Richiesto l'arresto per Siclari. Il fratello Giovanni: 'La 'ndrangheta ci ha sempre fatto schifo'

"Tu che favorisci la ndrangheta? Non si può sentire". La lettera di Giovanni Siclari al fratello senatore

I ruoli si invertono ed ora, a poco più di un mese di distanza, è Giovanni Siclari a scrivere una missiva al fratello Marco. L’ex sindaco di Villa San Giovanni espone pubblicamente il suo giudizio sui fatti che hanno interessato il senatore di Forza Italia in questi giorni e lo fa attraverso un lungo post sulla sua pagina Facebook.

LA LETTERA

“Caro fratello,
due mesi fa, sei stato tu accanto a me ad incoraggiarmi e a darmi forza, ora, tocca a me scriverti. In poco meno di 3 mesi, 2 fratelli, io Sindaco e tu Senatore, esponenti di Forza Italia, con la passione della politica, abbiamo subito 2 mandati di arresto per motivi completamente diversi.

Caro fratello, noi apparteniamo ad una famiglia che è riconosciuta per onestà, principi e sano impegno nel mondo imprenditoriale. Questa nostra passione politica ci sta costando troppo, questo successo politico di 2 fratelli ci sta costando troppo. Tu da Roma sei voluto scendere in Calabria per lottare per la tua terra e giornalmente hai affrontato battaglie senza mai risparmiarti.

Il risultato è stato un mandato di arresto per collusione con la ‘ndrangheta. Tu che favorisci la ndrangheta? Non si può sentire! La ‘ndrangheta ti ha e ci fatto sempre SCHIFO. Hai vissuto 22 anni a Roma sei sceso in Calabria per dover subire questa infamante accusa. Io e altri come me che ti hanno seguito in campagna elettorale e dopo, sappiamo come ti sei comportato con un atteggiamento quasi fobico, evitando incontri riservati e privati proprio perché non sei del territorio, hai voluto tutelarti e hai sempre incontrato tutti in segreteria politica e in locali pubblici alla luce del sole.

Noi non ci meritiamo questo, non abbiamo mai avuto problemi con la giustizia e li stiamo avendo per questa nostra voglia di impegnarci per il nostro territorio. Molti mi dicevano…”ma chi te lo fa fare, hai tutto da perdere”. Io testardo ho voluto pensare che è giusto dare il proprio contributo e tu con grande soddisfazione mi hai detto che finalmente puoi far sentire la voce della tua Calabria in Parlamento.

Sai che ti dico caro fratello, sono molto deluso, con il senno di poi, hai fatto male a tornare in Calabria per darci una mano, dovevi stare a Roma a pensare a te stesso, alla tua famiglia e al tuo lavoro di Direttore Sanitario. Queste assurde mortificazioni le supereremo a testa alta, ma rimarrà il triste ricordo che ci ha riservato questa terra, dimostrata inospitale e pericolosa che colpisce anche chi con onestà si vuole impegnare a dare il proprio contributo.

Sei e rimarrai un grande esempio di impegno e rettitudine e qualunque cosa accadrà lo grideremo a squarciagola fino a perdere la voce, difendendo la nostra onorabilità fino all’ultimo respiro.

FRATELLO CORAGGIO”.