano”.

“Brunello Cucinelli invece a luglio ha donato 30 milioni di euro di capi invenduti a causa del virus all’umanità, creando un consiglio che li gestirà. Anche questa è una bella iniziativa ed evita lo spreco”.

“La moda si è dovuta sicuramente adeguare”

Dopo mesi passati a casa in tuta c’è ancora posto, nell’attuale difficile stato sociale a mantenere la propria identità di donna?

“Si può essere femminili anche in tuta, ma con un bel vestito e dei tacchi alti è un’altra cosa!
Credo che all’inizio del lockdown sia stato normale ed anche liberatorio per noi donne non doversi vestire, truccare e pettinare alla perfezione”.

“Poi però è venuta a mancare la voglia di indossare abiti magici o scarpe sexy, di avere i capelli in ordine e di truccarci per renderci ancora più belle. Quindi adesso noto ancora di più la voglia nelle donne di tornare ad essere sensuali, eleganti e seducenti. Fa appunto parte della nostra identità”.

“La moda si è dovuta sicuramente adeguare, l’homewear è diventato sempre più necessario e nelle sfilate di settembre abbiamo notato più abiti pratici e da giorno rispetto a quelli da sera. Ma io sono fiduciosa, in estate l’eveningwear tornerà ad avere la sua importanza”.