La salute mentale e i suoi disturbi: anime incatenate, la gelosia

Perché si prova gelosia? La dott.ssa Giusy Custoza dell'istituto di Neuroscienze ci spiega che cos'è e cosa vuol dire essere gelosi

Per Shakespeare la gelosia è “un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre”; per Sant’Agostino Qui non zelat non amat” (Chi non è geloso non ama); per Jung  “Il nocciolo di ogni gelosia è la mancanza d’amore”. Le definizioni sulla gelosia sono molteplici e spesso contrastanti, riflettono la complessità di un tema che da sempre ha suscitato molto interesse.

Sin dalla Genesi con la relazione tra Caino e Abele, è sempre stata una tematica molto frequente nella storia. Nella mitologia greca ricordiamo la dea Era che molesta le amanti del marito Zeus; Fedra innamorata follemente di Ippolito; o Medea che, accecata dalla gelosia, uccide i suoi stessi figli.

Il termine “gelosia” deriva dal latino zelosus e fa riferimento a una persona piena di zelo o desiderio, che vuole il controllo.

La gelosia  può essere definita un’emozione, un sentimento o una passione. Quando si manifesta in modo improvviso con manifestazioni somatiche, vegetative e psichiche temporanee si definisce un’emozione; quando si presenta come una condizione più permanente, con una elaborazione cognitiva, associata ad ansia, paura e inquietudine  è  un sentimento; quando invece raggiunge  livelli elevati ed è duratura, parliamo di passione che può sconfinare nella patologia.

In base all’oggetto verso cui è rivolta può essere materiale, familiare, da confronto sociale e romantica. La gelosia materiale fa riferimento al possesso nei confronti di oggetti, la possiamo vedere già nei bambini piccoli quando difendono i loro giocattoli.  Della gelosia familiare ne è un esempio il comportamento dei bambini primogeniti quando nasce il fratellino e soffrono per la paura di perdere l’affetto dei genitori. La gelosia da confronto sociale è quella gelosia che difende la propria posizione sociale ed è legata al bisogno di autorealizzazione che può essere minato da un’altra persona. La gelosia romantica, infine, è quella provata in una relazione sentimentale quando si teme di perdere la persona amata e può  causare una grande sofferenza a chi la prova ma spesso anche a chi la subisce.

Edvard Munch  nel suo dipinto  “Gelosia” rappresenta benissimo l’intensa inquietudine e il tormento  determinato da tale sentimento nel volto dell’uomo in primo piano.

Nel corso del tempo, i significati attribuiti alla gelosia romantica sono cambiati. Nell’Europa medievale, era considerata un’emozione positiva legata alla difesa dell’onore; ne è un esempio la figura di Otello  dove la gelosia si esprime nella sua tragicità  per tenere fede al proprio ruolo maschile. Nel XIX secolo inizia ad acquisire un’accezione più negativa perché dannosa per l’armonia della famiglia.

Oggi, negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale, è spesso clandestina (Leahy, 2019), qualcosa di cui vergognarsi, simbolo di incapacità a fidarsi e di mancanza di autocontrollo. L’idea di una gelosia da nascondere, perché non si può apparire fragili (come ben interpreta Troisi in “Ricomincio da tre”), si scontra tutt’oggi con quelle condizioni in cui la gelosia diventa distruttiva.

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Perché si prova gelosia?

-La prospettiva evoluzionistica, vede nella gelosia una strategia protettiva correlata alla condivisione di geni. Uomini e donne diventerebbero gelosi quando viene minacciato il loro investimento genetico. Altra ipotesi è quella riferita alla competizione per le risorse,  quando per esempio cibo e protezione genitoriale sono limitati, i fratelli entrano in competizione e questo li predisporrebbe alla gelosia. Un dato molto interessante è che la gelosia è universale ed è  condizionata dalla cultura di riferimento; per esempio  nelle società in cui si dà specifica rilevanza al concetto di “onore” acquista un valore diverso da dove ciò non avviene.

-In psicologia, le più importanti interpretazioni sulla gelosia sono psicodinamiche.

Per Freud “La gelosia è uno di quegli stati affettivi che possono essere definiti normali” e può collocarsi su tre livelli:

gelosia competitiva o normale

gelosia proiettata, che deriva dall’infedeltà attuata o da spinte all’infedeltà rimosse dal soggetto stesso che la prova.

gelosia delirante, come tentativo di difesa da un impulso omosessuale troppo forte (“Non sono io che lo amo, ma è lei che lo ama”).

Fenichel interpretava la gelosia eccessiva come un’incapacità a sviluppare un amore genuino, perché ogni relazione è condizionata da un bisogno narcisistico.  La persona gelosa davanti alla perdita d’amore, ha reazioni di depressione, aggressività e invidia che dimostrano un’intolleranza speciale (Fenichel, 1945) a questa perdita, che coincide con una diminuzione dell’autostima. La situazione che evoca la gelosia ricorda al soggetto eventi passati repressi in cui ha vissuto una delusione.

È difficile individuare la linea di demarcazione tra normalità e patologia. Quando è eccessiva, la gelosia da  romantica, quale  segno d’amore, può trasformarsi in disturbo ed esprimersi in comportamento distruttivo. Nell’ambito della patologia mentale è comunque opportuno rifarsi ad un approccio dimensionale che permette di collocare la gelosia lungo un continuum tra normalità e patologia.

Pur non avendo un’entità diagnostica specifica, la gelosia patologica può essere distinta in : gelosia ossessiva, sindrome di Mairet e gelosia delirante. Nella gelosia ossessiva il soggetto ha l’idea ossessiva di essere abbandonato, una preoccupazione non delirante a cui segue la compulsione del controllo continuo  della vita del partner per accertarsi che non avverrà l’abbandono. Nella Sindrome di Mairet sono presenti idee prevalenti relative al possesso e all’idea di essere abbandonato per qualunque tipo di relazione, non solo quelle sentimentali. La gelosia delirante, infine, si contraddistingue per la convinzione che il partner sia infedele e la continua ricerca di elementi che possano provarlo. Il partner viene sottoposto a continui interrogatori e l’ansia non si placa neanche davanti alla confessione del tradimento.

“Essere sani non significa esseri immuni dalla gelosia, significa correre  questo rischio e talora viverla, ma anche essere capaci di superarla” (Lagache, 1947).