Caso Ripepi-Tripodi, il pastore risponde ai giornalisti: “Accuse false e ingiuste”
"Grave atto di vilipendio". Il pastore della Chiesa Cristiana di Catona replica alle accuse rivolte a Massimo Ripepi ed alla sua comunità
02 Gennaio 2020 - 18:44 | Comunicato

Il Fatto Quotidiano ed altre testate nazionali riportano quanto accaduto alla giornalista Caterina Tripodi. Secondo Giornalistitalia alcuni ‘fedeli’ l’avrebbero definita “figlia di Satana”, “reclutata da Satana” e intenzionata a “distruggere Massimo Ripepi perché Dio lo vuole sindaco per cambiare una città gestita dai figli di Satana”. Non manca la vicinanza da parte dei colleghi del sindacato Giornalisti della Calabria e dal Gruppo Cronisti della Calabria:
«Piena solidarietà alla collega del “Quotidiano del Sud” Caterina Tripodi, ancora una volta vittima di frasi denigratorie e offensive da parte del consigliere comunale di Reggio Calabria, Massimo Ripepi».
La replica della controparte non tarda ad arrivare. Il pastore e responsabile delegato dell’associazione Chiesa Cristiana di Catona (cui sarebbero imputate le accuse) risponde all’articolo pubblicato da giornalistitalia.it dal titolo “Figlia di Satana: i fedeli contro la giornalista”. Francesco Zappia chiarisce (ancora una volta) quanto segue:
- Massimo Ripepi non è “il capo spirituale” della nostra chiesa in quanto già da molti anni riveste solo la qualità di membro dell’associazione cui è affidata l’esegesi della “Parola”, cioè il compito di spiegare le Sacre Scritture dal punto di vista teologico dottrinale. La cura delle anime e quindi gli esercizi sacerdotali spirituali sono svolti da altri 10 pastori tra i quali non è annoverato Massimo Ripepi;
- È falso che le parole contenute in un articolo di replica di Massimo Ripepi ‘hanno scatenato la reazione dei suoi fedeli’ definendo la giornalista Tripodi “Figlia di Satana”. Questa espressione ed altre simili sono state usate esclusivamente da una sola persona in un solo commento ad un solo post su facebook.
Questa persona peraltro non frequenta più la nostra comunità poiché in totale disaccordo rispetto ai nostri modi di vivere il cristianesimo. Questo suo disaccordo l’ha anche manifestato nello stesso post con altri commenti contro la nostra chiesa. Il sottoscritto ha immediatamente pubblicato, nel medesimo post, un commento nel quale a nome e per conto di tutta l’associazione si dissociava dal contenuto e dalle espressioni verbali usate da questa persona.
Trovo giornalisticamente scorretto e moralmente ingiusto che il titolo dell’articolo in questione e tutto il suo contenuto si basi su un singolo commento, fatto da una singola persona, che peraltro non frequenta più la nostra chiesa e dal quale ci siamo dissociati immediatamente. E soprattutto mi chiedo perché nell’articolo non viene menzionato il mio commento che da solo sarebbe bastato per non scrivere l’articolo stesso? Purtroppo ciò che temevamo è avvenuto, ovvero la strumentalizzazione a mezzo stampa del commento fatto ad arte per mettere in cattiva luce Massimo Ripepi, la Chiesa e la sua testimonianza.
- Nella parte finale dell’articolo inoltre si scrive che ‘molti frequentatori della sua chiesa si sono scatenati sui social aggredendo, questa volta, ferocemente la collega Tripodi’.
Anche questa affermazione è falsa. Ribadisco che solamente una persona ha scritto quelle parole, uno dei tanti frequentanti della nostra chiesa (non un socio) che subito dopo non ha più neppure partecipato alle nostre funzioni religiose. Non molti quindi, ma uno solo dei nostri frequentatori, dal quale il sottoscritto a nome di tutta la comunità ha prontamente preso le distanze ufficialmente scrivendo un commento preciso e puntuale che di seguito riporto per ulteriore chiarezza:
“Nella qualità di responsabile dell’Associazione Religiosa Chiesa Cristiana di Catona e a difesa dell’immagine e del decoro del Consiglio Direttivo e di tutti i soci che la compongono ritengo doveroso prendere le distanze e dissociarmi dal contenuto dei commenti pubblicati dal signor A.S., le cui affermazioni e le cui modalità espressive non identificano in alcun modo la ns. associazione e nelle quali pertanto non ci riconosciamo affatto.
Ritengo altresì che i medesimi commenti ledano anche l’immagine di Massimo Ripepi che a ns. avviso ha sempre operato con spirito cristiano in favore dei più deboli e dei più bisognosi. Siamo cristiani e professiamo la nostra fede nel pieno rispetto altrui, per cui non è ns. costume utilizzare termini tratti dalle scritture quali “satana”, “unto di Dio”, “diavolo”, ecc. se non all’interno della associazione medesima, in contesti religiosi cristiani condivisi ed accettati da tutti i ns. interlocutori e sempre riferendoci alla Sacre Scritture. Voglio sperare che l’autore dei commenti, che pur non essendo socio dell’associazione frequenta la ns. comunità con tutta la sua famiglia, sappia e voglia conformarsi alla ns. medesima condotta”.
- Alla fine dell’articolo sono state riportate frasi dette da Massimo Ripepi in una nostra funzione religiosa durante l’esegesi della Parola aperta solo a coloro che aderiscono alla nostra comunità con grave violazione della privacy prevista dalla legge. Registrazioni audio fatte di nascosto e riportate prontamente sulle pagine dei giornali sono la dimostrazione chiara di un disegno preciso per abbattere Massimo Ripepi e l’intera testimonianza cristiana della nostra Chiesa.
Tengo a precisare che il comunicato pubblicato e condiviso sui social network è altamente lesivo e diffamante la nostra comunità e si configura nel reato di vilipendio ad una confessione religiosa. L’onorabilità e l’immagine dei membri della nostra chiesa tra cui avvocati, ingegneri, architetti, insegnanti, appartenenti alle forze dell’ordine, professionisti e onesti lavoratori è stata fortemente offesa e diffamata in quanto le parole di una singola persona sono state attribuite ad una intera comunità.
Questo grave atto di vilipendio sarà sottoposto all’attenzione degli organi preposti nonché inviato per conoscenza alle associazioni nazionali cristiane alle quali aderiamo e che già l’hanno attenzionato. Già è stata inviata richiesta di immediata rettifica delle notizie false contenute nell’articolo. Diffidiamo chiunque alla condivisione dell’articolo finché non verranno apportate le modifiche alle informazioni false. Anche questa azione diffamatoria nei confronti della nostra comunità verrà sottoposta alle autorità preposte.
