L'arresto, il carcere, la sofferenza e l'assoluzione. Rocco Femia: 'Danni irreparabili. Chi paga?'

'Racconto ovunque la mia storia, perchè non accada più a nessun altro', spiega amaro l'ex sindaco di Gioiosa Marina

Si è tenuta Venerdì 4 Novembre all’Hotel Palace di Reggio Calabria, la presentazione del libro “L’Uomo è un Mendicante che crede di essere un Re” di Totò Cuffaro, collegato in video.

Fra i relatori, anche Rocco Femia, che dopo un lungo calvario di aule e tribunali di 11 anni (di cui 5 in carcere), ha concluso il proprio dramma con il proscioglimento della Cassazione.

 

Una sentenza arrivata dopo cinque anni di carcere preventivo e due condanne – in primo e secondo grado – a dieci anni di reclusione. Poi, nel 2017, la sentenza dei giudici di Cassazione che ha smontano punto per punto l’ipotesi investigativa della distrettuale antimafia dello Stretto e ieri, dopo il nuovo processo in Appello, la tanto attesa sentenza di assoluzione. Un calvario giudiziario durato 10 anni, cinque dei quali trascorsi tra il carcere di Reggio e quello di Palermo.

L’ex sindaco di Gioiosa Marina ha raccontato il suo calvario partendo dall’inizio quando una mattina del 2008 alle 4 del mattino è stato svegliato dai poliziotti con un mandato di cattura, e la sua vita dopo il proscioglimento.

“Sia io che Cuffaro abbiamo vissuto questa triste situazione, sono qui per testimoniare quanto mi è accaduto, con la speranza che non accadano più queste ingiustizie.

Ho dovuto convivere per anni con un’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Mi è crollato il mondo addosso, mi sono ritrovato dalle stelle alle stalle. Una situazione drammatica a livello personale e famigliare, ma anche di comunità, visto che i miei concittadini si sono visti un’amministrazione spazzata via dall’oggi al domani”, racconta amaro Femia ai microfoni di CityNow.

L’ex amministratore di Marina di Gioiosa, durante gli anni vissuti in carcere, ha cercato più volte di poter chiarire la situazione ma senza successo.

“Non sono mai stato in silenzio. Ho chiesto innumerevoli volte di essere interrogato da Gratteri (all’epoca dei fatti Procuratore aggiunto dell’ufficio retto da Giuseppe Pignatone, poi divenuto capo della Procura di Roma, ndr) che non mi ha mai ascoltato, e mi ha mandato una sua collaboratrice. Avrei voluto chiedergli i motivi per cui ero finito in carcere, ma non è stato possibile, non ha voluto ascoltarmi.

Ho subito danni irreparabili, sono passati 10 anni prima di avere giustizia. Sono stato assolto anche dall’accusa di abuso d’ufficio, reato che vede coinvolti sempre più amministratori in tutta Italia. Rischiano ogni giorno, con qualsiasi attività amministrativa, mi auguro che il neo ministro Nordio si dia da fare per migliorare tutto questo. Un sindaco o assessore può finire condannato per nulla, bisogna intervenire immediatamente”, le parole di Femia.