Rifiuti nella Locride: San Leo a singhiozzo. A Roccella e Gioiosa il problema c'è ma non si vede

Comuni della Locride sull'orlo di una crisi di nervi. Cittadini sul piede di guerra

Il problema c’è, anche dove non si vede.

Un problema che monta e che è emerso, fortunatamente solo a sprazzi, anche durante queste settimane di alta stagione. Un problema, quello dei rifiuti, che salta fuori con disarmante puntualità, in attesa della discarica da realizzare nella Locride: su questo versante, fino ad ora, sindaci e istituzioni del comprensorio sono riusciti a trovarsi d’accordo solo sul fatto di non essere riusciti a trovare un accordo per l’individuazione del sito, che infatti sarà scelto da un commissario – l’ennesimo – dopo il fallimento della missione maturato all’Ato.

Ma quello della discarica è solo una parte del problema che, nei centri dello Jonio, è sempre sul punto di esplodere.

L’IMPIANTO DI SAN LEO

Gli intoppi nello smaltimento del ciclo dei rifiuti iniziano dall’alto, con le discariche e i centri di smaltimento presenti in regione che faticano a stare dietro ai conferimenti dei singoli comuni: un aspetto che riguarda particolarmente i cosiddetti “scarti di lavorazione”, il materiale di risulta che rimane dopo la lavorazione dei rifiuti differenziati.

I paesi della Locride utilizzano l’impianto di San Leo, costruito più o meno a metà tra i comuni di Siderno e Locri, per conferire i rifiuti raccolti nei loro comuni che lì sono trattati. Ma se le discariche finali – Sovreco in provincia di Crotone e Celico, nel cosentino, mentre una parte minoritaria di questi scarti finisce nel termovalorizzatore di Gioia Tauro – rallentano i flussi di conferimento, anche il normale traffico di San Leo va a farsi strabenedire, con turni che saltano, camion in fila davanti all’impianto senza la possibilità di scaricare e rifiuti che intanto nei comuni, non potendo essere raccolti, si ammassano ai margini delle strade. E se in alcuni centri come Siderno, Bovalino o Locri i problemi sono maggiormente evidenti, in altri paesi, come Roccella o Gioiosa dove il porta a porta è una realtà consolidata da anni e il problema non è immediatamente visibile, la situazione è comunque drammatica, e i rifiuti per strada non si vedono solo grazie alla presenza delle isole ecologiche: Gioiosa ne ha ricavata una soddisfacente negli spazi dell’ex carcere, Roccella ne ha addirittura due.

Quando il conferimento all’impianto sidernese si blocca, i due centri possono appoggiarsi temporaneamente alle strutture cittadine, continuando così a mantenere pulite le strade. Gli altri, sostanzialmente, annaspano.

IL CASO LOCRIDE AMBIENTE

Nella Babele di enti, commissari e consorzi che si occupano del ciclo dei rifiuti nella zona, un caso a parte lo recita Locride Ambiente: nato inizialmente come consorzio a partecipazione pubblica tra i comuni del comprensorio, negli anni sono molte le amministrazioni che se ne sono tirate indietro, internalizzando il servizio attraverso l’acquisto di compattatori e l’utilizzo di operai comunali per la raccolta.

E in quelli dove il servizio continua a essere “garantito” dal consorzio, lo stesso viene continuamente tirato in ballo dalle stesse amministrazioni comunali con l’accusa di fornire prestazioni non soddisfacenti, sul versante della raccolta e della separazione dei rifiuti. Cosa che, di fatto, impedisce il pagamento delle fatture. Situazione che, a sua volta, si riverbera a cascata sul consorzio stesso che lamenta ritardi nei pagamenti e ancora più in basso, ovviamente, sui lavoratori, i cui stipendi arrivano con la frequenza della pioggia nel deserto del Gobi. Nella corsa ad uscire dal Consorzio, ultima in ordine di tempo, è arrivata Marina di Gioiosa, che ha stabilito la revoca del contratto nel dicembre scorso attraverso un atto del consiglio comunale.

INCIVILI E EVASORI

A questa situazione sull’orlo di una crisi di nervi, e con i primi cittadini sul piede di guerra – l’ultima manifestazione con “occupazione” della 106 in favore di telecamere davanti alla stradina che porta a San Leo è storia di una manciata di settimane fa – si aggiungono poi quelli, e sono tanti, secondo alcune stime non ufficiali anche il 30% del totale, che non sono censiti ufficialmente e, semplicemente, non hanno i mastelli dove conferire i rifiuti differenziati del porta a porta e continuano a gettare spazzatura (ma anche frigoriferi, divani, scaldabagni) ai margini delle strade periferiche di centri grandi e piccoli.