Reggio, la garante dei detenuti: 'Giustizia riparativa importante'

"Qualcosa si muove, nella giustizia minorile, nei reati punibili a querela. Ma molto c’è da fare", afferma l'Avv. Russo

Solo 4 giorni fa si è tenuta un’altra importante riunione della Commissione Pace, diritti umani, immigrazione e diritti internazionali. Udita nuovamente la Garante dei detenuti. L’avvocato Russo ha introdotto il suo intervento ringraziando tutta la commissione, la Presidente Lucia Nucera, l’Assessore Mariangela Cama presente in quell’occasione, ed i consiglieri di maggioranza e minoranza che con grande sensibilità complessiva stanno interagendo per la realizzazione di politiche sociali all’altezza delle esigenze della cittadinanza.

Ha poi rinsaldato il concetto di quanto oggi più che mai sia necessario ed inderogabile avviare percorsi di formazione professionalizzante. Ce lo dice l’Europa, ce lo chiede l’impianto normativo, ma soprattutto è un’esigenza di chi vuole riscattare la propria vita da un reato commesso. Servono percorsi di reinserimento sociale e lavorativo contemperati alle reali esigenze dei detenuti. Nulla deve essere lasciato al caso.

Ulteriore aspetto di non minore rilevanza è stato il tema della giustizia riparativa che ha una radice antichissima. Cita Zagrebelsky: «diciamo che il crimine determina una frattura nelle relazioni sociali. In una società che prenda le distanze dall’idea del capro espiatorio, non dovrebbe il diritto mirare a riparare quella frattura? Da tempo si discute di giustizia riparativa, restaurativa, riconciliativa.

Studi sono in corso, promossi anche da raccomandazioni internazionali». La giustizia penale riparativa – come la intendiamo oggi – è strettamente legata a quest’ultima modalità, ovvero all’esigenza di sanare l’offesa attraverso azioni “utili” alla vittima, sia essa una persona fisica, una collettività più o meno estesa di persone o la comunità in senso lato.

Si tratta, dice la Garante, di una prospettiva nuova che potrebbe modificare le coordinate con le quali concepiamo il crimine e il criminale: da fatto solitario a fatto sociale; da individuo rigettato dalla società a individuo che ne fa pur sempre parte, pur rappresentandone il lato d’un rapporto patologico.

Qualcosa si muove, nella giustizia minorile, nei reati punibili a querela. Ma molto c’è da fare. Ed è da questo pensiero che l’attenzione della Garante si indirizza verso quel brillante progetto denominato Mandela’s Office, siglato con apposito protocollo nel 2018. Proprio ieri comunica l’Avv. Russo, dall’ Ufficio che oggi rappresento è stata inviata una pec a tutte le Istituzioni coinvolte perché il Mandela’s non può e non deve subire più nessuna battuta d’arresto. Non si guardi al passato, si pensi all’oggi, alle responsabilità di ciascuno di noi ed è questa la linea definita con il Sindaco Falcomatà.

In questo contesto, oggi esasperato ancor di più dalla situazione pandemica e da una povertà sociale allarmante, i fenomeni di criminalità e la commissione di reati soprattutto tra i giovani, ci impongono di intervenire e rendere funzionale il Mandela’s Office.

Ne ha parlato con il suo predecessore la Garante la quale afferma: “con il Garante regionale dei detenuti, l’avv. Siviglia, c’è assoluta sinergia istituzionale e grande rispetto professionale. Stiamo affrontando assieme molte annose vicende che riguardano il sistema penitenziario e le battaglie se condivise hanno un valore diverso, soprattutto quando si ottengono risultati per la tutela dei detenuti troppo spesso ritenuti soggetti invisibili”.

Con questo pensiero ci batteremo tutti per riprendere lì dove si è incagliata la nave. Non guardando la pagliuzza del passato nell’occhio altrui, ma lavorando ad un coerente qui ed ora. Abbiamo tutti la responsabilità del presente e della costruzione di un mondo migliore per le generazioni future. Da questo modo di pensarsi, dalle responsabilità individuali in capo a ciascuno di noi, la Garante auspica in tempi brevi una ripresa delle attività.