Richiesta estorsiva a Reggio, l'assessore Muraca: 'La storia di Parisi e Corrado sia da esempio'

"La comunità reggina si stringa attorno a chi denuncia, per chi decide di schierarsi dalla parte della legalità e della giustizia"

“La comunità reggina sia sempre capace di reagire al giogo mafioso, stringendosi attorno a tutti quei cittadini, imprenditori, professionisti, aziende, che si trovano ad affrontare richieste estorsive e decidono giustamente di denunciarle, schierandosi con forza dalla parte della giustizia ed impedendo ai loro carnefici di continuare a nuocere a tutta la comunità”.

E’ quanto afferma in una nota l’Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Reggio Calabria Giovanni Muraca che continua.

“In queste ore abbiamo ricevuto la notizia della condanna in cassazione a titolo definitivo degli estorsori che per lungo tempo hanno vessato due nostri concittadini, Serenella Corrado e Martino Parisi, due professionisti impegnati anche in ambito sociale e culturale, qualche anno fa protagonisti loro malgrado di una vicenda scabrosa, caratterizzata da una richiesta estorsiva mascherata, per centinaia di migliaia di euro, da parte di due soggetti oggi condannati in via definitiva”.

“L’Amministrazione di allora, nella quale io ricoprivo il ruolo di Assessore al fianco del sindaco Falcomatà, decise di costituirsi parte civile, proprio per accompagnare il percorso giudiziario che seguì la denuncia dei due coniugi” prosegue Muraca.

Le due vittime, oggi riconosciute dalla sentenza della Cassazione apprezzarono la decisione dell’Amministrazione comunale reggina, sottolineando anche l’impegno dell’Assessore Muraca che decise di presenziare personalmente in Tribunale all’atto della costituzione di parte civile del Comune.

“Credo sia un dovere civico di ogni cittadino – aggiunge ora Muraca – oltre che un segno distintivo dell’agire pubblico di chi ricopre impegni istituzionali. Schierarsi a fianco di chi subisce episodi vessatori, come appunto l’odiosa pratica del racket, ancor più quando mascherato da vicende apparentemente legali. Per queste due persone la sentenza della Cassazione significa la fine di un incubo.

Negli anni questa famiglia ha subito di tutto, dalle teste di capretto alle bombole di gas lasciate di fronte la loro abitazione, fino ad una vera e propria irruzione armata. Episodi che resteranno purtroppo indelebili nella memoria delle vittime, e che saranno risarciti solo se l’intera comunità reggina, a partire dalle sue istituzioni, sarà capace di riconoscere il male ed isolarlo, schierandosi in maniera aperta e calorosa dalla parte di chi trova il coraggio di denunciare”.

“All’indomani della sentenza definitiva di condanna – conclude l’Assessore – a queste persone che hanno attraversato questa lunga e complessa vicenda, vorrei dire che non sono sole. La Reggio onesta e solidale si stringa attorno alla loro storia, difendendo e socializzando la scelta di schierarsi in maniera aperta e chiara dalla parte della legalità.

Credo che questo possa costituire un esempio per chi osserva, per i giovani in particolare, perché la nostra Città sia capace una volta per tutte di lasciarsi definitivamente alle spalle l’assurda cultura dell’omertà, proiettando sentimenti di fiducia nei confronti della squadra Stato, delle istituzioni, della società civile e responsabile riunita nel meritorio lavoro delle associazioni antimafia, e delle forze dell’ordine che con il loro prezioso lavoro si spendono quotidianamente a difesa dei diritti e della libertà di ogni singolo cittadino reggino”.