Salvini a Siderno tra applausi, giovani contestatori e una 'dimenticanza'

"Siderno è un posto bellissimo e non merita di essere trattato in questo modo". Ma proprio Salvini firmò il commissariamento..

Hanno 17 anni, vengono dai paesini della zona e frequentano un liceo a Locri i quattro, solitari e bellissimi, contestatori dell’ex ministro Salvini. Facce sorridenti e modi educati, i quattro (tre ragazze e un ragazzo che si tiene un po’ in disparte) seguono il lungo codazzo di giornalisti, forze dell’ordine e maniaci del selfie che precede l’arrivo del leader della Lega Matteo Salvini e del facente funzioni Spirlì. Nessun fischio, nessun insulto.

Seguono il corteo sul lungomare di Siderno – considerata una delle capitali di quello strano fenomeno fatto di revisionismo politico culturale in salsa neo borbonica che vanno così di moda – sorreggendo lo striscione “Mai con Salvini”. A tracolla hanno borse con i colori dell’arcobaleno e nei loro discorsi rimbalzano parole come diritti e integrazione. Ma sono una mosca bianca.

La discesa del leader del carroccio in questo pezzettino di meridione è venuta fuori solo nella serata di ieri e tutto è stato predisposto con attenzione. Sul lungomare della cittadina jonica, Salvini ci è arrivato da Reggio dopo una breve pausa a Condofuri e nel bar dove è stato allestito il comizio volante – tricolore con simboli leghisti e banchetto con prodotti tipici compreso – ci sono i maggiorenti del partito, da Tilde Minasi a Giacomo Saccomanno fino al sindaco di Taurianova – con regolamentare spilletta di Alberto da Giussano sul bavero della giacca – Roy Biasi.

«Sono l’unico milanese pirla che viene a Siderno e sta in pantaloni lunghi – esordisce l’ex capo del Viminale tra gli applausi del centinaio di simpatizzanti accorsi – questo è un posto bellissimo e non merita di essere trattato in questo modo. Siderno è commissariato da troppi anni, è evidente che qualcosa in quella legge non funziona» dice ancora Salvini tra gli applausi di qualcuno e l’imbarazzo dei tanti che ricordano come fosse proprio la firma di Salvini, in quel momento ministro dell’Interno, a trovarsi in calce al documento che decretava la fine dell’esperienza amministrativa guidata da Pietro Fuda.

Intanto tra una stoccata sui migranti «gli unici turisti che vogliamo vedere qui sono quelli con i soldi, non quelli che arrivano con le carrette del mare», e una sui risultati raggiunti «grazie al lavoro della Regione sono arrivati milioni di finanziamenti per i borghi», sotto uno scirocco impietoso di inizio estate, e un inno nazionale lanciato dagli altoparlanti del bar a volume “Papeete”, il comizio termina tra una tortina e un calice di rosso autoctono. Salvini sembra apprezzare, ha già fatto sapere che passerà in Calabria le sue prossime vacanze e che tornerà «una volta la settimana».