Restyling piazza de Nava, Amici del Museo: ‘Perché cancellare la storia?’

Lo storico Arillotta punta i riflettori sui lavori di restyling che coinvolgeranno una delle più importanti piazze della città


Se un privato cittadino, proprietario, per ipotesi, dell’area di piazza Giuseppe de Nava a Reggio Calabria, presentasse alla ‘Soprintendenza ABAP (archeologia, belle arti, paesaggio) per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e per la provincia di Vibo Valentia’ il progetto di restyling di cui ci occuperemo, c’è da credere che essa non potrebbe fare altro che bocciarlo.

Questo progetto, infatti, nella sua proposizione attuale, contrasta con i principi etici ed i criteri di opportunità, oltre che, si ritiene, con le norme giuridiche che sovrintendono alla materia, contenuti nel Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, noto come Codice dei Beni Culturali, per quanto riguarda la TUTELA e la CONSERVAZIONE di un bene culturale materiale o immateriale, specie se ubicato in un centro storico, come la nostra Piazza de Nava. E si tenga anche presente che l’area a qualunque titolo coinvolta nel progetto è caratterizzata da vincoli archeologico, architettonico e paesaggistico. Esso, pertanto, suscita anche nell’Associazione “Amici del Museo Nazionale di Reggio Calabria” , così come in altre Associazioni Culturali regine, le forti perplessità che seguono.

La piazza Giuseppe de Nava come bene culturale immateriale

Cosa si vuol significare con il termine “piazza”: il luogo delle liturgie, delle assemblee, della rappresentazione che la Città dà di se stessa; là dove converge la Comunità nei momenti delle feste, in una serie di sentite funzioni collettive. Quella specifica Piazza, circondata da edifici coevi, è, per i Reggini, da sempre, una specie di oasi, dove l’individuo si sente libero di esprimersi, ricostruire la Storia, spazio della memoria, luogo che ha fatto e fa parte della nostra vita di semplici cittadini. Perché cancellare ciò che si è costruito nel passato, perché ritenuto demodé o poco funzionale ai tempi cibernetici, e non mantenere, invece, le antiche strutture della Citta, per tramandarle ai posteri? Per come lo abbiamo ereditato, quello è un sito tutto particolare, un genius loci, spirito del luogo, posseduto e abitato secondo la definizione latin, dall’uomo. Il nuovo deve rispettare l’antico, integrarsi con esso: il contrario porterebbe all’alienazione sociale. Si intende frantumare, un sito storico unico e irripetibile. Perché non mantenere, conservare il fascino dell’antico?

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La piazza Giuseppe de Nava come bene culturale materiale

La storia più recente di Reggio, quella che nell’ultimo secolo è stata caratterizzata dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1908, trova nella Piazza De Nava il luogo simbolico del suo sviluppo architettonico, polo della assialità longitudinale del Corso Giuseppe Garibaldi, elemento di cerniera con i quartieri di nuova edificazione di Santa Lucia, Rione Schiavone e Rione Tremulini, come è stato indicato persino nelle note storiche del progetto.

Il primo riferimento va all’opera architettonica dell’arch. Camillo Autore, progettata nel 1933, che volle dare un aspetto unitario a tutta l’area, in simbiosi con le linee proposte da Marcello Piacentini per il Museo Archeologico, e con quelle del palazzo retrostante, segnacolo dell’attenzione che, attraverso l’Ente Edilizio, veniva espressa per assicurare un alloggio alle diverse classi sociali. Formando un tutt’uno architettonico di grande valore anche artistico, assolutamente inscindibile.

– Ed a proposito del ruolo avuto da Camillo Autore nella caratterizzazione della fase di ricostruzione della città negli anni ‘30, ad ulteriore conferma dell’alto valore storico del disegno architettonico della piazza De Nava, va ricordato che lo stile di questo illustre architetto è riscontrabile anche nella delimitazione fisica dell’attuale Piazza: del Popolo, e nella artistica recinzione laterale del Tempio della Vittoria; il che porta a delineare la presenza in Reggio di un preciso stile architettonico articolato nelle tre progettazioni citate.-

Altro riferimento va al fatto che essa venne prescelta, nel novembre 1926, per ospitare il complesso monumentale dedicato a Giuseppe de Nava, il “parlamentare e statista insigne che tutta la sua vita spese per la grandezza e prosperità della Nazione e per il bene di questa sua terra natia”.

Quanto alla posizione del monumento, realizzato dallo scultore Francesco Jerace, egli non lo volle messo al centro della piazza, bensì, in posizione più elevata per essere assiale al percorso della ampia, nuova via allo stesso de Nava intitolata.

