Salute mentale e i suoi disturbi, l'Istituto di Neuroscienze illustra il rapporto tra mente e cervello

Il prof. Rocco A. Zoccali dell'Istituto di Neuroscienze, in questo nuovo appuntamento della rubrica dedicata alla salute mentale, si sofferma sull'organo che esprime le funzioni mentali, il cervello e sulle professionalità adibite alla sua cura

Salute mentale e i suoi disturbi”, questo il nome della rubrica che ospiterà, sul nostro giornale, articoli redatti dai professionisti dell’Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria, per discutere di salute mentale e dei disturbi ad essa correlati con lo scopo di sensibilizzare la comunità e, in tal modo, ridimensionare lo stigma che, da sempre, accompagna quest’area di patologia.

Nei precedenti articoli si sono trattati brevemente i parametri ai quali fare riferimento per definire la salute mentale da leggere in chiave dimensionale, facendo cenno ai diversi fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza della patologia mentale e precisamente i fattori genetici, gli eventi esperienziali soprattutto nei primi anni di vita e i processi che sottendono l’interazione tra la vulnerabilità alla psicopatologia e gli eventi stressanti esistenziali.

In questo quarto appuntamento del format, il prof. Rocco A. Zoccali si soffermerà sull’organo che esprime le funzioni mentali quale è appunto il cervello e sulle professionalità adibite alla sua cura.

MENTE & CERVELLO

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La mente è una delle espressioni funzionali del cervello che, come una struttura “informatica” estremamente complessa, ci permette di percepire il mondo esterno, il mondo interno e generare tutti i nostri  comportamenti. Il cervello è un organo costituito da circa 82 miliardi di cellule che prendono il nome di neuroni, provviste di un gran numero di ramificazioni chiamate dendriti e di un prolungamento principale definito assone. Ogni cellula con il suo assone e dendriti ha da 5.000 a 100.000 contatti e tali contatti avvengono attraverso strutture altamente specializzate definite sinapsi. È evidente che ci troviamo di fronte ad un organo estremamente complesso. L’evoluzione ha permesso allo stesso nostro cervello di interrogarsi su chi siamo, perché esistiamo, quale sia stata la nostra origine e perché finiamo di esistere. Tutti i nostri comportamenti, da quelli più sublimi ai più gretti sono espressione funzionale di questo nostro organo.

Francis Crick, premio Nobel della medicina, ha scritto:

“Le vostre gioie e i vostri dolori, i vostri ricordi e le vostre ambizioni, il vostro senso di identità personale e il libero arbitrio, non sono altro che il comportamento di un vasto insieme  di cellule nervose e delle molecole ad esse associate”.

Questo insieme di circuiti, che costituisce il cervello,  come tutti gli altri organi, può funzionare in modo eccellente facendo della nostra vita un’opera d’arte o può ammalarsi compromettendo le sue specifiche funzioni fino a determinare disabilità in ambito sociale, lavorativo, affettivo e in altre aree importanti.

Fatta tale premessa possiamo chiederci quali siano gli aspetti che caratterizzano e differenziano le malattie neurologiche dalle psichiatriche.

Fino ai primi anni del 1800 venivano etichettate come neurologiche quelle patologie che correlavano con danni visibili nel cervello e che erano rilevati attraverso l’autopsia mentre i disturbi che interessavano i sentimenti e il pensiero, non potendo riscontrare un correlato lesionale, venivano interpretati come “difetti del carattere”.

Con Philippe Pinel, sempre nei primi anni del 1800, nasce la psichiatria quale disciplina medica. Successivamente, siamo ormai all’inizio del 1900, si contrapposero due diverse interpretazioni delle malattie mentali, interpretazioni che oggi hanno perso di significato.

Da un lato Sigmund Freud sosteneva che i disturbi fossero dovuti a meccanismi “funzionali” correlati all’esperienza, dall’altro Emil Kraepelin riteneva  le malattie mentali di origine biologico/genetica e di interesse esclusivamente medico. A distanza di quasi un secolo la lettura delle malattie mentali ha subito una indubbia evoluzione.

Oggi gli studi genetici, le nuove tecniche di imaging (TC, RM, RM funzionale, PET, Trattografia, ecc..), lo sviluppo di modelli animali, acclarate evidenze scientifiche,  hanno permesso di dare alle malattie mentali una più evidente dignità medica e hanno ridimensionato la distanza con le malattie neurologiche.

Mentre gli psichiatri curano le malattie della mente e quindi fanno riferimento a quelle aree cerebrali che sottendono la dimensione affettiva e il pensiero, i neurologi fanno riferimento alle aree cerebrali la cui disfunzione determina patologie del movimento ( epilessia, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, Sclerosi Laterale amiotrofica solo per citarne alcune); ovviamente la separazione tra le diverse competenze ha confini molto sfumati e sta ridimensionandosi sempre più, preso atto che le funzioni cerebrali non sono a compartimenti stagni e molte patologie presentano una sintomatologia neuro-psichiatrica.

Scrive Eric R. Kandel, neuroscienziato, premio Nobel per la medicina nel 2000:

“Con il progredire della ricerca sul cervello e sulla mente, sembra sempre più probabile che in realtà non ci siano profonde differenze tra le malattie neurologiche e quelle psichiatriche e che, via via che le comprenderemo meglio, emergeranno sempre più somiglianze”.

Rimane da riprendere il concetto sopra riportato del conflitto tra Freud e Kraepelin, oggi superato, ma che merita comunque una chiarificazione che sarà fatta nel prossimo articolo in quanto fa riferimento alle aree della psichiatria e psicologia clinica con i diversi modelli di psicoterapia.