Sullo stato degli elementi architettonici che definiscono la piazza, basterebbe una attenzione al restauro di questi elementi, con qualche integrazione alle esigenze attuali nella pavimentazione della piazza con riguardo alla pietra locale e a una maggiore cura del verde, a valorizzare questo contesto urbano. Gli elementi della attuale Piazza De Nava entrano, senza alcuna incertezza, in perfetta simbiosi con lo stile architettonico degli edifici maggiori circostanti, compresa la quinta dell’isolato 152, sul lato dell’attuale Via Romeo.

Questa piazza rappresenta il simbolo della volontà di ripresa di una Città che, dopo la distruzione sismica, allarga i suoi confini, crea nuove realtà edilizie, fiduciosa nel suo futuro.

Abbiamo noi il diritto di cancellare tutto questo?

Reggio Calabria ha già subito, in passato, ferite di questo genere: per modernizzare, è stato demolito il suo Castello, la fortificazione medievale più grande della Calabria; è stato abbattuto il Duomo, coevo a quelli di Monreale e di Cefal; è stata distrutta una chiesa bizantina dell’XI secolo. Più di recente, abbiamo assistito, all’aggressione dell’elegante Piazza del Duomo, alla “involuzione” di Piazza del Carmine e di Piazzetta Orange, allo scempio del Corso Giuseppe Garibaldi: quest’anno avrebbe compiuto due secoli di preclara vita!

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La variante alla circolazione veicolare

Piazza De Nava 2

Altro elemento del progetto che suscita ulteriori perplessità è quello relativo alla creazione di una semi-area pedonale sul tratto del corso Giuseppe Garibaldi antistante il lato piazza-museo, e sulla parte terminale inferiore della via Saverio Vollaro, all’altezza della Villetta Alvaro. Qui si costringerebbero gli automobilisti ad una vera, pericolosa gimkana attorno alla villetta, nell’intreccio delle quattro frequentatissime arterie stradali che convergono su Piazza Indipendenza. La circolazione automobilistica deve essere sempre scorrevole, senza barriere. Anche la proposta di creare un doppio senso di marcia nel tratto inferiore di via Domenico Romeo potrebbe generare ingorghi notevoli all’incrocio con il Corso Garibaldi, nonché tra la stess via Romeo e via Demetrio Tripepi. Tra l’altro, il tratto finale della via Romeo, che si presenta con una carreggiata molto ridotta, non è suscettibile di allargamento, per la presenza della copertura vetrosa della sottostante sala ipogea del Museo.

Considerazioni finali

Non si entra nella valutazione dei particolari delle forme di arredamento previste per la “nuova” piazza (taglio degli alberi, uso della Pietra Reggina diversa dalla Pietra di Macellari, creazione della barriera verde a monte della piazza, fontanili, cubi, eccetera), essendo elementi affidati al buongusto ed alla sensibilità delle singole persone.

Per quanto riguarda la installazione di due altissimi pali, a sostegno di impalcature luminose, previsti ai lati della piazza, quello di sinistra, angolo via Romeo, potrebbe ricadere nell’area archeologica della nota necropoli ellenistica estendentesi immediatamente al di là della cinta muraria magnogreca, e quello di destra, lato via Vollaro, verrebbe a trovarsi sul percorso sotterraneo del Torrente Santa Lucia, che attraversa diagonalmente l’area della piazza, e che, come è ben noto, in occasione di piogge anche di modesta portata, si riappropria del suo ‘letto’, con conseguenze spesso anche spettacolari.

Precisati i motivi per i quali quella parte del progetto che prevede la scomparsa degli elementi caratterizzanti e datanti questa piazza non può essere approvata, si auspica che, nel corso della Conferenza dei Servizi, la Soprintendenza riporti il progetto nei giusti termini di rispetto del passato e consenta una ordinata valorizzazione del rapporto fra la Piazza ed il Museo Archeologico. Disponibile, questa Associazione, a contribuire alla definizione di un intervento di ampia visione, che punti ad una sempre migliore fruizione del patrimonio archeologico reggino.

E poiché la Cittadinanza non è stata affatto informata ufficialmente dei contenuti e delle conseguenze urbanistiche di questo progetto, si chiede che di esso venga realizzato un adeguato plastico, da esporre in luogo idoneo, affinché tutti i Cittadini di Reggio se ne possano rendere consapevoli, oppure realizzare uno spazio, anche sul sito del Comune di Reggio, con la gestione di un luogo di discussione (forum) in cui raccogliere i diversi commenti.

Si chiede anche di conoscere tempestivamente quali saranno le modalità per la seduta pubblica della Conferenza dei Servizi.

Si ritiene, infine, indispensabile acquisire, preventivamente rispetto alla seduta della Conferenza dei Servizi, i pareri espressi, in proposito, dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, dagli Ordini Professionali di settore, dai Dipartimenti di Architettura, Agraria e Ingegneria dell’Università ‘Mediterranea’, nonché di altri organismi ufficiali tenuti alla bisogna.

Il Presidente Amici del Museo Francesco Arillotta

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